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Partito il tour nazionale sull’adozione come “officina dei miracoli”

«Quest’officina dei miracoli è parte dello spirito accogliente che ha contraddistinto l’Italia negli anni addietro. È tempo di ripartire da quelle basi. C’è bisogno, oggi più che mai, di una svolta culturale e politica per poter rilanciare pienamente le adozioni internazionali in Italia», ha detto Marco Griffini aprendo da Milano le tante iniziative

di Redazione

«Quest’officina dei miracoli è parte dello spirito accogliente che ha contraddistinto l’Italia negli anni addietro. È tempo di ripartire da quelle basi. C’è bisogno, oggi più che mai, di una svolta culturale e politica per poter rilanciare pienamente le adozioni internazionali in Italia: il dato di oltre tre milioni di famiglie sposate senza figli e i numeri sull’inverno demografico nel Paese siano uno sprone affinché il Governo che verrà possa mettere mano finalmente a una riforma del sistema che dia alle famiglie che sognano l’adozione di un bambino abbandonato la possibilità di farlo, senza le remore date da tempi di attesa proibitivi, costi elevati per le procedure e la sensazione di essere soli di fronte alle difficoltà e le sfide dell’iter adottivo»: è questo il messaggio lanciato da Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, nell’ambito dell’evento che ieri ha dato il via al tour 2018 per sensibilizzare sulla bellezza dell’adozione internazionale, che nel mese di maggio toccherà altre nove città (qui il programma).

Tante le testimonianze dirette. Quella di Tamara e Stefano, che hanno adottato una bambina a Xi’An, in Cina o quella di Francesca e Sergio, che hanno scelto l’adozione di tre bambini in Perù: «Quando eravamo ‘solo’ marito e moglie eravamo forse più liberi di fare qualsiasi cosa. Ma con l’arrivo dei nostri tre figli, la vita si è riempita di gioia: ora anche noi abbiamo un senso. Ora siamo veramente felici». Particolarmente emozionante la storia raccontata da Marco Carretta, giovane figlio adottivo: «Ho rivisto la mia storia come dono quando ho iniziato il mio impegno in Ai.Bi. Giovani. Anche prima sapevo di avere ricevuto questo grandissimo dono dell’accoglienza e tuttavia, quando ho cominciato a essere testimone attivo dell’adozione, tutto è cambiato. Non ne parlavo più solo ad amici o conoscenti, ma a tutti. Io ho avuto la fortuna di aver avuto una sorella che è arrivata naturalmente. La differenza tra noi? Lei è nata dopo 9 mesi, io sono nato “a” 22 mesi. E poi lei è l’unica che si scotta al mare».