Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Comitato editoriale

Al via un progetto di affido in Kenya

​Carla Muscau responsabile desk Kenya della fondazione spiega com'è nato il progetto "Aprire ai minori: Affido Prevenzione Riabilitazione e Reintegro per un futuro ai minori vulnerabili in Kenya". «Sono 8600 i giovani che nel Paese si trovano in istituti di detenzione minorile», spiega. «Il 75% di loro non ha commesso nessun reato. Solo non ha nessun posto dove andare»

di Anna Spena

​Carla Muscau responsabile desk Kenya della fondazione Albero della Vita spiega com'è nato il progetto"Aprire ai minori: Affido Prevenzione Riabilitazione e Reintegro per un futuro ai minori vulnerabili in Kenya" di affido appena partito in Kenya. «Sono 8600 i giovani che nel Paese si trovano in centri per minori in conflitto con la legge», spiega. «Il 75% di loro non ha commesso nessun reato. Solo non ha nessun posto dove andare».

Com’è nato il progetto “Aprire ai minori: Affido Prevenzione Riabilitazione e Reintegro per un futuro ai minori vulnerabili in Kenya”?
Dal 2009 siamo presenti in Kenya. Albero della Vita ha lavorato a supporto delle istituzioni locali. Nel Paese ci sono circa 8600 minori che vivono in istituti. Non tutti i minori presenti hanno commesso crimini, anzi. Si stima che il 75% dei giovani si trovi in centri per minori in conflitto con la legge solo perché ha bisogno di un luogo in cui stare di cura e prevenzione più sicuro delle strada e della famiglia d’origine. L’intervento, che è partito lo scorso 7 maggio, rappresenta l’evoluzione delle precedenti azioni finanziate dalla Cooperazione Italiana e realizzate dalle ONG, all’interno degli istituti (FADV) e della componente di giustizia riparativa e pratiche alternative (CEFA). Voglimo rafforzare i servizi di accoglienza, socio-educativi e reintegro familiare e professionale a favore dei minori ospiti dei centri.

Come avete lavorato?
C’è stata un’analisi del territorio ed è tutt’ora aperto un continuo dialogo con le istituzioni locali.

Chi sono i vostri partner locali?
Il Department of Children’s Services (DCS); Department of Probation and Aftercare Services(DPAS); Collective Community Action (CCA); Challenged Network of Kenya (CNK); Tangaza University College di Nairobi (TUC); African Institute for Children Studies (AICS); ACA-K Alternative Care Alliance – Kenya.

Quanti saranno i minori coinvolti?
I target groups identificati sono 2000 minori vulnerabili che richiedono cura e protezione così come i minori in conflitto con la legge, che in entrambi i casi entrano a contatto con il sistema di giustizia minorile (presso i 38 istituti minorili o presso le stazioni di polizia di Mombasa Nyeri e Nairobi) e ai quali si vogliono offrire alternative alla detenzione e all’istituzionalizzazione. Un altro target group è costituito dai professionisti che operano nel settore della giustizia minorile e che ricevono un percorso di formazione specifico, in 38 centri circa 417 staff governativo e 150 staff della polizia, probation e dipartimento dei minori. Trattandosi di un’azione multidisciplinare, il gruppo di stakeholders coinvolge le agenzie governative, entità accademiche e di ricerca, ed il privato sociale, e OSC.

Quanti sono invece quelli che saranno direttamente coinvolti nei percorsi di affido?
Sessanta. Ovviamente abbiamo pensato percorsi di sostegno per i minori, per la famiglia affidataria e anche per la famiglia d’origine. L’obiettivo è che alla fine dei tre anni il minore ritorni alla famiglia d’origine. Per questo motivo è fondamentale che durante il triennio il legame con la famiglia biologica non sia reciso ma agevolato e che, contemporaneamente, alla famiglia biologica vengano dati gli strumenti, anche economici (come ad esempio attraverso percorsi di empowerment ndr) per riaccogliere il figlio in casa.

Com’è visto l’affido in Kenya?
In realtà è molto più diffuso di quello che si creda. C’è un forte senso comunitario qui. E non è raro che a prendersi cura di alcuni minori siamo nonni, zii, parenti o anche vicini che vivono nello stesso villaggio. Il problema è che queste pratica d’affido non sono formalizzate. Il progetto ha anche come obiettivo il rafforzamento del sistema di Giustizia Minorile in Kenya, nel rispetto degli standard internazionali adottati in materia, coinvolgendo le istituzioni competenti, la società civile e il settore privato.

Foto: Rohini Das