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Come si misura il bene

Banche, multinazionali, fondi di investimento, fondazioni, non profit ed amministrazioni pubbliche statali e locali. L’onda della valutazione dell’impatto sociale sta toccando tutti i soggetti che si occupano di sociale. Così è incominciata l’era del social impact

di Redazione

Quella che stiamo vivendo è stata definita – con qualche enfasi, ma non senza ragione – la rivoluzione silenziosa dell’impatto sociale. Ad esserne coinvolti, come raccontiamo nell’inchiesta che dà il titolo al numero di Vita magazine in distribuzione da venerdì 6 aprile, tutti i soggetti che a vario titolo concorrono a finanziare o generare servizi di welfare: banche, multinazionali, fondi di investimento fondazioni, non profit ed amministrazioni pubbliche statali e locali.

Secondo Amit Bathia, ceo del Global Steering group for impact investment, l’organizzazione che ha raccolto l’eredità della task force voluto dall’allora premier inglese Davide Cameron in ambito G7, l’impact investing «raddoppierà gli investimenti per raggiungere i 300 miliardi di dollari e un miliardo di beneficiari entro il 2020», come ha spiegato qualche settimana fa in occasione di un evento organizzato a palazzo Marino di Milano da Social Impact Agenda per l’Italia sotto il titolo “Unlocking Impact Capital".

Il primo capitolo dell’inchiesta ospita fra le tante voci che si sono confrontate sulla duplice tematica – cosa misurare e come farlo – si annoverano gli interventi di Claudia Fiaschi (portavoce del Forum del Terzo settore), Stefano Zamagni (economista e coordinatore del Tavolo Impatto sociale presso il ministero del Welfare), Giorgio Righetti (direttore generale Acri) e Giuseppe Guerini (portavoce dell’Alleanza delle cooperative sociali). Il primo capitolo è chiuso da un dialogo del giornale con Romano Prodi che ha recentemente presentato alla Commissione europea il suo Piano sociale per il continente da 150 miliardi di euro.

Il secondo capitolo si apre invece con un intervento dell’economista Leonardo Becchetti (“Fatevi valutare, vi conviene”) che introduce un approfondimento su alcuni degli enti del Terzo settore maggiormente innovativi sul piano della valutazione d’impatto.

Infine il terzo e ultimo capitolo del book fotografa il nuovo mercato che si apre: quello degli enti preposti alla valutazione d’impatto: chi sono, quanto sono, che tipo di approccio hanno, quanto costano. In questa parte compare anche l’approfondimento su Social Value Italia, la community italiana dell’impatto sociale che dal prossimo mese curerà una rubrica fissa sulle pagine di Vita: Punto d’Impatto


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