Cooperazione & Relazioni internazionali

Due sbarchi in meno di 24 ore in Sicilia. Il nostro racconto in esclusiva

Nelle stesse ore in cui arriva la notizia del dissequestro della nave Open arms della Ong spagnola Proactiva, ferma dal 18 marzo scorso al porto di Pozzallo, dopo il salvataggio di 218 migranti ad Augusta sono stati 483 i migranti sbarcati dalla nave militare spagnola Santa Maria, mentre a largo di Portopalo di Capo Passero è stato intercettato un veliero proveniente dalla Turchia con a bordo 55 pakistani

di Alessandro Puglia

Dal pontile del porto di Augusta i 483 migranti sbarcati dalla nave spagnola Santa Maria del dispositivo Eunovafor Med mandano baci e saluti ai militari che gli hanno salvato la vita nel Canale di Sicilia. Per un attimo sembrano dimenticare l’inferno trascorso nei campi di detenzione in Libia, mentre i tanti bambini, 94 tra questi 55 non accompagnati, giocano con le bottigliette d’acqua donate dai volontari.

Corrono felici, fanno le capriole sotto gli occhi dei poliziotti che li osservano, quasi come dei figli, mentre li scortano in file ordinate nella tendopoli allestita al porto. A giocare con le bottigliette d’acqua sono di più i maschietti, mentre una bimba tiene stretta per mano la sua bambola che le ha fatto compagnia per tutta la durata del viaggio sul gommone: “E i nostri figli si lamentano”, sussurra qualcuno in divisa.https://www.youtube.com/watch?v=kPb0r5MHRcM&feature=youtu.be

Tra i 483 migranti sbarcati ad Augusta nel fine settimana c’è un folto gruppo di migranti provenienti dalla Guinea, Mali, Sudan, Nigeria, Camerun e Costa d’Avorio, come Fatimata, 19 anni, la prima donna a sbarcare e subito portata all’ospedale Umberto I di Siracusa dove ha dato alla luce due gemellini: «Piangeva, non si reggeva in piedi e credeva che i suoi bimbi fossero morti, invece stanno bene e pesano più di due chili, sono un maschietto e una femminuccia», spiegano dalla Croce Rossa.

Il sostituto commissario della Polizia di Stato, Carlo Parini, alla guida del G.I.C.I.C della Procura di Siracusa guidata dal Procuratore Francesco Paolo Giordano aspetta che quella donna in difficoltà scenda dalla nave prima di salire a bordo e appurare che non ci sono scafisti tra quei disperati.

Secondo le informazioni raccolte dal gruppo interforze della Procura i migranti erano partiti dalla spiaggia di Al-Khums in tre gommoni rispettivamente di 165, 163 e 147 persone. Due dei gommoni sono stati soccorsi dalla nave della ong Sea Watch che ha successivamente trasbordato i migranti nella nave militare spagnola che aveva già effettuato il primo salvataggio. Per il viaggio i migranti avrebbero pagato una cifra intorno a 350 mila franchi CFA ciascuno, circa 530 euro.

Mentre gli uomini del G.I.C.I.C sono a lavoro, una donna del Camerun seduta in una brandina blu racconta di aver pagato due volte per il viaggio, dopo essere stata in tre campi di detenzione in Libia, tra Zuara e Tagiura. Accanto a lei c’è Charlie, il nome è di fantasia, un ragazzo di 32 anni, anche lui del Camerun, che racconta di essere fuggito alla guardia costiera libica: «Già a novembre avevo tentato di raggiungere l’Italia, ma i libici ci hanno portato indietro e sono stato messo in una prigione per sette mesi. Mi tenevano incappucciato e mi picchiavano ripetutamente con il calcio del fucile, fino a quando mio padre non ha pagato nuovamente e sono riuscito così a ripartire».

Il migrante preso dalla guardia costiera libica, respinto e incappucciato per sette mesi in prigione dimostra ancora una volta la violazione dei diritti umani dell’accordo Italia-Libia, sostenuto dall’Unione Europea.

Nelle coste del Siracusano il fallimento europeo è doppio. E si manifesta qualche ora dopo lo sbarco dei 483 migranti ad Augusta. A largo di Portopalo di Capo Passero una barca a vela battente bandiera turca è stata intercettata con 57 migranti provenienti dal Pakistan. A intervenire è stata una motovedetta della capitaneria di porto di Pozzallo, mentre ad attenderla in porto a Portopalo c’erano sempre gli uomini del G.I.C.I.C : “Semplicemente uomini dello Stato”, chiosa il sostituto commissario Carlo Parini che con la sua task force scappa da uno sbarco all’altro.

I due scafisti, un ucraino e un bielorusso, in questo caso skipper di professione, sono stati fermati e condotti nel carcere di Augusta, mentre gli altri migranti sono stati trasferiti all’hotspot di Messina.

Secondo le prime informazioni il veliero “Doga 89” sarebbe partito dalla spiaggia di Bodrum e i migranti avrebbero pagato oltre quattro mila euro per il viaggio.

È il primo sbarco in barca a vela del 2018 per gli uomini del G.I.C.I.C che l’anno scorso di imbarcazioni a vela con a bordo migranti provenienti dalla Turchia ne hanno sequestrate quindici, alcune di queste donate alla Lega Navale per attività educative e di recupero sociale.

Le traversate in barca a vela degli scafisti ucraini, in cui dietro c’è un voluminoso giro di affari con organizzazioni criminali radicate in Turchia e con collegamenti in tutta Europa, portano alla luce gli accordi siglati a marzo 2016 tra Ue-Turchia dove all’articolo 3 della dichiarazione viene stabilito che «La Turchia si impegna ad adottare qualsiasi misura necessaria per evitare nuove rotte marittime o terrestri di migrazione irregolare».

A distanza di poche ore, i due sbarchi nel tratto di costa del Siracusano raccontano storie diverse, ma anche se qualcuno ha pagato di più i bambini che corrono con le bambole tra l’odore di zolfo del porto di Augusta o i ragazzini del Pakistan seduti al pontile di Portopalo, non fanno soltanto che sognare un futuro migliore.


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