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Politica & Istituzioni

Bentivogli: «Non c’è nessuno scontro tra élite e popolo. È una guerra tra establishment»

Il segretario generale Fim Cisl, commentando la crisi istituzionale, non ha dubbi: «chi grida al golpe tedesco finge di non vedere che dall’altra parte c’è l’asse Salvini-Putin. Comunque vada in nessun caso ci sarà un recupero di sovranità. Ora la Lega e il Movimento 5 Stelle si prendano la responsabilità di darci un governo»

di Lorenzo Maria Alvaro

Ormai dare un senso e una narrazione alle notizie che si susseguono è un esercizio che ha più a che fare con la divinazione che con l’analisi. Dalla sera di ieri sono state battute agenzie che accreditavano, nello stesso momento, scenari opposti. Si è parlato di un Carlo Cottarelli pronto a rimettere l’incarico, all’arrivo imminente della squadra dei ministri, alla riapertura delle trattative tra il Colle e il governo giallo-verde, fino a un ripensamento di Sergio Mattarella sulla figura di Paolo Savona. Intanto la Borsa italiana bruciava oltre 30 miliardi di euro. Il dibattito politico, che vede Matteo Salvini aver oscurato qualunque altro esponente istituzionale (compreso Mattarella) si è trasformato in una sorta di referendum sull’Euro complici anche le dichiarazioni esplosive del Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane Günther Oettinger. «Si sta facendo grande confusione e la crisi istituzionale non ha nulla a che fare con queste questioni», sottolinea il segretario generale Fim Cisl, Marco Bentivogli. L’intervista


Lei non crede che ci siano ingerenze europee sulle scelte politiche italiane?
Ci sono diversi piani nella discussione odierna. Da una parte il veto di Sergio Mattarella alla nomina di Paolo Savona al ministero dell’Economia che è stato dettato da un rischio di reazione dei mercati. C’è poi la questione del dibattito sull’Europa. Mattarella ha favorito la nascita del nuovo Governo per ben 84 giorni. Ma la crisi istituzionale che stiamo vivendo ritengo sia più profonda rispetto a queste questioni.

E con che cosa ha a che fare?
Qui si sta raccontando uno scontro tra élite e popolo che non esiste. Bisognerebbe cominciare a dire che c’è invece una guerra tra élite contrapposte. Tutta la pressione tedesca sulle istituzioni democratiche italiane, che sicuramente esiste, va a scontrarsi l’asse di Salvini – Putin. Un rapporto talmente reale che nei gironi scorsi si è scoperto esistere un accordo di scambio di informazioni tra i due partiti (Lega e Russia Unita). Siamo quindi difronte a due establishment che si stanno giocando una partita. Il "popolo" mi sembra in ostaggio tirato di qua o di la per aumentare il tasso di fanatismo. Comunque vada a finire, è bene essere chiari, in nessun caso è previsto un recupero della sovranità per l’Italia. Che si perde molto più sui social seguendo le fake news costruite a Mosca che nei vincoli europei. Nessuno ha replicato a Marine Le Pen che ha detto che "non abbiamo istituzioni democratiche".

E qui si apre il tema più caro a Salvini. Ridiscutere i vincoli europei per poter aumentare il deficit e fare investimenti per permettere all’economia italiana di ripartire. Non è una proposta credibile?
No, utilizzare la leva del deficit per fare più debito è il modo migliore per essere sempre meno sovrani. Quando uno Stato è indebitato perde sempre sovranità proporzionalmente al crescere del debito. Per fare ripartire la nostra economia è fondamentale riportare in Italia gli investimenti privati.

È il cuore del “Piano Industriale per l’Italia” che ha presentato nel gennaio 2018 con l’allora ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda…
Con Calenda partivamo da una banale considerazione: il 2018 sarà un anno potenzialmente critico per la tenuta finanziaria del Paese perché si allenterà gradualmente il quantitative easing di Mario Draghi. La ripresa italiana si deve in grande misura anche a questo strumento della BCE ed è per questo che è sconsigliabile e pericoloso non attenersi ai vincoli Ue. In questo contesto la nostra idea espressa in quel Piano è di utilizzare un piano di sostegno agli investimenti per far ripartire l’economia. Ma deve essere una spesa rigorosa che, con investimenti pubblici che favoriscano gli investimenti privati. La fuga dei capitali dall’industria verso le rendite e l’estero è un grave problema. Bisogna mettere in campo strumenti per riportare in Italia questi investimenti. La politica dei bonus della sinistra è stata da questo punto di vista disastrosa. La domanda, paradossalmente si è mossa di più agendo sull'offerta.

Eppure il dibattito pubblico è più concentrato in questa rissa pro o contro l’Europa…
In questo momento l’Italia sta parlando di derive autoritarie, di sovranità nazionale e di politiche monetarie come se si discutesse di calcio. E tutto informandosi su Facebook. Una dialettica che sta portando ad un fanatismo delle posizioni proporzionale all’ignoranza a chi le esprime. La nostra fortuna, bisogna dirlo, è aver scelto l’euro. L’Italia ha fatto il surplus della bilancia commerciale di 31 miliardi di euro nel 2016 cresciuto ancora nel 2017. Tutte le forze politiche prima di parlare di economia dovrebbero prima andare a guardare dove abbiamo fatto questa performance dell’export. La risposta è nella zona Euro o nelle aree a valuta forte. L’economia raccontata da Bagnai e Borghi più che una scienza sembra una macchietta ridicola. Siamo vittime dell’analfabetismo funzionale.

Ma da questo impasse istituzionale come si esce?
Io penso che il Governo Salvini-Di Maio debba partire e prendersi le proprie resposnabilità. «Nessuno ha vinto le elezioni e sono loro i due migliori perdenti che però non hanno, da soli il 51%», come ha detto Sabino Cassese (Giudice emerito della Corte costituzionale ndr), per cui tocca a loro l’onere e l’onore di guidare il Paese, sbagliato non consentirlo.

Ma se Sergio Mattarella dovesse fare marcia indietro rispetto a domenica non trova che la sua posizione si farebbe politicamente insostenibile?
Non è così. Ricordiamoci che abbiamo da tre mesi il Parlamento inattivo. Mattarella ha fatto di tutto per agevolare il loro Governo. Che si è bloccato esclusivamente su un nominativo. Non è responsabilità del Presidente della Repubblica ma delle forze politiche. E sinceramente mi sarei aspettato da un profilo istituzionale come quello di Paolo Savona un comportamento differente. Un uomo di 83 anni con il suo curriculum non può permettere che il Paese si spacchi sul suo nome, essere golosi di incarichi a quell'età è patetico.

Quindi niente elezioni?
Me lo auguro. Non ci possiamo permettere un’altra campagna elettorale. Non c’è tempo. Abbiamo già perso più 30 miliardi di euro. Non si può andare avanti così. Stiamo parlando di una cifra che coprirebbe due Leggi di bilancio. È una cosa inaccettabile. Ora si dia stabilità al Paese. Bruciare come arta straccia denaro faticosamente guadagnato da risparmiatori e pensionati e vergognoso.


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