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Operatori Serd per un giorno a Exodus Cassino

Un open day che per Luigi Maccaro è stata un’occasione importante di confronto anche grazie alla full immersion nei ritmi della Comunità. «È necessario che tra noi e i servizi pubblici ci sia una collaborazione che parta dalla reciproca conoscenza». La prospettiva futura è una necessaria integrazione tra i percorsi di recupero di Serd e Comunità

di Antonietta Nembri

Proviamo a metterci insieme, collaboriamo perché l’obiettivo è unico: strappare al tunnel della tossicodipendenza i tanti giovani anzi giovanissimi che cercano una via d’uscita. Potrebbe essere questa la sintesi della prima giornata, un vero e proprio open day, che ha visto protagonisti la Comunità Exodus di Cassino con i suoi operatori da una parte e gli operatori dei Serd (Servizi pubblici per le Dipendenze) del Lazio più Avezzano in Abruzzo.

«L’invito è partito da noi» spiega Luigi Maccaro di Exodus Cassino che ricorda come nella storia dei rapporti tra Serd e Comunità si sia «ormai superato un certo antagonismo dei decenni scorsi quando i servizi pubblici guardavano tutte le comunità come a esperienze poco professionali, mentre le comunità pensavano di “salvare” tutti. Ora siamo in una fase in cui gli stessi servizi ci inviano i ragazzi, ma a questo punto diventa indispensabile confrontarsi».

Dalla necessità di collaborare per il bene dei giovani è nato l’open day di aprile, che a Exodus sperano sia il primo di una serie. «La considerazione di fondo è che i problemi che affrontiamo sono multidimensionali, non c’è solo la terapia e non c’è solo l’aspetto educativo», insiste Maccaro che ricorda come sia indispensabile un confronto sui programmi che vengono seguiti. «L’ideale è che siano condivisi» chiosa.


Un momento dell'open day alla Comunità Exodus di Cassino, in apertura i partecipanti

I 26 operatori dei Serd hanno fatto una vera e propria full immersion in comunità: incontro alla mattina e lavori di gruppo al pomeriggio. «La nostra proposta è stata quella di dire: confrontiamoci sui programmi, cerchiamo di far sì che siano condivisi perché a noi interessa sapere quello che avete fatto fino ad ora, ma anche a voi interessa sapere quello che faremo. Quando ci inviano un ragazzo è importante sapere se è stato seguito da uno psicologo del Serd o no, è un modo per dare continuità, altrimenti il nostro deve cominciare da zero», continua Maccaro. «Il problema del metodo è importante ci possono essere diversi approcci: medici, sociali, terapeutici… ma per poterli integrare occorre confrontarci».

Per il responsabile di Exodus Cassino è anche importante da parte dei Serd conoscere le persone e i programmi delle Comunità. «Gli operatori nel corso della giornata hanno potuto vedere i nostri ritmi che sono diversi dai loro. Le strutture pubbliche devono seguire anche mille utenti, così un ragazzo vede l’operatore ogni due, tre settimane. Noi qui seguiamo una ventina di persone e abbiamo voluto fare vedere agli operatori come facciamo, far provare loro una nostra giornata».

Maccaro è soddisfatto di questo primo incontro «sarebbe utile ritrovarsi almeno una volta l’anno e tentare incontri su tematiche specifiche come la doppia diagnosi o le misure alternative», continua senza nascondersi che uno dei problemi sollevati dagli operatori dei Serd è quello dei giovanissimi «non è facile inserire un sedicenne in una comunità dove sono presenti soprattutto trenta/quarantenni. Gli adolescenti hanno bisogno di programma diversi, meno lavoro e più studio, servono programmi per le famiglie…».

E dopo una giornata di convivenza e confronto? «Siamo stati tutti concordi sulla necessità di rivedere il sistema di accreditamento che vedeva una differenziazione tra quello pedagogico e quello psico-terapeutico, è obiettivamente necessario integrare i diversi approcci e soprattutto provare a integrare i percorsi di Serd e comunità».


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