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Contratto M5S-Lega, ovvero, il neo statalismo

L’analisi della Bozza di contratto attraverso le ricorrenze delle parole chiave. Nessuna ricorrenza per Terzo settore, non profit, volontariato, impresa sociale. Al centro l’ente pubblico nelle sue declinazioni centrali e locali. Un ente pubblico, indebitato per oltre 2000 miliardi, chiamato a tutelare. Auguri

di Riccardo Bonacina

Dimmi come parli e ti dirò chi sei, dimmi che parole usi e ti dirò cosa farai. La bozza di “Contratto per il cambiamento” rilasciata ieri sera alle 19, al netto delle parti evidenziate “in colore GIALLO che necessitano di un ulteriore vaglio in sede Contrattuale e quelle evidenziate in colore ROSSO che necessitano di un vaglio politico primario” (letterale), può dirci molto di quello che probabilmente succederà nei prossimi mesi.

Detto che la prima impressione è che più di un Contratto di Governo si tratti di una piattaforma elettorale giacché mancano ancora le indicazioni per le coperture delle misure che si prevedono e un cronoprogramma che non dubitiamo sarà rilasciato nella versione finale, abbiamo provato ad analizzare il testo sulla base delle ricorrenze di alcune parole per noi importanti. Si tratta di un primo screening che necessiterà di una verifica sul testo finale del Contratto. Intanto ecco il risultato di una prima analisi.

La sparizione del Terzo settore

Nella bozza di Contratto il mondo del Terzo settore è totalmente assente, assenti i 6milioni di volontari, le migliaia di imprese sociali, il mondo dell’associazionismo che sino a ieri erano stati considerati una risorsa enorme per lo sviluppo e la riattivazione del Paese. Da questo punto di vista la visione della bozza di Contratto è assai simile a quella espressa dal Governo Monti incapace di vedere e valorizzare l’enorme bacino di cittadinanza attiva e di produzione di valore economico e sociale di cià che sta in mezzo tra Stato e Mercato. Un territorio sociale ed economico recentemente valorizzato dalla Riforma del Terzo settore che stante queste premesse resterà probabilmente in mezzo al guado.

La parola Terzo settore contabilizza 0 ricorrenze, così come il termine Non profit (anche nella sua versione scorretta No profit), 0 ricorrenze anche per Volontariato e società civile. La parola Solidarietà contabilizza una sola ricorrenza in 40 pagine, ma è declinata così (Solidarietà nazionale”). La parola Sussidiarietà che in tempi non lontani si è meritata un articolo della Costituzione (art. 118 introdotto nel 2001) compare solo una volta ma è riferita alla sussidiarietà verticale, quella tra Stato-Regioni-Comuni. Solo la parola Associazioni/e contabilizza 6 ricorrenze, ma per tre volte riferite alle associazioni sportive dilettantistiche che conquistano un capitoletto, una volta il riferimento è ad associazioni islamiche, poi la parola compare riferita ad associazioni turistiche e dei disabili. Impressiona anche che la parola “Doveri/e” non compaia mai nel testo, ma del resto anche la parola “Diritti” è assai poco usata, solo 4 volte.

Insomma, Terzo settore bye bye. Il Contratto semplicemente non vede questa enorme risorsa, il mercato (il termine compare 5 volte), i grandi attori del mercato, ringraziano, suppongo.

Il neo statalismo

Le ricorrenze della parola Stato sono rilevanti, 8 volte, ma assai più volte, omaggio alla storia leghista, compare la parola Regioni, ben 15 volte. Insomma è l’Ente pubblico, nelle sue declinazioni centrali e locali ad essere centrale nella visione espressa dalla bozza di Contratto. Un Ente pubblico che ha il compito di “Tutelare” (il verbo compare ben 28 volte!). Tutelare i cittadini, il paesaggio, l’industria, l’agricoltura, i disabili (a cui è dedicato un capitolo in ossequio alla campagna elettorale di Salvini), ect ect.

Come l’Ente pubblico, assai straccione (oltre 2000 mld di debiti) possa poi farlo rinunciando alle energie espresse dalla società civile ce lo spiegheranno poi. Aspettiamo


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