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Cena dell’Amicizia festeggia aprendo la Casa di Alessia

Per i suoi primi cinquant'anni la onlus milanese ha inaugurato un nuovo spazio in zona Comasina. Si tratta di un appartamento condiviso da donne e uomini che rappresenta l'evoluzione della "Terza Accoglienza". Diverse le iniziative programmate per celebrare mezzo secolo dedicato a combattere l'emarginazione sociale

di Antonietta Nembri

Con il taglio del nastro di un nuovo spazio Cena dell’Amicizia, associazione milanese impegnata dal 1968 ad aiutare le persone senza fissa dimora offrendo loro una seconda chance, la possibilità di riprendere in mano le redini della propria vita e riacquistare un ruolo a livello sociale, ha dato il via alle celebrazioni per i suoi primi 50 anni di lotta contro l’emarginazione sociale. Un nemico silenzioso che si insinua nella vita delle persone, fino a escluderle dalla società.

Diversi gli appuntamenti che per tutto il 2018 animeranno la città di Milano per ricordale il mezzo secolo di solidarietà di Cena dell’Amicizia che celebra questo anniversario puntando i riflettori su temi cari quali l’inclusione, l’accoglienza, il reinserimento sociale. E proprio per sancire questo importante traguardo, l’associazione ha inaugurato ufficialmente la Casa di Alessia. La struttura, situata in via Spadini a Milano, è composta da un appartamento condiviso che può ospitare fino a sei persone (sia donne che uomini) e che permette agli ospiti, con il supporto di un operatore e di volontari, di avviare un reale percorso di autonomia e responsabilizzazione, con l’obiettivo di acquisire una completa indipendenza.

Dare il via ai festeggiamenti del cinquantesimo anno di vita di Cena dell’Amicizia inaugurando questo nuovo appartamento non è stata una scelta casuale – sottolineano dall’associazione -: la Casa di Alessia, infatti, non è soltanto un ulteriore alloggio che si aggiunge a strutture già esistenti, come il Centro Diurno o il Centro notturno maschile e femminile, ma è anche una struttura che rappresenta i valori stessi dell’associazione. A partire dal nome: la casa è dedicata ad Alessia Petitti, giovane volontaria di Cena dell’Amicizia scomparsa la scorsa estate a soli 37 anni, oltre quindici dei quali spesi proprio a servizio dell’associazione. L’impegno di Alessia e e la sua dedizione ad aiutare gli altri – ricorda una nota – ha permesso di cambiare in meglio la vita di tante persone.
Intitolando il nuovo alloggio con un nome proprio, l’associazione non ha solo voluto rendere omaggio a questa instancabile volontaria ma anche riaffermare la centralità delle persone, il valore che ciascuna di loro ha per ogni membro e volontario di Cena dell’Amicizia. E in una metropoli come Milano, dove vive tanta gente ma dove le occasioni di incontro, di reale conoscenza sono molto rare, sottolineare l’importanza di ciascuna individualità, tenendo sempre presente che ognuno di noi ha una propria storia, unica e irripetibile, costituisce una premessa fondamentale per realizzare una concreta integrazione sociale.

Da un lato, quindi, la Casa di Alessia è uno spazio dedicato alle persone, che evidenzia il loro intrinseco valore individuale; dall’altro, è una struttura che rappresenta l’evoluzione della “Terza Accoglienza”, un nuovo modo per dar forma alla solidarietà che prevede una crescente autonomia dei beneficiari, nell’ottica di una progressiva responsabilizzazione il cui naturale sbocco è una (ri)conquista dell’indipendenza, di quel posto – che era stato perduto – all’interno della società.

In occasione del taglio del nastro, l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino ha voluto ringraziare l’associazione «per il prezioso contributo che da 50 anni dà a questa città. La lotta all’emarginazione e per l’inclusione delle persone in difficoltà è una delle priorità della nostra Giunta e, in questa sfida non semplice, il contributo delle associazioni del Terzo settore è fondamentale per la costruzione di un sistema virtuoso che può essere un modello per tutta Italia».

«Il nostro primo obiettivo era di non lasciare inutilizzata nelle ore diurne la casa che aveva ospitato per 15 anni il Centro femminile, solo Notturno; da qui la scelta di accogliere persone in grado di avere un’autonomia sufficiente per poter avere le chiavi di casa; si era pensato quindi di trasformare il centro in 5 piccoli monolocali indipendenti, oppure in un appartamento condiviso, in autogestione, con la supervisione di un educatore. Questa seconda idea è sembrata più praticabile dal punto di vista economico e più coinvolgente per chi come noi pensa non solo ai muri ma anche alle relazioni», spiega Carla Gussoni, volontaria e presidente dell’associazione.

Le celebrazioni per i primi 50 anni di Cena dell’Amicizia proseguono: il 3 maggio, nella Sala d’Onore della Triennale di Milano, avrà luogo la cena di gala dell’associazione, con un menu particolare proposto dallo chef Stefano Cerveni. Durante la serata sarà presentato il libro “Cen'è per tutti, 50 ricette conviviali per chi ha tanti amici”, scritto a più mani dai volontari dell’associazione, edito da Altreconomia e con la prefazione di Michele Serra, e proiettato un video sui cinquant’anni dell’associazione realizzato da Giuseppe Baresi, regista e docente alla Scuola del Cinema “Luchino Visconti” e all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Il 31 ottobre, invece, al Teatro dell’Arte della Triennale di Milano, andrà in scena “Maria de Buenos Aires”, uno spettacolo di musica e danza con musiche di Astor Piazzolla e testi di O. Ferrer, scritto esattamente 50 anni fa.
Per il 16 novembre, infine, è stato organizzato il convegno “Cena dell’Amicizia: 50 anni di percorsi di accoglienza con le povertà estreme", un incontro aperto a tutti che si svolgerà all’Università Cattolica di Milano.


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