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Cooperazione & Relazioni internazionali

Immigrazione, c’è l’accordo al Consiglio Europeo

Il vertice di Bruxelles si è sbloccato a notte fonda dopo una tesa maratona di 13 ore. La regia dell'accordo è italo-francese. Si va verso centri di accoglienza chiusi su base volontaria finanziati e gestiti dall'Ue. E l'Italia ottiene rifinanziamento del fondo fiduciario per l'Africa

di Lorenzo Maria Alvaro

Sembrava impossibile trovare un'intesa. Un Consiglio Europeo incentrato sul tema dei migranti che per ore ha visto liti, bozze strappate e veti incrociati nella nottata di è sbloccato.

Ad annunciarlo è stato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk su Facebook.

I 28 si sono incontrati su una proposta italo-francese su cui il Il premier italiano Giuseppe Conte ha spiegato: «Da questo Consiglio esce un'Europa più responsabile e solidale, l'Italia non è più sola. È passato il principio che il tema della gestione dei flussi deve essere affrontato secondo un approccio più integrato che riguarda la dimensione esterna, quella interna e il controllo delle frontiere. Chi arriva in Italia arriva in Europa».

Ma cosa prevede l'accordo?
Il documento in 12 punti introduce diverse novità. Per il Mediterraneo centrale, «l'Ue continuerà a stare dalla parte dell'Italia», rafforzando il sostegno alla regione del Sahel, alla Guardia costiera libica, alle comunità costiere e del sud del paese, si legge nel documento.

«Tutte le navi che operano nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non ostruire le operazioni della Guardia costiera libica». Come chiesto dall'Italia, le conclusioni del vertice evocano la necessità «di un nuovo approccio fondato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri per gli sbarchi di chi è salvato nelle operazioni di ricerca e soccorso» in mare. Le conclusioni del vertice prevedono che «sul territorio dell'Ue chi viene salvato secondo il diritto internazionale debba essere preso in carico sulla base di uno sforzo condiviso, attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti in alcuni Stati membri, solo su base volontaria».

Nei centri chiusi dovrebbero essere effettuate in modo rapido e «con il pieno sostegno dell'Ue» le procedure per «distinguere tra migranti irregolari, che saranno rimpatriati, e chi necessita di protezione internazionale, per cui si applicherà il principio di solidarietà». In sostanza, la ridistribuzione dei richiedenti asilo tra alcuni Stati membri sarà possibile solo per quei paesi in prima linea che istituiranno i centri chiusi. Come chiesto dai paesi di Visegrad, la ridistribuzione dei richiedenti asilo si effettuerà «su base volontaria» e «senza pregiudizio per la riforma di Dublino».

I leader hanno anche concordato di trasferire 500 milioni di euro dal Fondo europeo di sviluppo per rifinanziare il trust Fund per l'Africa e di sbloccare la seconda tranche da 3 miliardi per la Turchia.

Le critiche
Non sono però mancate le reazioni. In particolare il corrispondente a Bruxelles per Radio Radicale, David Carretta, che da nove anni si occupa di istituzioni europee e eventi internazionali e cura una rassegna della stampa internazionale che su Twitter, commentando punto per punto l'accordo, sottolinea come non si tratti di una svolta ma piuttosto di una vittoria della linea di Orban e Macron


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