Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Porrajmos: il primo monumento italiano per l’olocausto Rom e Sinti

"Scoperto" nel Parco della Memoria della città abruzzese rappresenta una donna con il braccio il suo bambino che libera la gonna dal filo spinato e guarda al futuro, con al fianco una ruota, simbolo del viaggio e del cammino di un popolo

di Erica Battaglia

Una donna con il braccio il suo bambino che libera la gonna dal filo spinato e guarda al futuro, con al fianco una ruota, simbolo del viaggio e del cammino di un popolo: é questo il monumento, realizzato dallo scultore Tonino Santeusanio e 'scoperto' nel Parco della Memoria di Lanciano alla presenza di cittadini, studenti, attivisti e ad associazioni provenienti da tutta Italia. Una cerimonia commovente e solenne che ha voluto ricordare il tentativo di sterminio di 400mila tra Rom e Sinti. Un olocausto dimenticato.

A promuovere l'iniziativa é l'Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – Dipartimento Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri), in collaborazione con l'associazione Them Romano', i Comuni di Lanciano e Laterza, la Regione Abruzzo, l'Anpi, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l'Università degli Studi "Gabriele D'Annunzio" e FederArteRom.

Primo in Italia, e secondo in Europa dopo quello di Berlino, il monumento riveste un'importanza storica per un olocausto non raccontato, dimenticato, nascosto: il Porrajmos appunto, chiamato anche "Samudaripen, il genocidio dimenticato". "Oggi per Lanciano – ha dichiarato il Sindaco Mario Pupillo – è una giornata storica. Lo é anche per l'Italia intera. Restituiamo la memoria ad un olocausto dimenticato: la risposta migliore che possiamo dare a chi tenta di riportarci indietro. A quel clima. All'odio e alla violenza rispondiamo con la fratellanza e la difesa della democrazia". "Siamo qui per costruire. Non siamo quelli che distruggono. Non amiamo – ha tuonato il Direttore dell'Unar, Luigi Manconi – le ruspe, ma i monumenti. Qualcosa che resta e non porta via. Qualcosa che ricostruisce. Ricostruisce la memoria".

Tra gli interventi anche quello di Moni Ovadia, Gard Lerner, Santino Spinelli e Diana Paplovic, che dal palco con una voce rotta dall'emozione ha ricordato in questo monumento la forza delle donne Rom e Sinti, il loro cammino quotidiano. A scoprire il monumento i Sindaci di Lanciano e Laterza, insieme ad un oggi anziano Gennaro Spinelli, internato all'età di 5 anni nel campo di Rapulla. Molte le presenze civili e associative: Croce Rossa, 21Luglio, Roma Onlus, Cittadinanza e Minoranza, Anpi Centocelle, l'Istituo superiore Vittorio Lattanzio di Roma con le classi V A e V G, le scuole del territorio lancianese, ospiti nazionali inetrnazionli della comunità Rom e Sinti in Europa e nel mondo.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA