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Servizio civile universale, le perplessità degli enti

La Conferenza nazionale degli enti considera particolarmente gravi "la mancata correzione della norma che richiede la Dichiarazione Antimafia alle organizzazioni "private" per potersi accreditare" e "il passaggio dal parere all'intesa tra Governo, Regioni e P.A. sulla programmazione triennale"

di Redazione

Si è chiusa a Roma giovedì l'assemblea della Cnesc (la Conferenza nazionale degli enti di servizio civile) nel corso della quale sono stati tra l'altro esaminati gli ultimi testi relativi alla legge istitutiva del Servizio Civile Universale. Attenzione particolare è stata dedicata al DL 13 aprile 2018, n. 43 "Disposizioni integrative e correttive al DL 6 marzo 2017, n. 40", che regola l'organizzazione del Servizio Civile Universale e la cui pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ha permesso di evidenziare luci ed ombre di questa riforma.

Tra le principali correzioni inserite nel nuovo DL c'è il passaggio dal "parere" all'"intesa" tra Governo, Regioni e P.A. sia sulla programmazione triennale che su quella annuale. Una variazione non da poco, che apre rilevanti interrogativi: con queste nuove relazioni tra Stato, Regioni e P.A. come avere programmi, certo territoriali, ma operativi sull'intero territorio nazionale e in ambito europeo? E come si conciliano i tempi dell'"intesa" con il diritto delle organizzazioni accreditate di conoscere con adeguato anticipo i contenuti dei piani annuali per fare programmi e progetti?

Positivo che all'interno del DL siano inserite previsioni di ulteriori ambiti d'intervento per i programmi di SCU che dovrebbero raccogliere la varietà di aspettative dei giovani insieme ad una norma che dovrebbe superare i problemi che hanno sino ad oggi impedito alla Rappresentanza dei giovani di svolgere pienamente il proprio ruolo; viene anche finalmente fissato il termine di validità degli accreditamenti agli albi del Servizio Civile Nazionale.

Secondo la Cnesc poi si rende urgente permettere ingressi di nuove organizzazioni per il prossimo deposito progetti. Ma il decreto pubblicato si caratterizza anche per le correzioni che mancano: fra queste particolarmente grave è la mancata correzione della norma che richiede la Dichiarazione Antimafia alle organizzazioni "private" per potersi accreditare al SCU. Da una prima proiezione si tratterebbe di 60/70mila dichiarazioni al posto del migliaio che avevamo proposto. Questa normativa complicherà ed allungherà i tempi per l'accreditamento degli Enti di Terzo Settore al SCU trasferendo l'impegno dei loro operatori dalle attività sociali alla raccolta di documenti. Stesso ingolfamento prevediamo per il Dipartimento per il Servizio Civile (che nel frattempo ha divulgato un testo intepretativo delle circolari sull'accreditamento) ed il Ministero dell'Interno.


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