Cooperazione & Relazioni internazionali

Migranti: la Spagna diventerà la nuova Italia?

L’apertura di Valencia allo sbarco dell’Aquarius arriva in un momento particolare per la Spagna, in cui il Paese ha visto aumentare gli arrivi del 54%. Eppure è ancora presto per capire se sarà Madrid il faro dei diritti umani europei

di Ottavia Spaggiari

Sarà Valencia ad accogliere i 629 naufraghi, bloccati da domenica scorsa nel Mediterraneo, tra Italia e Malta. Tra loro 123 minori tra i 13 e i 17 anni, 11 bambini piccoli e 7 donne incinte. Diverse le persone con gravi ustioni chimiche, principi di annegamento e ipotermia.

Dopo che il governo aveva rifiutato l’assegnazione di un porto, il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez ha annunciato, nella giornata di ieri, la disponibilità ad accogliere le persone, dichiarando che: «È nostro obbligo aiutare ad evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro».
L’Aquarius ha trasbordato 500 passeggeri su due imbarcazioni italiane, una della Marina Militare e l’altra della Guardia Costiera, che continueranno a scortare la nave di SOS Mediterranee fino al porto, per altri 4 lunghi giorni di navigazione.

Da molti il gesto di Sanchez è stato interpretato come una chiara presa di posizione e uno stacco dal governo precedente di Rajoy e che arriva in un momento particolare per la Spagna. Se infatti dall’inizio dell’anno l’Italia ha visto sbarcare 14.286 migranti (fonte Unhcr), circa il 78% in meno rispetto allo stesso periodo lo scorso anno, la Spagna ha registrato un incremento del 54% con 11.308 persone arrivate. Si tratta in realtà di numeri molto contenuti, ben diversi dalle cifre che aveva affrontato la Grecia nel 2015 quando, secondo Unhcr, erano arrivate nel Paese 800mila profughi provenienti prevalentemente dal Medio Oriente, in fuga da guerre e crisi umanitarie.
Dall’inizio del 2018 sono 12.065 le persone sbarcate in Grecia. È dunque chiara la diminuzione della forbice tra l’Italia e gli altri due Paesi del Mediterraneo, anche se, secondo Riccardo Gatti, portavoce dell’Ong spagnola impegnata in operazioni di ricerca e soccorso in mare, la Spagna non diventerà il nuovo punto di accesso privilegiato all’Europa per chi è costretto a lasciare il proprio Paese, in fuga da conflitti e povertà e alla ricerca di un futuro migliore.
«Di fronte alla Spagna c’è il Marocco, uno stato gestito, la cui situazione non può essere paragonata assolutamente a quella della Libia», inoltre Gatti ricorda che, nonostante l’apertura di Sanchez, la Spagna ha una lunga storia di respingimenti. «Non possiamo scordare quando le autorità spagnole hanno sparato proiettili di gomma ai migranti, uccidendoli», continua Gatti, riferendosi all’episodio di quattro anni fa, quando diverse persone erano annegate nel tentativo di raggiungere a nuoto dal Marocco l’enclave spagnola di Ceuta, una rappresentazione fisica, insieme alla vicina Melilla, di una storica e durissima politica restrittiva.

È dunque presto per capire se la Spagna diventerà un modello a cui guardare per i diritti umani europei.


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