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Il viaggio protagonista del Festival delle Colline Torinesi

Prende il via il 1 giugno la 23esima edizione dell’evento ideato dall’associazione omonima con la Fondazione Teatro Piemonte Europa. Appuntamenti di rilievo internazionale e una rinnovata attenzione alla drammaturgia contemporanea. Tra i temi in scena le migrazioni storiche e moderne

di Redazione

Il viaggio e le migrazioni sono uno dei temi ricorrenti della ventitreesima edizione di Torino Creazione Contemporanea – Festival delle Colline Torinesi che prende il via venerdì 1 giugno e proseguirà fino a venerdì 22 giugno. Il Festival 2018 ideato e progettato dall'Associazione Festival delle Colline Torinesi è realizzato in sinergia con la Fondazione Teatro Piemonte Europa con la quale ha dato vita a un nuovo progetto sul contemporaneo, legato all’innovazione e alla ricchezza delle espressioni artistiche.
In calendario appuntamenti internazionali di rilievo con una rinnovata attenzione alla drammaturgia contemporanea, che hanno come tema il viaggio, in tutte le sue declinazioni, come in Empire di Milo Rau (sabato 16 ore 22 e domenica 17 ore 20 – Teatro Astra), dove protagonisti sono quattro attori/migranti che raccontano le loro odissee. La narrazione trascende i destini dei singoli individui per aiutare a capire cosa stia davvero capitando all'Europa. Alla stessa domanda prova a rispondere la compagnia greca Blitz Theatre Group che in Late Night (martedì 5 ore 20 e mercoledì 6 ore 22, Teatro Astra) raffigura un’Europa prossima ventura ferita e decadente. Tre uomini e tre donne danzano in una sala da ballo devastata da bombardamenti e violenze terroristiche. Le migrazioni come fenomeno culturale e di dibattito ritornano in Birdie (martedì 12 mercoledì 13 ore 20 teatro Astra) di Agrupación Senor Serrano, compagnia catalana che ironicamente accosta i migranti agli uccelli di Hitchcock, portando in scena anche 2000 miniature di animali. Un viaggio che diventa fuga pure da se stessi è quello di Roberto Zucco (in prima nazionale il 12 e 13 giugno alle ore 19,30, mercoledì 13 ore 20,45 e infine dal 15 al 17 giugno alle ore 18 al Teatro Gobetti), rilettura di Koltès, per lo Stabile di Torino, di Licia Lanera. Ancora il viaggio, il più iperbolico dei viaggi, quello interplanetario è raccontato da Vico Quarto Mazzini in Vieni su Marte (in prima nazionale mercoledì 6 e giovedì 7 alle ore 20 alla Casa del Teatro), Premio Siae Sillumina.

Il Festival, diretto da Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, presenta autori, registi, interpreti e compagnie di Francia, Svizzera, Spagna, Grecia, Romania, Iran, Costa d'Avorio e Italia. Ventitrè gli spettacoli, 8 le prime nazionali, tante le collaborazioni fra le quali quelle con Teatro Stabile di Torino, Piemonte dal Vivo, Casa del Teatro Ragazzi e con altre istituzioni non teatrali come il Museo Nazionale del Cinema e la Fondazione Merz.

L’evento di apertura è invece caratterizzato dal rapporto tra le generazioni e i sessi. Venerdì 1 giugno e sabato 2 giugno (ore 18 – 20 – 22 al Teatro Astra) va in scena la Trilogia sull’identità di Liv Ferracchiati, che indaga sulla percezione di sé nel contesto familiare e sociale. Il pubblico potrà assistere, nella stessa serata, a Peter Pan guarda sotto le gonne, Stabat Mater e Un eschimese in Amazzonia.
In prima nazionale e seconda mondiale si potrà assistere alla nuova creazione dell’iraniano Amir Reza Koohestani Summerless (sabato 9 alle ore 22 e domenica 10 alle ore 18 al teatro Astra) in cui si riflette sul rapporto fra uomini e donne, giovani e vecchi, nel contesto di un mondo in radicale cambiamento.
Tra i tanti spettacoli in cartellone (qui il calendario completo) anche il premio Ubu per il migliore spettacolo dell'anno 2017 Macbettu, il Macbeth recitato in sardo e, nella pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini. Un titolo che si collega a uno dei temi ricorrenti del Festival “l’insoddisfazione della lingua”.
A chiudere l’edizione 2018 del Festival sarà venerdì 22 alle ore 22 (alla Lavanderia a Vapore di Collegno) Aiace di Linda Dalisi e Matteo Luoni che riscrivono la tragedia di Sofocle e sottolineano l’impotenza dell’uomo di fronte alle trasformazioni del mondo e dei rapporti sociali. È interpretato dall'attore ivoriano Abraham Kouadio Narcisse.

In apertura immagine da Empire di Marc Stephan


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