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Solidarietà & Volontariato

L’associazione che sostiene le famiglie delle persone scomparse

Penelope onlus è nata nel 1995, quando ancora non si parlava di un fenomeno che ha riguardato più di 53 mila persone in 44 anni. Il Csv di Vicenza, attraverso la sezione regionale, l’ha scelta come una delle esperienze da raccontare nel 2018

di Paolo Meneghini

Il racconto della nascita e della crescita di Penelope onlus, associazione nazionale che riunisce le famiglie e gli amici delle persone scomparse, va di pari passo con l’affiorare di un tema sommerso. I numeri, a sentirli, fanno impressione: dal 1974 in Italia 53mila persone risultano scomparse e mai ritrovate. 9.325 casi in più nell’ultimo anno, una trentina al giorno secondo la relazione semestrale dell’autorità istituita 11 anni fa, in aumento per via dei fenomeni migratori. Tre quarti sono minori, molti di questi stranieri, ma oltre 2.000 sono bambini italiani, 239 scomparsi nel solo 2017.

Quando qualcuno sparisce, per chi resta ci sono i giorni e le notti dell’angoscia e della speranza, delle ricerche, dei dubbi, degli incubi. C’è la necessità di sentirsi ascoltati. C’è bisogno di collaborazione e di aiuto. Penelope onlus nasce nel 1995 dall’impegno di famiglie che, avendo sperimentato lo smarrimento e la solitudine di questa esperienza, uniscono le forze per affrontare le ricerche e tutte le conseguenze del caso. Per essere più vicini a chi ha bisogno, presto vengono costituite le sezioni regionali. Come quella del Veneto (sede a Bassano del Grappa), che recentemente è stata inclusa tra quattro le esperienze raccontate durante la prima edizione del convegno “La trama e l’ordito delle buone notizie”, organizzato dal Centro di servizio per il volontariato di Vicenza per diffondere la conoscenza delle pratiche virtuose che fanno la differenza.

A tempi della nascita di Penelope di scomparsi non si parlava. Da allora, molto è cambiato: grazie al sostegno dell’associazione, nel 2007 è stato appunto nominato il Commissario straordinario per le persone Scomparse. Nel 2012 è stata introdotta una nuova norma, grazie a cui chiunque può fare denuncia di scomparsa e le indagini devono partire immediatamente, sapendo che le prime ore sono le più importanti per il buon esito delle ricerche.

Una delle attività ora riguarda il miglioramento di alcuni aspetti normativi: in particolare ci si batte per attivare la banca dati del Dna, approvata dal 2015 ma non ancora a regime, che aiuterebbe a identificare i resti ritrovati ma mai identificati. Inoltre, in collaborazione con l’associazione Gens Nova e con la preparazione dell’avvocato Antonio Maria La Scala, presidente di Gens Nova e di Penelope, l’impegno è rivolto anche a contrastare fenomeni come il cyber-bullismo, la violenza domestica, il femminicidio.

Oltre al dialogo con le istituzioni, naturalmente, resta fondamentale il sostegno diretto alle famiglie coinvolte in una scomparsa, con la solidarietà, il sostegno morale, pratico e psicologico, e l’accompagnamento in questioni burocratiche legate alla gestione dei beni, del rapporto di lavoro, della pensione. Non è raro che le ricerche, piene di difficoltà, durino lunghi anni e si concludano con una realtà amara, comunque migliore di un’eterna incertezza.

Una delle domande che più spesso viene rivolta agli animatori dell’associazione è: cosa spinge a trasformare il dolore in risorsa? La risposta di Gilda Bianchi Milani e Stefania Bonduan, rispettivamente presidente e vicepresidente di Penelope Veneto, si può sintetizzare così: l’esperienza di uno deve servire agli altri, per non ripetere gli stessi errori, e la rete di aiuto è fondamentale per non sentirsi soli. Il tessuto di solidarietà serve a sostenere la speranza e a far sentire una voce più forte nella ricerca della verità.

In apertura photo by Steinar Engeland on Unsplash


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