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La risposta ai care leavers presentata all’Onu

I risultati del report internazionale approdano alla sede di New York delle Nazioni Unite. Il documento frutto degli sforzi di due anni di ricerca di Sos Children’s Villages, con il Ucl Institute of Education, University College di Londra e di 12 Paesi. L’impegno dell’Italia: un fondo sperimentale destinato a 500 ragazzi e ragazze in uscita dall’accoglienza

di Redazione

Viene presentato giovedì 5 aprile nella sede delle Nazioni Unite a New York il report internazionale “Una risposta ai care leavers: occupabilità e accesso ad un lavoro dignitoso”, un documento originale e unico nel suo genere frutto degli sforzi congiunti dell’associazione internazionale Sos Children’s Villages, insieme al Ucl Institute of Education, University College di Londra e di 12 Paesi che hanno preso parte a quasi 2 anni di ricerca.

Ogni anno, nel nostro Paese, sono circa 3mila i care leavers – ovvero i giovani che in base alla legislazione italiana, raggiunta la maggiore età non possono più beneficiare della cura, della protezione e della tutela garantite dalla realtà di accoglienza residenziale – costretti, senza avere le necessarie tutele, ad avviarsi verso un percorso di autonomia economica e lavorativa.

Il contributo di Sos Villaggi dei Bambini Italia alla ricerca è stato particolarmente importante fornendo un tassello fondamentale: è stato infatti l’unico Paese a coinvolgere direttamente una decina di giovani care leavers nella stesura del documento, evidenziando il sostegno ancora insufficiente nel nostro Paese per chi lascia l’accoglienza eterofamigliare. Ed è solo grazie ad una costante azione di advocacy che Sos Villaggi dei Bambini ha fatto sì che il 27 novembre 2017 il governo italiano stanziasse un fondo sperimentale di 15 milioni di euro che coprirà i bisogni legati all’avvio autonomia di circa 500 ragazzi e ragazze in uscita da percorsi di accoglienza fuori famiglia d’origine per il triennio 2018-2020. Un primo traguardo, ma solo un piccolo passo rispetto alle tante difficoltà che affrontano i care leavers.

«Di fronte a questo importante risultato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha suggerito di avviare un comitato italiano per sostenere coloro che hanno lasciato l'assistenza al fine di rendere questo fondo permanente e di impostare misure specifiche per sostenere i care leavers come parte integrante delle politiche di welfare nel nostro Paese» afferma Samantha Tedesco, responsabile dell’Area Programmi e Advocacy di Sos Villaggi dei bambini Italia e membro esperto dell'Osservatorio nazionale italiano sull'infanzia e l'adolescenza.

Il contesto italiano non è certo facile per i giovani in generale, basti pensare che sono disoccupati il 37,7% dei giovani tra i 15 e i 24 anni, il 19,8% sono Neet, e i care leavers alle difficoltà dei loro coetanei devono aggiungere quella di dover lasciare i percorsi di accoglienza una volta raggiunta la maggiore età.
I ragazzi che crescono in accoglienza, infatti, sono particolarmente a rischio di povertà ed esclusione sociale, a causa della mancanza di relazioni familiari stabili e di una rete di contatti sulla quale fare affidamento. Per questo motivo è fondamentale il sostegno da parte delle Istituzioni nonché una cultura diffusa tra realtà di accoglienza, servizi sociali, scuola e società perché questi ragazzi non vengano abbandonati a loro stessi al compimento del diciottesimo anno di età.

La presentazione della ricerca a New York è stata curata dalla Missione Permanente della Germania presso le Nazioni Unite, da Sos Children's Villages International, dal Gruppo DHL Deutsche Post, e moderata dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro. I tanti giovani con un’esperienza di accoglienza fuori famiglia, oggetto della ricerca, sono stati rappresentati in questa sede da due giovani, Omar dall’Equador e Diego dal Costa Rica, che hanno preso parte al panel condividendo la propria testimonianza.