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I volontari: le mani operose per i poveri

Nona edizione del Bilancio sociale dell’associazione che dedica il focus ai suoi 906 volontari. Nei numeri gli indici virtuosi del modello di Osf che mostrano come il ritorno ai poveri in termini di servizi gratuiti offerti è pari al 165% del valore delle donazioni ricevute, generando per ogni euro ricevuto 1,48 euro in servizi erogati

di Antonietta Nembri

A Opera San Francesco hanno scelto un’immagine per raccontare il Bilancio sociale 2017: le mani. Quelle di volontari che incontrano le mani dei poveri «una stretta di mano è un silenzioso gesto di accoglienza» ha sottolineato padre Maurizio Annoni presidente di Osf assente per motivi di salute, nel suo intervento letto da fra Marcello Longhi, vicepresidente di Osf. «Spesso abbiamo ribadito che i dati offrono uno spaccato della nostra azione, sono necessari ma non sono sufficienti a raccontare la storia umana», ha sottolineato ancora nel suo intervento Annoni ricordando come i numeri siano la declinazione di parole quali fraternità, condivisione, fraternità, professionalità, aiuto, partecipazione, lavoro di rete. E i numeri, anche in questa nona edizione del bilancio sociale sono importanti basterebbe una sintesi: 26.487 ospiti accolti, oltre 783mila pasti distribuiti (da ottobre 2017 accanto alla mensa di via Concordia vi è anche quella di piazza Velasquez), 34.440 visite mediche, quasi 10mila cambi d’abito e 60mila farmaci distribuiti. Per non parlare dei 906 volontari, 44 collaboratori, 110mila donatori e le 44.117 preferenze per il 5 per mille. Dati che dicono molto, ma non tutto, perché è nel titolo scelto per l’edizione di quest’anno del bilancio sociale che si trova la filosofia dell’intervento dell’associazione: “Le nostre mani all’opera. Gestire le risorse, organizzare l’aiuto” come nelle parole di papa Francesco scelte da padre Annoni per chiudere il suo intervento: “È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà e neanche della tenerezza!”.


Al tavolo, da sinistra: Soglio, Grumo, fra Marcello, Nissoli, Cisternino e Renai

Le mani come simbolo e i volontari come focus sia del Bilancio sociale (una sezione è dedicata alla valutazione dei volontari su Osf) sia della tavola rotonda che (nella mattinata di mercoledì 12 giugno) ha visto la partecipazione con fra Marcello, dell’assessore regionale alle Politiche sociali, abitative e disabilità, Stefano Bolognini, del presidente del Ciessevi (Centro servizio per il volontariato della Città metropolitana di Milano), di Guido Cisternino, responsabile Terzo settore ed economia di Ubi Banca che ha testimoniato la sua esperienza di volontariato aziendale ed Erika Renai, attrice e volontaria di Osf.
Bolognini ha voluto ricordare l’importanza delle organizzazioni che raccolgono e distribuiscono il cibo «ma il tema vero è che nonostante gli sforzi il numero dei poveri assoluti sta crescendo anche nella nostra regione e e nella nostra città, soprattutto tra i giovani». E sull’azione regionale ha auspicato una sburocratizzazione per trovare forme più efficaci ed efficienti per contrastare la povertà sociale invitando Osf in Commissione «per raccontare un’esperienza che possa essere di ispirazione». Un affondo sul mondo del volontariato è stato fatto ad Ivan Nissoli che ha voluto ricordare come uno dei suoi frutti sia l’essere «una parte significativa del welfare di questo Paese», perché i volontari hanno capacità di leggere i bisogni e dare risposte. C’è però la sfida del cambio generazionale: le organizzazioni devono diventare sempre più capaci di offrire proposte adeguate ai tempi «servono fantasia, creatività e progettualità per incontrare i giovani che hanno voglia di partecipare, ma in modo differente» ha ricordato.

Fra Marcello Longhi, da ottobre coordinatore dei volontari di Osf, ha raccontato le motivazioni di chi chiede di fare volontariato «c’è chi dice di voler restituire qualcosa del bene che la vita gli ha dato. È una provocazione questa voglia di restituire. Ma c’è anche il giovane che dopo aver vissuto ai margini “a 16 anni ero in strada” ora vuole aiutare altri a venirne via». Fra Marcello ha anche parlato dell'esperienza con le scuole invitate a sperimentare il volontariato in Osf «una ragazzina dopo aver fatto esperienza con noi ha detto “non mi lamenterò più”».

«La prima cosa che ho notato è la professionalità: per distribuire 1300 pasti in tre ore devi avere una macchina perfetta» è la prima osservazione di Cisternino che è uno dei 166 volontari aziendali (provenienti da 11 aziende) che hanno prestato 498 ore di volontariato a Osf nel 2017. «In Ubi ci crediamo e dal 2014 è una pratica estesa a tutto il gruppo». Ritornando alla sua esperienza in Osf ha sottolineato di aver incontrato persone che «fanno tutto con il sorriso e con amore».
«Sono cresciuta facendo volontariato un pomeriggio a settimana fin dalla scuola e se non lo faccio è come se mi mancasse qualcosa», ha rivelato Erika Renai che al di là del volontariato in mensa ha dato vita a un corso di teatro con gli ospiti di Osf «è un’avventura molto bella, anche se siamo in ritardo di un anno. A ogni lezione si ricomincia, a volte sono io l’allieva» ha concluso rivelando come il teatro per gli ospiti di Osf sia uno strumento per migliorare la relazione con l’altro. Concludendo la tavola rotonda, moderata dalla giornalista del Corriere della Sera /Buone notizie Elisabetta Soglio, fra Marcello ha detto «Osf sta in piedi per il lavoro dei volontari e questo è un fatto».

L’illustrazione del Bilancio sociale è stata affidata al professor Marco Grumo della Cattolica di Milano, responsabilità della divisione non profit di Altis che ha sottolineato come nella nostra società ci siano «organizzazioni che creano povertà e altre che la combattono, organizzazioni attente e che come Osf che mostrano una vera responsabilità sociale».
Grumo riferendosi a Opera San Francesco ha parlato di «grande qualità nella gestione della complessità del bisogno, generando un valore sociale superiore» basti pensare al rendimento sociale medio delle donazioni in moneta – 165% – o al tasso di conferma delle ore di attività dei volontari 1,12 come delle donazioni di merci 1,01.
La complessità è data anche dalla provenienza dei 26.487 utenti: ben 137 nazioni.