Welfare & Lavoro

Un euro investito nella Lega del Filo d’Oro? Ne restituisce quasi il doppio alla società

Una metodologia consolidata - lo SROI - è stata applicata a un caso unico, per il modello di intervento e per la complessità della disabilità con cui lavora. La valutazione di impatto sociale della Lega del Filo d'Oro è stata presentata ieri in Regione Marche: è una delle 12 best practice della valutazione d'impatto presentate nel numero di Vita

di Sara De Carli

Le famiglie delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali seguite dalla Lega del Filo d’Oro spesso lo dicono con l’intuitiva semplicità di una emozione: «La vita dei nostri figli non è determinata dalla loro disabilità, è determinata dalle opportunità che incontrano. Incontrare o non incontrare la Lega del Filo d’Oro determina vite diverse». Che nelle loro vite la Lega del Filo d’Oro faccia la differenza ha per loro un’evidenza empirica assoluta: ora però l’impatto sociale generato dalla “Lega” ha una misura esatta, racchiusa nell’1,93 dell’indice Sroi. Un numero che dice che per ogni euro investito per permettere all’Associazione di erogare i suoi servizi, essa crea un ritorno sociale annuo medio di 1,93 euro: ogni euro investito genera cioè un cambiamento nella vita dei beneficiari, delle loro famiglie, dei dipendenti, dei volontari e del territorio nel suo complesso che vale quasi il doppio.

Nel triennio 2014-2016 il modello operativo della Lega del Filo d’Oro è stato oggetto di una valutazione d’impatto realizzata da Clodia Vurro e Stefano Romito in collaborazione con Vita SpA. Questo lavoro è una delle dodici case history raccontate nel numero di aprile di VITA, dal titolo "Come si misura il bene". I risultati dell’indagine sono stati presentati ieri in Regione Marche, con interventi di Luca Ceriscioli, presidente della Regione, Francesco Marchesi e Rossano Bartoli, rispettivamente presidente e segretario generale della Lega del Filo d’Oro e Clodia Vurro, professore associato di economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Studi di Milano.

È stata scelta la metodologia Sroi-Social Return on Investment e l’analisi si è concentrata sul territorio di Osimo, centro nevralgico dell’Associazione che da lì mosse i primi passi nel 1964 per arrivare oggi ad avere un profilo nazionale e una presenza in otto regioni. La sfida era quella di quantificare e dare un valore economico a quegli outcome intangibili che la Lega del Filo d’Oro produce: maggior qualità di vita e inclusione sociale per le persone con una disabilità tanto complessa; maggior benessere delle famiglie; formazione del personale e dei volontari; mobilitazione sul territorio, per stimolare un contesto più inclusivo; la differenza che l’esserci o non esserci della “Lega” produce sul territorio. Quanto vale tutto questo, in termini economici? Mediamente è valso 17,5 milioni di euro annui negli anni il 2014-2016 e registrando un incremento costante del 15% circa nei tre anni considerati: questo dice l’analisi fatta.

Le motivazioni
«Da tempo avvertivamo l’esigenza di dare dei numeri e qualche motivazione in più rispetto al nostro modello organizzativo, che mette in campo molte risorse sia pubbliche sia di privati a vantaggio di apparentemente pochi beneficiari», afferma Rossano Bartoli, segretario generale della Lega del Filo d’Oro, nel ricordare le ragioni che hanno portato l’Associazione ad incamminarsi sulla strada della valutazione di impatto. «Negli ultimi vent’anni la Lega del Filo d’Oro ha vissuto uno sviluppo notevole e le dimensioni raggiunte ci imponevano di fare un passo in più rispetto a quanto già facciamo nell’ottica della trasparenza. L’esigenza era quella di restituire il fatto che la Lega del Filo d’Oro nel promuovere servizi per un certo numero di persone con disabilità, fa anche altre cose: c’è il discorso occupazionale, quello culturale, l’indotto, in questi ultimi anni particolarmente rilevante per via del forte investimento per realizzare il nuovo Centro Nazionale a Osimo», continua Bartoli. Maturata la decisione, lo Sroi è sembrato da subito lo strumento giusto per quantificare quel “di più” che la “Lega” produce nell’osimano e nella regione Marche: in più il modello di contabilità per centri di costo che l’organizzazione utilizza da tempo dava già molte informazioni, sostanzialmente la parte che si è dovuta implementare è stata quella relativa alla rilevazione ad hoc con l’utenza e le famiglie.

L’analisi
L’analisi Sroi che è stata fatta permette di rileggere l’attività della Lega del Filo d’Oro non più soltanto in termini di costi per utente, quanto in termini di valore creato per gli stakeholder. La realtà che emerge con forza è che gli utenti, pur essendo il fulcro dell’intervento della Lega del Filo d’Oro, non sono affatto gli esclusivi beneficiari della sua attività. L’impatto della “Lega” è estremamente più esteso ed è trainato anzi dal territorio, che da solo vale (dato 2016, ultimo anno dei tre presi in esame) l’88% del valore sociale generato complessivamente. La presenza a Osimo della Lega del Filo d’Oro nel 2016 ha prodotto per il territorio un valore sociale di ben 16,5 milioni, fatto in particolare dall’occupazione differenziale creata dalla Lega del Filo d’Oro grazie al suo peculiare modello e dall’indotto.

Sul fronte occupazionale, il modello della “Lega” prevede che il rapporto tra professionisti a contatto con l’utenza e utente sia molto elevato: al Centro Diagnostico si arriva a 2,7 a uno, ben al di sopra dello standard di 0,817 a uno previsto dalle normative regionali, scelta che si traduce in 5,7 milioni di euro di occupazione differenziale creata nel solo 2016. E soprattutto ci sono i 10,8 milioni di euro di valore aggiunto sul territorio generato in quello stesso anno dalla “Lega” (9,3 milioni di euro è il dato medio nel triennio in esame), in pratica il giro d’affari per le attività produttive e commerciali della zona che l’organizzazione ha prodotto: investimenti diretti nell’economia locale che hanno consentito di mantenere o creare 193 posti di lavoro in media all’anno, che senza la “Lega” a Osimo non ci sarebbero stati.

l triennio esaminato – questo va detto – è un momento particolare per la Lega del Filo d’Oro, che aveva avviato la costruzione del suo nuovo Centro Nazionale, la sfida più importante mai affrontata: il primo lotto è stato inaugurato a dicembre 2017, mentre il cantiere del secondo lotto è appena partito. «Il nuovo Centro, come mostrano i dati, ha generato un importante indotto economico per il territorio di Osimo per una durata di almeno 8-9 anni», spiega Bartoli. «L’investimento specifico non ci sarà per sempre, ma il meccanismo è virtuoso perché il nuovo Centro potenzierà la nostra capacità operativa e più persone accolte significa più dipendenti, più rapporti commerciali con il territorio, più volontari… il valore creato si esplicherà in altri indicatori, ma continuerà ad esserci». C’è già: nel 2016 la Lega del Filo d’Oro ha generato un valore sociale di circa 1 milione di euro per le famiglie, derivante da genitori che riprendono il lavoro, che si orientano autonomamente nei servizi del territorio, che partecipano di più alla vita sociale, che riducono le ore di counseling o di terapia famigliare. Altri 1,2 milioni di euro di valore sociale sono stati creati sul fronte del personale e dei volontari: lavorare qui dà un’esperienza che crea professionalità specialistiche che poi spesso si riversano nelle scuole e nei servizi del territorio, fuori dalla “Lega”.

Misurarsi per migliorare
Misurarsi per migliorare: è a questo che puntava la Lega del Filo d’Oro, avviando il progetto della sua prima valutazione di impatto. «La valutazione è uno strumento e non un fine, non può essere l’obiettivo dell’agire. Il nostro obiettivo dichiarato non era solo quello di avere un rendiconto con indicatori precisi con cui rapportaci alle istituzione pubbliche, ai sostenitori e ai potenziali sostenitori, ma anche maturare una miglior capacità di coinvolgere i nostri stakeholder, in particolare quelli interni: si diffonde così una cultura della responsabilità verso chi ci sostiene, che sedimenta nella nostra visione», riflette ancora Bartoli. «Misurare i vari indicatori significa cominciare un percorso virtuoso. Noi non vogliamo soltanto essere un po’ più trasparenti, ma diventare ancora più capaci di migliorare l’efficienza e l’efficacia del nostro servizio: proprio poiché siamo consapevoli di utilizzare molte risorse, vogliamo essere certi di usarle al meglio, così da ottenere migliori risultati a parità di risorse o da dare gli stessi risultati realizzando quelle economie che ci consentono di sviluppare il servizio anche in altri luoghi. Con lo Sroi abbiamo uno strumento in più, per questo nei prossimi anni lo misureremo anche nelle altre regione in cui abbiamo un Centro, a cominciare da Lesmo e Molfetta».

Nei rapporti con il mondo delle fondazioni e con il corporate, il progetto Sroi ha sollevato una curiosità positiva: ora la presentazione dell’analisi a un pubblico più vasto, dice Bartoli, «è una conseguenza del punto da cui siamo partiti, l’esigenza di spiegare che è vero che costiamo, ma restituiamo tanto. Ecco, quel quanto lo abbiamo misurato».

Il volume “La valutazione economica degli impatti sociali della Lega del Filo d’Oro: un’analisi SROI” a cura di Clodia Vurro e Stefano Romito, realizzato in collaborazione con Vita SpA è allegato al numero di aprile di VITA. Per informazioni e per richiedere copie del volume: sg@legadelfilodoro.it


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