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C’è il DPCM: 40 milioni per i rimborsi delle spese adottive

Firmato il DCPM che stanzia 40 milioni di euro per i rimborsi delle spese sostenute per le procedure di adozione internazionale concluse fra il gennaio 2012 e il dicembre 2017. C'è un tetto massimo: 3mila e 5mila euro, collegato a due fasce di reddito. Sono 11.138 le coppie coinvolte in questi sei anni

di Sara De Carli

Il DPCM è arrivato: ci sono 40 milioni di euro per i rimborsi per le spese adottive sostenute dalle famiglie tra il 2012 e il 2017. A dare la notizia tanto attesa è la Commissione Adozioni Internazionali, che annuncia la imminente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che stanzia le risorse necessarie e definisce le modalità di presentazione delle domande di rimborso. «Il decreto è stato firmato intorno alla metà di maggio, porta la firma della sottosegretaria Boschi, sta completando i passaggi necessari, la pubblicazione è davvero imminente», conferma la vicepresidente Laura Laera. «Le risorse stanziate sono attorno ai 40 milioni, per le sei annualità». La Commissione intorno alle 16 ha poi pubblicato sul proprio sito il testo del DPCM (qui il link), che porta la data del 3 maggio 2018 e il timbro della Corte dei Conti in data 28 maggio.

Avranno accesso al rimborso i coniugi che hanno concluso un procedimento adottivo o affidamento pre-adottivo fra il 1° gennaio 2012 e il 31 dicembre 2017. Si tratta, andando a sommare i numeri delle procedure adottive indicati dalla Cai nei vari report statistici, di 11.138 coppie coinvolte, che hanno adottato 13.664 minori. Le domande andranno presentate tramite il portale on line “Adozione Trasparente” e non saranno prese in considerazione le istanze di rimborso eventualmente inviata alla CAI in questi anni: «si inviato le coppie che hanno già trasmesso l’istanza a formulare nuova istanza secondo le modalità qui specificate», indica la Commissione.

Il 50% delle spese sostenute per adozione sono deducibili: questo rimborso riguarda l’altro 50% delle spese sostenute per le procedure di adozione di minori stranieri. I rimborsi andranno a coprire una parte di queste spese, «con un tetto massimo di 3mila e 5mila euro, collegato a due fasce distinte di reddito», precisa la vicepresidente Laera, «le condizioni economiche sono diverse rispetto al passato». La semplice divisione dei 40 milioni di euro per le 11.138 coppie farebbe diversamente 3.591 euro di rimborso ciascuna. Il DPCM prevede invece un rimborso pari al 50% delle spese e fino a un massimo di 5mila euro per i genitori che abbiano un reddito complessivo fino a 35mila euro e un massimo di 3mila euro per chi ha un reddito complessivo fra 35mila e 70mila euro.

La bomba “rimborsi” era esplosa nel luglio 2017, quando la Commissione Adozioni Internazionali aveva annunciato che entro fine anno sarebbero stati liquidati i rimborsi per le adozioni concluse nel 2011 ma che dopo quell’anno non sarebbe stato dato seguito ad altre istanze di rimborso, poiché non c’erano più soldi stanziati e il DPCM in essere – firmato da Giovanardi nell’agosto 2011 arrivava appunto solo a coprire il 2011. I rimborsi relativi al 2011, fermi da anni, sono stati liquidati effettivamente entro la fine del 2017, con 1.560 rimborsi liquidati per il 2011. L’anno scorso il Coordinamento CARE aveva lanciato una petizione che aveva raccolto più di 8.300 firme in pochi giorni, per chiedere che “subito” il Governo firmasse il DPCM per il rimborso delle spese adottive dal 2012 in poi. Nei mesi successivi si era acceso il dibattito su eventuali nuovi criteri per i rimborsi, con la vicepresidente Laera che più volte in questi mesi ha espresso il suo orientamento per un approccio diverso dal passato. Più volte è stata posta anche la domanda circa la possibilità di avere rimborsi per quelle adozioni che non sono andate a buon fine come ad esempio per il caso Airone in Kirghizistan: «Il DPCM non affronta questo tema, riguarda solo le adozioni concluse», dice Laera.

Foto Unsplash


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