Welfare & Lavoro

Se la crisi economica è finita, la povertà resiste

Presentato il Bilancio sociale 2017 di Banco Alimentare della Lombardia che lo scorso anno ha distribuito 18.711 tonnellate di cibo che attraverso gli enti caritativi partner hanno aiutato oltre 209mila persone. Presentato uno studio sulle 1.247 strutture caritative: l’85% di loro non ha rilevato alcuna diminuzione dei poveri assistiti

di Antonietta Nembri

Uscire dalla povertà è difficile. Chi è stato vittima della crisi, nonostante i segnali di ripresa economica non ce la sta facendo. A dirlo sono i numeri che sono stati presentati questa mattina, giovedì 14 gugno, in occasione della presentazione del Bilancio Sociale 2017 del Banco Alimentare della Lombardia “Danilo Fossati” «La più grande iniziativa sociale di ristorazione in Italia», come l’ha definita il direttore Marco Magnelli, presentando i dati principali del bilancio e sottolineando i 102.500 pasti distribuiti gratuitamente ogni giorno in Lombardia. Accanto al Bilancio sociale, infatti, sono stati presentati i dati di una ricerca condotta con Altis dell’Università Cattolica su un ampio campione delle strutture caritative partner del Banco (1.180 enti su un totale 1.247). «Questi sono i primi dati della ricerca sulla povertà alimentare che ci confermano da un lato il sorpasso degli italiani sugli stranieri (52,3% i nostri connazionali) e che qualcosa è accaduto a causa della crisi perché le ragioni che fanno cadere le persone in povertà sono identiche da sette anni: la disoccupazione è la causa principale mentre sono in crescita i working poor» ha spiegato Luca Pesenti professore e ricercatore di sociologia generale a Scienze Politiche in Cattolica.

I dati dicono infatti che l’84,5% delle strutture caritative non registra una diminuzione degli assistiti, tra queste il 34% rileva un aumento vero e proprio. Inoltre il 35,7% delle strutture afferma di non aver visto nessuna persona assistita uscire dalla condizione di bisogno nel corso del 2017, mentre il 43,2% delle strutture dichiara che sono meno del 5% le persone assistite che sono uscite dalla povertà. Pesenti, inoltre sottolineando i dati relativi al tipo di servizio offerto dagli enti ha posto l’attenzione sulla crescita della sofferenza delle famiglie (il 67,7% è la quota di distribuzione di pacchi alimentari). Un altro dato su cui il ricercatore si è soffermato riguarda l’età: gli anziani rappresentano l’8% mentre la maggioranza relativa è rappresentata dalla fascia d’età 30-64 anni (44%)

Nonostante l’incremento delle quantità di alimenti raccolti e distribuiti da Banco Alimentare della Lombardia alle strutture caritative partner che è passato da 15.193 tonnellate nel 2016 a 18.711 nel 2017 (con un incremento del 23%), ben il 54% delle strutture ha faticato a rispondere ai bisogni alimentari degli assistiti.

Presentando i dati del bilancio sociale, Magnelli ha sottolineato gli importanti risultati dell’attività di recupero e ridistribuzione gratuita delle eccedenze alimentari: le 10.887 tonnellate di eccedenze (prodotti perfettamente edibili non più commercializzabili) recuperate dalla filiera agroalimentare, dalle produzioni agricole, dall’industria, dalla grande distribuzione organizzata e dalla ristorazione collettiva rappresentano il 58% del totale degli alimenti distribuiti dal Banco, nel 2012 rappresentavano il 45% e la maggioranza degli alimenti erano raccolti tramite la donazione (aiuti della Comunità europea, giornata nazionale della Colletta alimentare e collette aziendali e locali).

«Nel 2017 abbiamo raggiunto risultati che ci riempiono d’orgoglio e che riflettono perfettamente la dedizione e gli sforzi che ogni giorno Banco Alimentare della Lombardia porta avanti per supportare chi è in difficoltà» ha commentato Dario Boggio Marzet, presidente dell’Associazione Banco Alimentare della Lombardia.«Per questi straordinari risultati bisogna dire grazie ai dipendenti, ai volontari, alle aziende donatrici e alle strutture caritative che condividono la nostra mission. Nella consapevolezza che c’è ancora tanto da fare, rinnoviamo il nostro impegno e la nostra passione nel condividere il bisogno per condividere il senso della vita» ha concluso ricordando l’importanza di favorire i percorsi di inclusione e coesione sociale con azioni di vera sussidiarietà.

All’incontro hanno partecipato anche l’assessore alle Politiche sociali, salute e diritti del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino e l’assessore Politiche Sociali, Abitative e Disabilità della Regione Lombardia, Stefano Bolognini. Majorino ha rivendicato il fatto che la lotta alla povertà è una priorità del comune di Milano dedicandole «circa 38 milioni di euro del bilancio e siamo diventati il Comune italiano che investe di più su questa tematica. Sentiamo di non essere soli in questa sfida» ha detto riferendosi al Banco alimentare e alla rete sottolineando poi la necessità di «sviluppare azioni sul territorio» perché Milano diventi «un laboratorio del riscatto sociale».

Da parte sua Bolognini ha osservato come la Lombardia sia «tra le più ricche regioni d’Italia però aumentano le persone in situazioni di povertà e aumentano tra i giovani e gli adulti. Il contrasto alla povertà alimentare assume sempre più un ruolo fondamentale nell’ambito degli interventi di presa in carico delle situazioni di fragilità. Diventa quindi sempre più importante l’attività di recupero e distribuzione dei prodotti alimentari ai fini della solidarietà sociale, avvalendosi di enti non profit ed implementando la sensibilizzazione su questi temi. È importante lavorare per garantire e sostenere la realizzazione di percorsi territoriali che sappiano contrastare la cultura dello spreco, trasformando l’agire quotidiano in un agire consapevole e responsabile» ha sottolineato ricordando la legge regionale 34/2015 per il contrasto allo spreco alimentare»

A chiudere l’incontro il professor Gianpaolo Barbetta dell’Università Cattolica e Paola Gilardoni, referente di Alleanza contro la Povertà della Lombardia. Barbetta ha sottolineato la necessità di lavorare «sulla rottura della trasmissione della povertà tra le generazioni», quindi puntando ad aiutare i bambini a sviluppare il proprio capitale umano. Mentre da parte sua Gilardoni sottolineando l’importanza di fare rete nell’aiuto ha ricordato la necessità di far partire il Rei «è una misura perfezionabile, ma facciamolo partire. Al momento mancano gli indirizzi regionali».


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