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Cooperazione & Relazioni internazionali

Se Macron gioca alla guerra, la prima vittima sarà l’Europa

In queste ore sono in tanti a chiedersi "chi è Macron"? Dopo la sbornia elettorale il Presidente francese è a picco nei consensi dei francesi. Ma non deve rispodere a nessuno: non ha un partito, il suo "movimento" si è dissolto come neve al sole. E la "società civile" che ha tanto invocato durante la campagna elettorale assomiglia più a una start-up, che a un corpo intermedio. Questo è un tratto del "nuovo potere" che, secondo il filosofo Régis Debray, ha trovato nella Francia cattolica, un nuovo "monarca"protestante

di Marco Dotti

Una telefonata congiunta fra Donald Trump, Theresa May e Emmanuel Macron, tenuitasi nel pomeriggio di sabato 14 aprile, ha messo tutti d'accordo: operazione riuscita. Nel corso della riunione, annuncia un comunicato dell'Eliseo, il Presidente della Repubblica francese si è complimentato con i suoi interlocutori per «l'eccellente coordinamento delle nostre forze (…) contro le capacità chimiche del regime siriano».

Sul profilo facebook dell'Eliseo è stato inoltre pubblicato il video del decollo francese diretto sugli obiettivi siriani. Un modo di rapportarsi all'esercizio del potere che il filosofo e mediologo francese Régis Debray ha definito di "neoprotestantesimo globale": tutto è facile, tutto è diretto, i corpi intermedi vengono da un lato saltati dall'altro ridotti a simulacri. Ma tutto, osserva Debray, è anche terribilmente pericoloso.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – si legge nel comunicato – deve ora riprendere, in unità, l'iniziativa sugli aspetti politici, chimici e umanitari in Siria, per garantire la protezione della popolazione civile affinché questo Paese finalmente trovare la pace».

Poche ore prima dell'attacco contro Damasco, Macron si era intrattenuto con il principe ereditario Salman Bin Abdulaziz Al-Saud, ministro della Difesa dell'Arabia Saudita, dove aveva anticipato, fra le righe, lo schema dell'attacco alla Siria. Ben più di una coincidenza, che è però sfuggita a molti.

Nel testo della Dichiarazione congiunta tra Francia e Arabia Saudita, dichiarazione che reca la data 9-10 aprile 2018, si legge che: «la massima attenzione è stata data all'attuale situazione della Guta orientale, comprese le recenti accuse sull'uso di armi chimiche. Entrambe le parti hanno invitato la comunità internazionale a garantire che i responsabili di questi attacchi siano portati a rispondere delle loro azioni».

In queste ore sono in tanti a chiedersi "chi è Macron"? Dopo la sbornia elettorale (tra l'altro facilitata da un sistema elettorale molto sui generis, e al netto della fortissima astensione), Emmanuel Macron è a picco nei consensi dei francesi. Ma non deve rispodere a nessuno, se non all'istituzione che rappresenta: non ha un partito, il suo "movimento" si è dissolto come neve al sole. E la "società civile" che ha tanto invocato durante la campagna elettorale assomiglia più a una start-up, che a un corpo intermedio. Questo è un tratto del "nuovo potere" che, sempre secondo Debray, ha trovato nella Francia cattolica, un nuovo "monarca"protestante: Emmanuel Macron.

Macron, osserva Debray, ne Il nuovo potere (trad. di Tito Vagni, Franco Angeli, 2018) incarna un modello etico-culturale di matrice neoprotestante, un modello molto vicino all'ideologia del do it yourself californiana e molto più trumpiano di quanto non si supponga a un primo sguardo. Un potere che al posto del territorio ha collocato la rete, al posto dell'affiliazione e dell'appartenenza ha messo la connessione e, in luogo di ogni idea, ha imposto il marchio (commerciale). Lo vediamo dalla comunicazione dell'Eliseo, dove i mezzi scelti (twitter, facebook), che mai come in questo caso "sono" messaggio.

La nazione francese sarebbe già diventata, nelle sue mani, una start-up nation. Per questo, conclude Régis Debray, dobbiamo parlare di un «momento-Macron», come un salto di paradigma nella civilizzazione francese. Ed europea.

«Il vivre-ensemble, lo stare assieme, è oramai percepito nell'ottica di una comunità immaginaria». E l'Europa? Per l'Europa è la fine. «La fine dell'utopia europea». Se l'unico immaginario europeo è quello del "mercato comune", il risveglio sarà presto duro per tutti. Ma non ci riporterà indietro

In copertina, immagine Petty Officer 2nd Class Dominique Pineiro


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