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Le periferie al centro delle città del futuro

“Dieci, cento, mille centri” questo il titolo della prima Conferenza nazionale sulle periferie urbane che si è tenuta oggi a Milano, organizzata da Fondazione Bracco con la partecipazione del Comune di Milano e la collaborazione di Fondazione Cariplo e SC-Sviluppo Chimica, controllata di Federchimica. La giornata si è chiusa con il passaggio di testimone a Palermo che ospiterà la prossima conferenza

di Antonietta Nembri

Si è partiti dalle esperienze milanesi, valorizzando i casi di successo per affrontare un tema che negli ultimi anni ha visto un impegno crescenti di amministratori locali, organizzazioni non profit, fondazioni private e imprese: individuare formule capaci di rigenerare luoghi e comunità ai margini, nella consapevolezza che solo crescendo tutti insieme si cresce davvero. E non poteva essere diversamente per la prima conferenza nazionale sulle periferie urbane dal titolo “Dieci, Cento, Mille Centri”, che si è svolta oggi al Centro Congressi Fondazione Cariplo.
La Conferenza, organizzata da Fondazione Bracco, con la partecipazione del Comune di Milano e la collaborazione di Fondazione Cariplo e SC-Sviluppo Chimica, controllata di Federchimica, si è conclusa con il messaggio dell’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, da sempre impegnato sul tema dello sviluppo delle periferie nel rispetto della dignità umana e con il passaggio del testimone tra Milano e Palermo, città che ospiterà la prossima l’edizione 2019.

Se è vero che oggi «Milano è diventata una città sexy», come ha ricordato Sergio Urbani direttore generale di Fondazione Cariplo è anche vero che «non mancano zone che necessitano di nuovi paradigmi e questi crescono soprattutto nelle periferie». Periferie che, ha sottolineato Urbani «hanno un grande potenziale inespresso che confidiamo di riuscire a fare emergere con Lacittàintorno. Ricostruire le periferie non vuol dire dedicarsi solo ai muri delle case o degli immobili, vuol dire soprattutto ricucire le relazioni. La parola d’ordine è Comunità. Nei quartieri delle nostre città vivono associazioni e gruppi informali che, spesso tra mille difficoltà, si prendono cura dei beni comuni. La loro azione si fonda sul protagonismo delle persone e sul valore dei legami e si ispira all’idea, necessaria e potente, di una società della cura. Lacittàintorno entra nei quartieri e coinvolge queste preziose scintille nella riattivazione di spazi inutilizzati, nella creazione di orti e giardini condivisi e, a tendere, nello sviluppo di progettualità tese a rendere i quartieri più belli, sicuri e inclusivi».

Diana Bracco, presidente di Fondazione Bracco ha aperto il suo intervento con una citazione di Renzo Piano «che ci ha insegnato che le periferie, spesso denigrate, sono “la città del futuro, la città che sarà, quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. La sfida da vincere è renderle parte della città, valorizzando la loro bellezza e le loro energie”. “Rammendare” le periferie è un compito di altissima valenza sociale e politica. D’altronde» ha proseguito «molto del nostro disagio contemporaneo ha proprio nell’incuria dei territori ai margini il suo humus. Noi siamo consapevoli che se non si interviene nel tessuto urbano delle nostre periferie i problemi degenerano in modo drammatico, come testimonia la storia recente di tante metropoli europee».

Bracco ha aggiunto: «Forti di questa consapevolezza e del nostro impegno concreto, ci siamo fatti promotori di questa conferenza. Oggi c’è bisogno di una pluralità di attori, che agiscano in rete ed è per questo che abbiamo promosso quattro sessioni tematiche dedicate a tecnologia, industria, non profit e finanza sociale. Esiste un costo del non fare nel sociale», ha concluso Diana Bracco. «Agendo in modo preventivo e inclusivo, si garantiscono accoglienza e opportunità ma anche un ritorno umano ed economico».
Nell’occasione della Conferenza Fondazione Bracco ha presentato lo studio d’impatto su “Oltre i Margini”, il progetto che la Fondazione ha sviluppato nel comune di Baranzate, periferia nord di Milano, insieme all’Associazione di Promozione Sociale “La Rotonda”. L’obiettivo è capire l’effettivo ritorno sociale degli investimenti fatti in quest’area. Il progetto è stato sviluppato su tre filoni di attività: lavoro, salute e contrasto alla povertà educativa. I risultati pubblicati parlano chiaro: il 76% dei rispondenti riscontra un miglioramento della propria salute e il 61% ne è più consapevole. Il 90% dei rispondenti vede un netto miglioramento delle competenze interculturali e ha migliorato le condizioni abitative. E a livello di lavoro l’occupazione è aumentata del 5% grazie alla crescita della sartoria Fiori all’Occhiello. Forte dei risultati dello studio d’impatto, e a fronte di un progetto di sviluppo proposto da Don Paolo dell’Associazione La Rotonda, Fondazione Bracco ha deciso di investire a Baranzate ulteriori importanti risorse per la creazione di una nuova infrastruttura sociale: un grande spazio polifunzionale destinato alla comunità e non solo.

In apertura dei lavori della conferenza il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ha definito il tema delle periferie «profondamente politico» perché «Ora più che mai fare politica è occuparsi delle periferie delle città e questa è una priorità anche per Milano. Per molto, troppo tempo, lo sviluppo urbano ha riguardato solo piccole aree interessate da grandi investimenti e progetti che ne hanno permesso la crescita e la riqualificazione. Questo però ha creato discontinuità tra quartieri nuovi e vecchi che è necessario colmare affinché non ci si trovi di fronte a una città che viaggia a due diverse velocità dal punto di vista urbanistico, ma anche sociale. I quartieri sono case da ristrutturare e spazi da riqualificare, ma anche cittadini a cui dare delle riposte certe e in tempi brevi. Con il nostro nuovo Piano di Governo del Territorio e con il Piano periferie ci stiamo impegnando con risorse e progetti a raggiungere questo obiettivo. L’orizzonte che ci siamo dati è il 2030, un traguardo apparentemente lontano, ma che in realtà è molto più vicino di quanto si pensi». Sala ha annunciato un impegno preciso a partire da settembre quando con gli assessori e i Municipi verranno distribuiti materiali ai cittadini per far conoscere il nuovo Pgt.

Che cosa è la periferia? Come si definisce questa parola che sembra avere in sé le connotazioni più negative? Se lo è chiesto Ottavio Di Blasi, ODB-Ottavio Di Blasi & Partners e Tutor del gruppo di lavoro G124 – Senatore Renzo Piano, nel suo intervento che ha analizzato l’etimologia della parola stessa “periferia” «usiamo parole che non dicono la verità perché Giambellino è periferia, ma è dentro la città» se poi si passa a parole straniere come banlieu «un luogo al bando o l’inglese suburb che implica l’idea di una urbe e di una sub urbe». Di Blasi ha sostenuto che: «Le periferie sono la sfida delle città del XXI secolo. Proprio perché le risorse economiche disponibili sono poche, bisogna investire nelle periferie già esistenti senza crearne di nuove, ma avendo il corretto atteggiamento del rammendo urbano. Le periferie infatti non sono “altro” rispetto alla città, esse sono la città». Di Blasi ha portato anche l’esempio dei progetti innovativi sviluppati sul territorio milanese: Laboratorio di Quartiere Ponte Lambro e G124 al Giambellino.

Andreas Krüger della Belius GmbH di Berlino portando l’esempio della città tedesca, ha focalizzato il suo intervento sulle metropoli che oggi hanno bisogno di strategie sociali e spaziali completamente nuove. «Dovremmo avere il coraggio di rivolgere il nostro sguardo verso le opportunità piuttosto che temere i pericoli», ha affermato. «Non è mai stato così semplice attivare le persone per la creazione di idee e soluzioni reali per creare luoghi forti con l’essere umano al centro. Si tratta di abbassare le barriere mentali. Questo, forse, potrebbe portare ad un Codice di Milano di sviluppo urbano».
«Esiste una correlazione diretta tra livello di disuguaglianze e competitività: quanto più un territorio riesce a contenere le disuguaglianze e ad assicurare in modo diffuso una buona qualità della vita alle persone che vi abitano, tanto più quel territorio è competitivo e quindi in grado di contribuire alla competitività delle imprese stesse che vi operano», ha affermato Adriana Spazzoli, Presidente di Fondazione Sodalitas. «Le partnership multistakeholder rappresentano l’approccio distintivo con cui le imprese possono contribuire a ridurre il livello di disuguaglianze per rendere il territorio, e le aree urbane in particolare, più competitive. Non dimentichiamoci che in Italia il 36% della popolazione vive in 14 città metropolitane. Con Cresco Award-Città sostenibili, Fondazione Sodalitas e Anci sono impegnate a promuovere partnership Impresa-Comune per lo sviluppo del territorio».

Tra le best practice presentate alla Conferenza, figura il progetto Lacittàintorno di Fondazione Cariplo, un’iniziativa dedicata alla rigenerazione urbana e al miglioramento della qualità della vita nelle zone periferiche. Il programma si realizza a Milano nelle aree pilota di Via Padova-quartiere Adriano e Corvetto-Chiaravalle dove coinvolge la comunità, tra ricerca, interventi nelle scuole, percorsi di cittadinanza attiva e di animazione culturale, creazione di orti e giardini condivisi e rilancio del commercio di vicinato come preludio alla riattivazione di spazi inutilizzati da trasformare in risorse

A chiusura del convegno l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa «l’idea di considerare le periferie urbane è molto importante e interessante sebbene la mia visione si limiti solo a Milano. La domanda è: cos’è una periferia? Termine così portato all’attenzione dalle Istituzioni. Periferia cosa esterna rispetto al centro che molto spesso si confonde con il termine di ghetto e/o area di disagio. Come Vescovo di Milano comprendo il patrimonio prezioso della presenza della Chiesa che ha voluto essere capillare anche nei luoghi più lontani. Purtroppo – ha proseguito il presule – nella città, la periferia coincide con un luogo disagiato e problematico e questo è sbagliato. Mi preme ribadire la meraviglia per tutto quello che fa emergere quante risorse si possono impiegare e quante cose si possono fare, ma tutto questo richiede un perché».

Delpini ha sottolineato la necessità di un percorso comune: «Perché queste possibilità di intervento abbiano successo, c’è bisogno di un perché condiviso altrimenti si fa crescere solo il proprio benessere personale e si crea la paura del vicino di casa. Se manca questo motivo, tutte le risorse cadono nel vuoto. Meglio porte aperte a porte blindate e corazzate. Il bene comune come bene dell’essere insieme, facendo azioni non per chi abita nelle periferie ma con chi abita in queste aree. Con orgoglio posso dire che la Chiesa opera in questo senso, per il desiderio comune»


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