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Cooperazione & Relazioni internazionali

Gli effetti della liberazione dal voodoo sulle vittime di tratta

Tre mesi fa la massima autorità religiosa nell’Edo State, in Nigeria, aveva lanciato una maledizione contro chiunque utilizzasse il voodoo per costringere le ragazze alla prostituzione. Per molti un atto rivoluzionario, eppure gli effetti non sono chiari

di Ottavia Spaggiari

Un atto rivoluzionario. Era stato salutato così da molti il rito sciamanico celebrato dall’Oba, Ewuare II, la massima autorità religiosa nell’Edo State, nella Nigeria Meridionale. Lo scorso marzo, in una cerimonia solenne, infatti l’Oba aveva proclamato la liberazione dal Voodoo di tutte le ragazze costrette alla prostituzione, mettendo al bando l’utilizzo di questo rituale come strumento di ricatto.
È proprio questo metodo usato dagli sfruttatori, per la maggior parte donne, le cosiddette madame, per sigillare la promessa di ripagare il proprio debito di viaggio.

L’antefatto

«È un atto che ha una valenza spirituale ma non legale», spiega Marzia Gotti, responsabile della prossimità territoriale di Lule, l’associazione che, con più di vent’anni di lavoro alle spalle, rappresenta una dei principali soggetti in nord Italia ad occuparsi di lotta al traffico di esseri umani e assistenza alle vittime di tratta.

«Sicuramente rappresenta un grosso passo avanti. Il padre dell’attuale Oba aveva solamente parlato di cifre, sostenendo che il debito di viaggio che le ragazze pagano alle proprie sfruttatrici e che è sancito proprio con il Juju, non dovesse superare i settemila euro (solitamente si aggira tra i 30mila e i 60mila euro n.d.r.)».

È dunque la prima volta che un’autorità religiosa condanna l’utilizzo del voodoo per fini di sfruttamento. «L’Oba ha convocato tutti i cosiddetti “native doctor”, i sacerdoti locali e ha lanciato un maleficio contro tutti coloro che utilizzano il Juju per fini di sfruttamento». Oltre a bandire il rito per il futuro sono stati annullati anche tutti i debiti pregressi. «Durante il rito vengono prelevati capelli, unghie ed effetti personali delle ragazze, che vengono poi messi in una busta e spesso seppelliti. L’Oba ha dato tre mesi di tempo ai native doctor e alle madame per la restituzione di queste cose e, anche nel caso gli oggetti non vengano ritrovati, ha stabilito che il voodoo deve considerarsi spezzato».

I motivi

«Inoltre Ewuare II è una persona istruita, ha studiato in Europa, ha fatto l’università a Londra. Ha una sensibilità diversa dal padre», nota Marzia Gotti.

Come ha riportato il Post, il New York Times ha attribuito la forte presa di posizione dell’Oba ad una serie di documentari prodotti dalla Cnn proprio sul traffico e lo sfruttamento nell’Edo State. Ewuare II sarebbe rimasto profondamente oltraggiato dal vedere la propria terra ritratta come “la culla del traffico di esseri umani” dalla Cnn. Allo stesso tempo, anche Julie Okah-Donli, direttrice dell’Agenzia Nazionale Nigeriana contro il Traffico di Persone, ha portato avanti un lavoro di advocacy importante, illustrando personalmente all’Oba il problema del Juju usato come ricatto dagli sfruttatori.

«Sicuramente la decisione di Ewuare II è il frutto di un lungo e complesso lavoro di pressione politica internazionale, anche a fronte dei numeri crescenti relativi allo sfruttamento delle ragazze provenienti dall’Edo State», continua Gotti.

Il problema tratta dalla Nigeria è risolto?

La notizia dell’editto di Ewuare II ha raggiunto velocemente le donne sfruttate sulle strade d’Europa: «tutte sanno della cerimonia», spiega Marzia Gotti. Gli effetti però non sono stati esattamente quelli che ci si aspettava.
«Alcune hanno lasciato la strada ma in altri casi le madame, spaventate dalla fuga, hanno stretto le maglie, esercitando metodi di pressione e controllo ancora più pesanti. Molte poi, anche se libere, non sono riuscite a fare lo scarto e intraprendere dei percorsi di fuoriuscita». Sono queste forse le situazioni più critiche. Chi infatti non ha più una madame, rischia di trovarsi catapultata improvvisamente in un circolo di sfruttamento senza più intermediari, complessissimo, gestito dalla criminalità organizzata, in cui è sempre più difficile orientarsi.

«Magari adesso non hanno più il giogo del debito, ma improvvisamente l’affitto del posto letto e del joint (la postazione in strada n.d.r.) diventano altissimi», spremuti all’inverosimile dagli altri anelli della catena del traffico di esseri umani. «Se cambiano di nuovo le modalità di sfruttamento e gli indicatori non si riconoscono più, allora come si fa ad uscirne?»

Tristemente il voodoo era, di fatto, un punto cardinale nel labirinto del traffico di esseri umani. «Sicuramente la cerimonia dell’Oba rappresenta una condanna epocale, ma gli effetti sperati, possono essere circuiti. In questo momento siamo ancora in una fase di osservazione. Questo atto impone una riorganizzazione dei sistemi di sfruttamento». E Gotti sottolinea che, in realtà, un cambiamento nelle tendenze si era già avvertito, prima dell’intervento di Eware II. «Nell’ultimo anno si è parlato tanto di Nigeria, ma anche lo sfruttamento proveniente dall’Europa dell’Est ha numeri importanti». Nel periodo tra il 1 dicembre 2017 e il 31 maggio 2018, sul territorio seguito da Lule la prima nazionalità presente in strada è la Romania, seguita dall’Albania e la Nigeria è "solo" al terzo posto. «Lo scorso anno, nello stesso periodo la Nigeria era al primo posto».

Gli effetti possibili

Tra i possibili cambiamenti in seguito alla cerimonia dell’Oba, che si aspettano le organizzazioni anti-tratta, anche un cambio di provenienza geografica delle donne, perché, come ricorda Gotti: «Questo provvedimento riguarda solo l’Edo State, ha un carattere fortemente zonale. Basta andare in altre aree dove il Juju è praticato, anche solo nel Delta State, e l’editto di Eware II non ha validità».
Tra gli strumenti più auspicabili a livello normativo, secondo Gotti, vi sarebbe una legge sulle confische dei beni nel Paese di origine di chi è stato condannato per sfruttamento, un provvedimento che richiederebbe la collaborazione tra stati europei e Nigeria.

«Il problema è che abbiamo fatto un’operazione di semplificazione, per cui si pensa che le ragazze nigeriane si prostituiscono per via del voodoo. In realtà questo è solo uno degli strumenti associati al pagamento del debito di viaggio e utilizzati per lo sfruttamento. Chi arriva sulle nostre strade, però, ha alle spalle delle storie di violenza e disagio profonde che trascendono il voodoo, si tratta di dinamiche molto più complesse».

Foto: Jonathan Hyams/ Save the Children


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