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La guerra civile europea secondo Macron

A Strasburgo è in corso il confronto fra il presidente francese e il Parlamento europeo. Ecco cosa ha detto l'inquilino dell'Eliseo nel suo intervento introduttivo: "Siamo in un momento di grandi tensioni. Come uscirne? Il bilancio va rifondato con nuove risorse proprie (da digitale ed energia). In questo contesto mi impegno ad aumentare il contributo francese al bilancio europeo. Non voglio appartenere a una generazione di sonnambuli, ma a una generazione che difenderà la sovranità europea"

di Redazione

da Strasburgo:

Quello di Emmanuel Macron è stato il quarto intervento sul futuro dell’Europa andato in scena nella aula del parlamento europeo di Strasburgo. Prima di lui si erano avvicendati il primo ministro irlandese Leo Varadkar e di quelli croato Andrej Plenkovic e portoghese Antonio Costa. L’intervento dell’inquilino dell’Eliseo ha aperto il dibattito fra parlamentari europei, non si è trattato quindi di un “discorso solenne”. Ma cosa ha detto il fondatore di “En Marche!” nel suo speech iniziale? Innanzitutto nessun accenno diretto alla situazione e ai bombardamenti in Siria, tema che ha toccato solo nella replica ("Non abbiamo dichiarato guerra a nessuno, niente a che vedere con la Libia. L'unica guerra che portiamo avanti in Siria è quella contro Daesh") Il focus è stata la necessità di rilanciare una nuova sovranità europea democratica dotata anche di fondi di bilancio autonoma. Ecco una sintesi del discorso di Macron:

“Siamo in un contesto molto particolare, un contesto di divisione e di dubbio sull’Europa stessa, come dimostra la Brexit. Siamo in una sorte di guerra civile europea, il fascino illiberale aumenta sempre di più, le minacce geopolitiche sono per l’Europa sfide cruciali.

Siamo in un momento di grandi trasformazioni: il digitale, il cambiamento climatico per esempio, che generano paure che ci costringono a ripensare la nostra grammatica. Non possiamo far finta che siamo in un momento normale: dobbiamo combattere per gli ideali che ci hanno formato. Dobbiamo combattere per la democrazia ed edificare una nuova sovranità europea. Ma dobbiamo proteggere i cittadini per rispondere alle loro ansie.

La nostra identità va difesa: rispetto dell’individuo, dei diritti fondamentali, delle minoranze, della democrazia liberale. Respingo l’idea che la democrazia sia impotente. La risposta non è la democrazia autoritaria, ma l’autorità delle democrazia. Questo Parlamento è un miracolo europeo. Metterci insieme gravati dalle divisioni della nostra storia è un tesoro che vive da 70 anni. Questo modello è unico al mondo, al di là delle differenze. Ed è un modello che non è astratto: difesa comune, clima, sanità, regolamentazione digitale. Sono alcune delle sfide che vanno combinate con il rispetto delle libertà individuali. Vedo che il nostro partner americano sta cedendo al disimpegno. Non è questa la strada per noi.

Entro la fine legislatura dobbiamo raggiungere risultati concreti: un programma europeo per accoglienza e integrazione dei rifugiati; un’imposta a breve termine per il digitale, che dia risorse proprie per bilancio; riforma unione bancaria e stabilità di bilancio; sicurezza interna, fondo europeo di difesa

Verità e responsabilità: bisogna partire da qui per difendere la nostra Europa. Alcuni dicono che non bisogna accelerare per non spaventare le opinioni pubbliche. No, questo è immobilismo. Dobbiamo invece capire la rabbia dei popoli, ma non pedagogia, servono risposte quotidiane. Per ravvivare l’Europa dei popoli, occorre agire in altro modo. Mi pongo una domanda: come far fronte a elezioni europee con tassi di partecipazione inferiori al 50%? La strada non è accusare Bruxelles e Strasburgo di ogni nefandezza, questo non è realistico e non risolve nulla.

Il nostro dovere comune è far vivere questo spazio pubblico europeo, dobbiamo innovare: consultazioni civiche, dibattito aperto, franco, difficile con l’obiettivo di capire cosa ci accomuna. È necessaria sovranità europea. Che non è un’idea astratta. Si tratta di partire dagli sconvolgimenti del mondo e capire che serve una sovranità più forte. Non sostitutiva, ma più forte.

Entro la fine legislatura dobbiamo raggiungere risultati concreti: un programma europeo per accoglienza e integrazione dei rifugiati; un’imposta a breve termine per il digitale, che dia risorse proprie per bilancio; riforma unione bancaria e stabilità di bilancio; sicurezza interna, fondo europeo di difesa. Ciò che ci tiene assieme è una cultura, non una moneta.

Serve una nuova sovranità: sovranità climatica ed energetica, introducendo una tassa europea sulle emissioni di Co2. Sovranità sanità e alimentazione, di qualità. Sovranità digitale per difendere i dati personali dei nostri cittadini e così via.

Il bilancio va rifondato con nuove risorse proprie (da digitale e, come ho detto, energia). In questo contesto mi impegno ad aumentare il contributo francese al bilancio europeo. Non voglio appartenere a una generazione di sonnambuli, ma a una generazione che difenderà la sovranità europea”.


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