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Babywearing, la formazione adesso entra in ospedale

È una pratica diffusa in tutto il mondo, che anche in Italia sta vivendo un boom. Eppure c'è ancora scetticismo: per questo la Scuola del Portare ha rivolto la sua formazione alle ostetriche, partendo dall'Asl di Follonica e alle educatrici degli asili nido, cominciando da Lecce. Dal 28 al 30 aprile a Roma il primo convegno italiano dedicato al babywearing

di Sabina Pignataro

Si chiama comunemente babywearing ed è la pratica del portare i bambini con fasce e marsupi ergonomici. Esiste da millenni in quasi tutte le culture anche se le fasce vengono chiamate con nomi diversi. Si porta in sud America con il rebozo (una sorta di scialle), in Africa con il pagne (legato con due nodi sul davanti), in Asia con il meitai. Si porta anche in Europa e, da una decina di anni, anche in Italia.

Insieme all’indubbia praticità che deriva dalla possibilità di avere le mani libere anche quando il bimbo ha bisogno di contatto e vicinanza, il portare è soprattutto uno strumento pedagogico che favorisce la relazione genitore-figlio e ha effetti benefici sullo sviluppo del bambino. Oltre a regolarizzare la temperatura corporea, il battito cardiaco, l’ossigenazione e la respirazione (azioni preziose soprattutto nei prematuri e nei neonati con basso peso), ne influenza positivamente lo sviluppo neurologico e psicologico. I benefici sono numerosi anche mamma e papà: che siano appoggiati sul petto o sulla schiena, è dimostrato che i bambini in fascia piangono meno, si rilassano più facilmente, dormono più serenamente. E questo innalza nei genitori la fiducia in se stessi e nella loro capacità di prendersi cura del proprio bambino. La vicinanza favorita dal babywearing, inoltre facilita la connessione affettiva ed è stato provato che “indossare” il proprio bambino può essere d’aiuto anche nei casi di depressione post partum o di altri disturbi psicologici. Oggi il babywearing è diffuso soprattutto tra le mamme, ma sono sempre di più i papà che adottano questa pratica per prendersi cura in maniera intima e tenera del proprio piccolo.

In Italia non sono ancora disponibili numeri precisi sul fenomeno, ma è evidente anche da noi il portare in fascia stia vivendo un’esplosione, seppure un ritardo rispetto ad altri Paesi. «Quasi tutti i genitori in Germania, Olanda e nei paesi nordici hanno la fascia nella lista di nascita», spiega Antonella Gennatiempo, fondatrice della Scuola del Portare, la principale realtà formativa italiana ad occuparsi di babywearing. In alcune nazioni le scuole come la nostre sono nate già alla fine degli anni ‘90, mentre noi oggi festeggiamo i nostri primi 10 anni». In Italia il portare in fascia viene visto ancora con scetticismo dalle famiglie, perché – prosegue Gennatiempo – «è considerato una moda hippie oppure perché in contrapposizione alla convinzione che vede nel soddisfacimento del bisogno di contatto del bambino l’instaurarsi di una cattiva abitudine. Eppure gli ultimi studi di epigenetica e PNEI (la scienza che indaga i rapporti fra la psiche, il sistema nervoso, quello endocrino e quello immunitario, ndr) confermano che l’accudimento prossimale è una buona pratica di salutogenesi».

Poiché lo scetticismo è diffuso anche tra alcuni operatori del settore materno-infantile, la Scuola del Portare cerca di sensibilizzare non solo le famiglie ma anche i professionisti con progetti ad hoc: «Da due anni, ad esempio, formiamo le ostetriche dell'Asl di Follonica e a settembre partiremo anche con gli operatori delle Asl di Roma e Torino. Inoltre con il progetto “Nidi a Contatto” stiamo portando il babywearing negli asili nido: il primo è stato quello di Lecce, con la Cooperativa GeNSS». Ad insegnare i gesti, le posizioni e legature del babywearing sono i consulenti del portare: la Scuola del Portare ne ha già formati circa 300 (molti in Lombardia, pochissimi in Basilicata e Calabria) ma esistono anche realtà più recenti come “Portare i piccoli”.

Da quattro anni, ad ottobre, gli appassionati si ritrovano a Modena alla Fiera del Babywearing (6mila persone nell’edizione del 2017), mentre dal 28 al 30 aprile si terrà a Roma il primo convegno italiano dedicato al babywearing, organizzato dalla Scuola del Portare. L’obiettivo è definire il quadro di riferimento scientifico e culturale sul portare, per dimostrare come fasce e marsupi siano non solo una pratica educativa efficace, ma anche strumenti preziosi dal punto di vista della salute pubblica. Le prime due giornate saranno dedicate agli operatori del settore materno-infantile (medici, psicologi perinatali, infermieri pediatrici, ostetriche, consulenti del portare, ricercatori, fisioterapisti, educatori, doule), con esperti internazionali. Lunedì 30 aprile la giornata sarà aperta alle famiglie (partecipazione gratuita, con prenotazione), per il primo raduno italiano dei babywearer.

Photo by Ferenc Horvath on Unsplash


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