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Sul reddito di cittadinanza #GuerradiParole tra studenti e detenuti

Nel carcere di Poggioreale a Napoli la sfida organizzata dall’associazione Per La Retorica tra universitari e carcerati (che hanno vinto). «Così dimostriamo che ovunque è possibile avere un dibattito civile, rispettoso, a tratti ironico»

di Paola Ciaramella

Apprendere l’arte del discorso persuasivo, lasciando fuori gli sbagli, le opportunità mancate, il pensiero dei mesi o anni ancora da scontare e concentrandosi soltanto sulla gara. Con un unico obiettivo: vincere grazie allo strumento della parola, informando, convincendo, coinvolgendo l’uditorio anche attraverso le emozioni.
Da tre anni PerLaRe, associazione Per La Retorica, organizza dentro le mura degli istituti di reclusione la #GuerradiParole, “duello” a colpi di retorica tra detenuti e studenti universitari, chiamati ad affermare il proprio punto di vista con argomentazioni credibili e sintetiche, senza perdere la calma o insultare l’avversario.

La terza edizione – dopo le prime due al Regina Coeli di Roma, con gli universitari di Tor Vergata – si è tenuta qualche giorno fa nel carcere di Poggioreale a Napoli e ha visto i detenuti del penitenziario napoletano sfidare gli studenti dell’università Federico II, sul tema del reddito di cittadinanza. «Come associazione promuovevamo già questa iniziativa nelle aziende, con i manager, – spiega la presidente di PerLaRe, Flavia Trupia: – si tratta di un esercizio che serve per imparare a negoziare e a mantenere la calma nei contesti di difficoltà».

La retorica, nata nella Sicilia ellenica, trova poco spazio nelle scuole e nelle università del nostro paese: portarla in carcere permette di dimostrare, aggiunge Trupia, «che ovunque è possibile avere un dibattito civile, rispettoso, a tratti ironico. Ci sono regole ben precise da seguire: non si può interrompere l’avversario né attaccarlo direttamente, si può usare il sarcasmo, far divertire il pubblico, arrivare alle armi della parola utilizzando buone argomentazioni, ma senza distruggere né screditare l’altra persona».

La selezione non viene fatta in base al talento ma esclusivamente per la motivazione: «Uno dei punti del nostro manifesto dice che bravi oratori non si nasce, ma si diventa e che tutti possono migliorare», dice Trupia che, insieme all’attore e regista Enrico Roccaforte, ha preparato le due squadre – formate da venti componenti ciascuna – nel corso di quattro incontri formativi, insegnando loro a costruire le argomentazioni, a gestire i tempi, il corpo e la respirazione.

Studenti e detenuti si sono visti per la prima volta soltanto il giorno della gara: «Lasciamo loro uno spazio iniziale per conoscersi: è un momento bellissimo, perché i detenuti hanno con i ragazzi un atteggiamento molto paterno. Gli studenti, d’altra parte, sono felici di fare questa esperienza così forte, entrando in carcere. Per loro è anche un’occasione per prepararsi al meglio a sostenere gli esami orali e alla discussione della tesi di laurea». La sfida è divisa in due round: «Venti minuti pro e venti contro per una squadra, poi si invertono le posizioni». A parlare sono in cinque per squadra: tre contro tre dibattono, agli altri due sono affidati gli appelli di apertura e chiusura, della durata di un minuto ciascuno.

È stata la squadra dei detenuti ad aggiudicarsi la vittoria. «Per loro, – conclude la presidente di PerLaRe, – è stata una soddisfazione enorme, un grosso riscatto. Sono entusiasti non solo di aver vinto ma proprio di aver partecipato, dimostrando di avere intelligenza, sensibilità, capacità di ragionamento, davanti a un pubblico e a una giuria di altissimo livello che era lì per loro. L’arte della parola potrà aiutarli quando usciranno dal carcere, per sostenere colloqui di lavoro e intraprendere il difficile percorso del reinserimento».

L’iniziativa è stata sostenuta per il secondo anno consecutivo da Toyota Motor Italia; partner del progetto la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), la Casa circondariale Napoli Poggioreale e l’ateneo federiciano, insieme all’Unione camere penali italiane – Osservatorio Carcere Ucpi e Carcere possibile onlus.

In apertura foto da Pexels


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