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Economia & Impresa sociale 

Stronati confermato a Confcooperative Lavoro e Servizi

«Prima la persona, poi gli utili. Rischiamo 5,7 milioni di lavoratori poveri entro il 2050. Valorizzare il 15% di PIL speso in Public Procurement» è l’appello lanciato al governo dopo la riconferma alla presidenza da parte dell’assemblea nazionale delle imprese cooperative industriali e dei servizi di Confcooperative che danno lavoro a 193mila persone e fatturano 6,6 miliardi di euro

di Redazione

«Il lavoro resti al centro, sia difeso e tutelato il suo valore. Le cooperative, quelle vere, da sempre producono e creano lavoro. Non delocalizzano, non spostano capitali e siti produttivi all’estero. Sono imprese del territorio, imprese di persone e lavoratori che creano reti di servizi per i cittadini e per le comunità. Prima la persona poi gli utili». È l’invito che Massimo Stronati lancia al governo dopo la sua riconferma alla presidenza di Confcooperative Lavoro e Servizi da parte dell’assemblea nazionale delle imprese cooperative industriali e dei servizi di Confcooperative che danno lavoro a 193.000 persone e fatturano 6,6 miliardi di euro.

Secondo una fotografia scattata dal Censis per Confcooperative Lavoro e Servizi sono 158mila i sottoccupati con età compresa fra i 25 e i 34 anni; 650mila gli occupati part-time involontario sempre nella stessa fascia d’età, 415mila i giovani in posizioni di lavoro non qualificate.
Su oltre 2 milioni e 700mila lavoratori a rischio povertà in Italia, 320mila hanno un’età compresa fra i 20 e i 29 anni. A questi vanno aggiunti, 3 milioni e 305mila lavoratori irregolari e 3 milioni di Neet tra i 18 e i 35 anni. Tutti questi segmenti presentano un grado di vischiosità che non consente crescita professionale, né opportunità di uscita dalla condizione di precarietà. Un quadro drammatico che rischia di creare 5,7 milioni di pensionati poveri entro il 2050.

«Inoltre nel nostro Paese i valori relativi alla produttività, sono fermi ormai da anni, ed è necessaria una transizione verso modelli produttivi in cui l'innovazione, espressa anche nella forma della digitalizzazione, possa contribuire a rendere più competitive le nostre imprese e più competenti i lavoratori, senza escluderli, ma facendoli crescere in formazione e qualità. Oggi sono oltre 60.000 i posti di lavoro disponibili nell’imprese 4.0, ma non c’è personale adeguatamente formato per ricoprire queste mansioni. Nella nostra visione la dignità della persona e il valore del lavoro devono essere al centro del modello» prosegue Stronati. «Oggi dobbiamo decidere cosa fare per quei lavoratori che saranno espulsi dal mercato del lavoro. Le previsioni indicano oltre 3 milioni di lavoratori a rischio esclusione dal mercato nei prossimi 15 anni. Dobbiamo interrogarci su come riassorbirli. Quale dignità del lavoro si potrà garantire loro. Su queste temi ci auguriamo un confronto proficuo e serrato con il nuovo Governo. Noi faremo la nostra parte come abbiamo sempre fatto».

«Una grande leva di sviluppo per il nostro Paese potrebbe essere rappresentata dal Public Procurement» continua. «L'Italia investe già oltre il 15% del PIL negli appalti pubblici, una mole di risorse enorme. È necessario che ci sia una visione strategica degli acquisti pubblici, sul mercato del public procurament serve chiarezza, maggiore partecipazione, maggiore confronto».

«Stiamo dimostrando con i fatti che quando in una comunità opera la cooperazione vera, intesa come servizi alle persone, alle imprese, alla collettività, in quei territori il valore del lavoro e la dignità delle persone resiste», sottolinea Stronati. «Purtroppo siamo afflitti dal problema della falsa cooperazione che rappresenta numericamente una fetta assolutamente marginale rispetto a quella sana. Le cooperative offrono lavoro che a sua volta crea lavoro, crea nuovo welfare, crea futuro».


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