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Italia 2065: due morti per ogni bimbo nato

L'Istat ha presentato le previsioni demografiche per il Paese, da oggi al 2065. Aumenta il tasso di fertilità, ma i numeri sono impietosi: l'Italia perderà 6,5 milioni di abitanti, l'età media sarà di 50 anni e gli over65 il 33%. L'appello di De Palo (Forum Famiglie) alla politica: «Non sono più dati ISTAT, ma un bollettino di guerra. Il primo punto su cui fare squadra deve essere la natalità»

di Redazione

Sei milioni e mezzo di italiani in meno, fra oggi e il 2065: è la previsione dell’Istat, secondo cui passeremo dagli attuali 60,6 milioni a 54,1 milioni nel 2065. Perderà popolazione soprattutto il Mezzogiorno, mentre nel Centro-nord per i primi trent’anni avrà un bilancio demografico positivo, in conseguenza delle migrazioni interregionali: nel 2065 il Centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi, mentre il Mezzogiorno arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale. A partire dal 2045 però anche il Centro Nord vedrà un progressivo declino della popolazione.

Le future nascite non saranno sufficienti a compensare i futuri decessi, nonostante la fecondità sia prevista in rialzo da 1,34 a 1,59 figli per donna nel periodo 2017-2065. Nel 2058 in particolare le nascite in particolare saranno la metà delle morti. Fino al 2040 le nascite dovrebbero mantenersi costantemente in un intorno di 460-465mila unità annue, mentre i decessi saliranno in misura progressiva da 646mila nell’anno base a 736mila nel 2040. Negli anni successivi le nascite tendono ulteriormente a contrarsi, fino a un minimo di 422mila unità nel 2059, anno dopo il quale la situazione si stabilizza intorno a un valore finale di 424mila nel 2065. Nel medesimo periodo i decessi, sotto la spinta del progressivo invecchiamento della popolazione, continuerebbero ad aumentare fino a un massimo di 854mila unità nel 2058.

Nella futura dinamica demografica del Paese, secondo l’Istat, un contributo determinante verrà dalle migrazioni. Gli immigrati dall’estero saranno 14,6 milioni, da oggi al 2065: dalle iniziali 337mila all’anno del 2017 fino a 271mila unità annue nel 2065. Sarebbero invece 6,6 milioni gli emigrati dall’Italia per l’estero, in numero stabile di circa 130mila unità all’anno dal 2035 in avanti. Nello scenario mediano l’effetto addizionale del saldo migratorio sulla dinamica di nascite e decessi comporta 2,6 milioni di residenti aggiuntivi nel corso dell’intero periodo considerato. I flussi migratori con l’estero tuttavia sono contrassegnati, con tutta evidenza e assai più delle altre componenti demografiche, da profonda incertezza riguardo al futuro.

Le previsioni demografiche dell’Istat danno anche un’immagine di come la struttura per età della popolazione potrebbe cambiare nel prossimo futuro. Già oggi la struttura per età è piuttosto sbilanciata, con un’età media che si avvicina ai 45 anni e una quota di ultrasessantacinquenni superiore al 22%. Negli anni la popolazione in età attiva, oltre che a invecchiare, comincerà anche a ridursi rispetto all’iniziale 64,2%. Nel 2045 la popolazione in età attiva scenderebbe al 54,5% del totale, con un’età media della popolazione salita nel frattempo a 49,6 anni e la quota di ultrasessantacinquenni pari al 33,5% del totale. L’età media della popolazione raggiungerà il picco massimo di 50,3 anni nel 2057, per poi riabbassarsi fino a 50,1 nel 2065. La popolazione in età anziana, a sua volta, raggiungerebbe il proprio massimo intorno al 2051 (33,9%) e poi si avvierebbe a una fase di diminuzione tale da ridiscendere al 33,3% entro il 2065. Il Mezzogiorno risulterebbe l’area del Paese a più forte invecchiamento.

«Non sono più dati ISTAT, ma un bollettino di guerra», commenta il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo. Il Forum delle Famiglie fa un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché affidando l’incarico di governo chieda a tutte le forze politiche di concentrarsi sul tema della natalità e della famiglia: «Ne va della sopravvivenza del nostro Paese, urge un #pattoXnatalità che coinvolga non solo la politica, ma anche tutte le forze del sistema-Italia: associazioni, sindacati, banche, imprese, mondo mediatico. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Facciamo un appello al Capo dello Stato e a tutte le forze del Paese: il primo punto su cui fare squadra deve essere la natalità».

Photo by Luma Pimentel on Unsplash


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