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Casa Chiaravalle, l’integrazione è un luogo accogliente

È il bene più grande confiscato alla mafia in Lombardia. L’inaugurazione, domenica 20 maggio, è la prima tappa della lunga kermesse “Insieme senza muri” e non è un caso perché questo simbolo della lotta alla criminalità organizzata diventa un luogo di accoglienza di donne - straniere e italiane - vittime di violenza ma anche di attività culturali e aggregative aperte a tutti

di Antonietta Nembri

Se la condivisione di un pasto in una tavolata da record chiuderà l’evento “Insieme senza muri” ad aprirlo, domenica 20 maggio, sarà invece l'inaugurazione di una casa. Non una qualunque, ma un luogo che si riassume in tre parole chiave: riscatto, giustizia sociale e partecipazione. È la Casa Chiaravalle, il più grande immobile confiscato alla criminalità organizzata in Lombardia e che viene restituito alla comunità milanese come uno spazio di relazioni e di accoglienza diffusa. Non solo quindi un simbolo di lotta alla mafia, ma un luogo che farà della mixitè sociale la sua cifra sia per la provenienza delle persone che vi abiteranno (donne straniere e italiane vittime di violenza con i loro bambini e nuclei familiari) sia per la diversità di percorsi di vita delle ospiti che potranno provenire dai Cas (Centri di accoglienza straordinaria) come dalle liste comunali di Rst (residenzialità sociale temporanea).

La scelta del 20 maggio come data di inaugurazione non è stata scelta a caso, perché Casa Chiaravalle apre le sue porte e si presenta come luogo di accoglienza che vuole occuparsi di tutti, aprendosi alla cittadinanza per portarla a sé con una serie di progetti legati al territorio su cui sorge. L’apertura di Casa Chiaravalle si inserisce nel palinsesto culturale e sociale di “Insieme senza Muri”, la maratona socio-culturale dell’accoglienza di Milano che si chiuderà, dopo un mese di eventi, il 23 giugno con Ricetta Milano. Una decisione – rimarca una nota – fortemente voluta da Istituzioni Pubbliche e realtà del Terzo settore per valorizzare la scelta politica della città a supporto del simbolo dell’accoglienza senza muri che Casa Chiaravalle rappresenta. Del resto, si tratta di un luogo risultato di un cammino condiviso tra Passepartout Rete di imprese sociali (che riunisce La Cordata, FuoriLuoghi, Tuttinsieme, Progetto Integrazione e Genera) e i partner istituzionali (l’assessorato alle politiche sociali del Comune di Milano, la Città Metropolitana, MM società metropolitana milanese), il privato sociale e la società civile. Nella ristrutturazione si sono impegnati Passepartout, Bpm Spa e l’associazione Amici di Casa Chiaravalle.

«La sfida è dimostrare che le buone pratiche dell’accoglienza mettono in primo piano le persone con i loro bisogni e le loro risorse. Per noi ogni individuo è al centro del nostro pensiero e della nostra azione. Ed è proprio a partire da questo, che pensiamo a Casa Chiaravalle come emblema di un modello di riutilizzo di un bene confiscato alla mafia, restituito ai cittadini quasi a voler significare un riscatto che la società civile, nel suo insieme, si prende nei confronti della criminalità organizzata. Nel nome di un nuovo concetto di accoglienza diffusa, dove l’incontro tra le differenze tutte diventi un valore e non un problema. A Casa Chiaravalle s’imparerà a vivere insieme», sottolinea il presidente di Passepartout Silvia Bartellini. Da parte sua l’assessore Pierfrancesco Majorino sottolinea come Casa Chiaravalle sia una scommessa da vincere insieme e che lui immagina come «un punto di arrivo e di ripartenza perché da una parte accoglie e offre ospitalità e dall’altra deve dare la possibilità a chi è accolto di costruirsi una vita migliore rispetto a quella che ha fin lì conosciuto. Le iniziative a favore delle persone in difficoltà devono passare non solo attraverso interventi che aiutano, ma anche attraverso interventi che stimolano. Per questo, a me piace pensare che Casa Chiaravalle possa diventare un modello – che metta al centro le persone – da replicare in altri luoghi».

Tre i macro obiettivi che questa nuova realtà si è data: socialità, agricoltura e accoglienza e il riscatto femminile sarà la chiave di lettura con cui si declineranno i tanti progetti che si svilupperanno non solo dentro ma anche attorno a un luogo per definizione aperto perché – ricorda una nota – “Oggetto dell’accoglienza non può essere solo la persona accolta, ma necessariamente anche il territorio che l’accoglie”.

Sfruttando il potenziale di sviluppo di Casa Chiaravalle (3 ettari di giardino, 7 ettari di terreno agricolo, 700 mq di capannoni, 1300 mq di immobili), l’intento è di garantire alle 70 persone che vi vivranno un mix abitativo culturale e formativo unico. Attorno a loro gli operatori di Passepartout (uno staff multidisciplinare di 9/10 persone garantiranno un presidio e un accompagnamento giornaliero costante), associazioni non profit e cittadini volontari aiuteranno a far crescere bosco, orti, giardini e ad avviare percorsi di formazione lavoro. Come quello legato alla sartoria interna, partito con la donazione di quattro macchine per cucire (ricevute da NoWalls e Caterina Nicolano, responsabile della Sartoria di San Vittore), quello di Food Forest (in collaborazione con City Forest Community), che prevede la costruzione condivisa di un bosco naturale e workshop di permacultura, il progetto europeo Food Relations sul cibo come veicolo di dialogo interculturale in collaborazione con l’ong Acra e l’associazione Kamba Food, o ancora quello della scuola di italiano per le richiedenti asilo e le rifugiate (affidata a NoWalls e aperta anche ai residenti di origine straniera che abitano il territorio).

«Abbiamo pensato di dedicare questo spazio di accoglienza alle donne – anche se non saranno le uniche accolte per evitare ghetti – perché purtroppo, indipendentemente dal Paese di provenienza o dal ceto sociale, assistiamo quotidianamente a violenze di genere», sottolinea Silvia Bartellini. «Di fronte a quanto accade in Italia, dove oramai i femminicidi sono all’ordine del giorno, e alle inaudite violenze subite dalle donne migranti durante i loro viaggi, abbiamo pensato fosse necessario dedicare un posto di accoglienza e di cura a loro. Casa Chiaravalle esprime al meglio, la filosofia d’accoglienza di Passepartout, che progetta i propri interventi creando occasioni di conoscenza e vivendo la relazione come primo e unico antidoto alla paura che il diverso da noi incute».

Il progetto di accoglienza di Casa Chiaravalle, gestito da Passepartout, ha visto scendere in campo diversi attori a partire dalle cooperative socie di Passepartout e al loro fianco Agesci Lombardia, Altavia, l’Associazione Il Borgo di Chiaravalle, l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, il Centro Violenza sulle Donne della Mangiagalli, la Cooperativa Alice, la Cooperativa Terrenuove, MM Metropolitana Milanese (ente gestore delle case popolari del borgo con cui – si legge in una nota – è iniziata la riflessione e la condivisione di possibili progettazioni), NoWalls, S.C.I Servizio Civile Internazionale, gli Universitari Costruttori e tanti altri.

Domenica 20 maggio le porte di Casa Chiaravalle si apriranno alle 15,30, all’inaugurazione ufficiale interverranno accanto alla presidente di Passepartout Silvia Bartellini, il sindaco Giuseppe Sala l’assessore Majorino e la delegata del sindaco alle pari Opportunità Daria Colombo e il presidente dell’associazione Amici di Casa Chiaravalle Carlo Todini. In programma testimonianze, musica, arte e un barbecue serale.


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