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Ogni minuto 5 bambini muoiono a causa della malnutrizione

Al via “Fino all’ultimo bambino” con numero solidale 45533 (fino al 14 novembre). Obiettivo della campagna salvare i piccoli e tenere alta l’attenzione sulla fame: un killer silenzioso e devastante. Al fianco dell’ong la cantautrice Elisa. Esce oggi il nuovo rapporto “Lontani dagli occhi, lontani dai cuori. Fuori dalle luci dei riflettori milioni di bambini continuano a morire di malnutrizione. A casa loro”

di Redazione

Cinque ogni minuto. È questo il dato dei bambini sotto i cinque anni che nel mondo muoiono per cause legate alla malnutrizione. Sono 7mila ogni giorno. A casa loro, in in Paesi colpiti da carestie e siccità, afflitti dalla povertà estrema o dilaniati da guerre e conflitti, questi bambini e bambine continuano a non avere cibo adeguato, acqua pulita e cure mediche e perdono irrimediabilmente l’infanzia alla quale hanno diritto. E tutto questo avviene lontano dalle luci dei riflettori.

È rivolta a loro la campagna globale Fino all’ultimo bambino che Save the Children lancia oggi e che si avvale del numero solidale 45533, attivo fino al 14 novembre. Ề possibile donare 2 euro inviando un sms dal proprio cellulare oppure 5 o 10 euro chiamando sempre il 45533 da rete fissa con Tim, Wind Tre, Fastweb, Vodafone e Tiscali. Sempre da rete fissa è possibile donare 5 euro chiamando con TWT, Convergenze e PostMobile.

Obiettivo della campagna è salvare i bambini che soffrono di malnutrizione e tenere alta l’attenzione su un killer silente e devastante che contribuisce in maniera decisiva alla morte di circa la metà dei 5,4 milioni di minori con meno di cinque anni che ogni anno, a livello globale, perdono la vita per malattie facilmente curabili e prevenibili.

Al fianco dell’organizzazione Elisa (nella foto), da oggi ufficialmente Ambasciatrice di Save the Children per proteggere i bambini in tutto il mondo dalle tante minacce che ne mettono a rischio il futuro, tra cui appunto la piaga della malnutrizione. Ad accompagnare l’ingresso della cantautrice nella famiglia di Save the Children, un video che la vede protagonista assieme a tanti bambini che partecipano ai progetti dell’organizzazione e che ha per colonna sonora l’inedito brano “Promettimi”. Il brano, dedicato da Elisa al suo secondo figlio, farà parte del nuovo album prossimamente in uscita, ed è stato concesso dall’artista in anteprima all’organizzazione. Nel video, realizzato dal regista Riccardo Milani, Elisa interagisce con i tanti bambini che la circondano e, insieme, mettono in scena, attraverso il gioco, la lettura, i disegni e il teatro, una fiaba scritta dallo stesso regista, riuscendo nell’intento di portarne magicamente in vita i personaggi e lasciandosi con una promessa: quella di difendere il futuro dei bambini nel mondo.

«Siamo estremamente felici e orgogliosi che Elisa abbia sposato pienamente la nostra missione e che da oggi sia entrata a far parte della nostra famiglia. Il video, realizzato sotto la sapiente guida del regista Riccardo Milani, e le meravigliose parole del brano di cui Elisa ci ha fatto dono prezioso sono per noi il modo più bello e più intenso per affermare e rilanciare, insieme a Elisa, il nostro comune impegno e la nostra promessa di continuare a fare di tutto per proteggere i bambini dalle tante minacce che ne mettono gravemente a rischio il futuro, tra cui la terribile piaga della malnutrizione», ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.
«Pensare che ogni minuto cinque bambini perdono la vita perché non riescono ad avere accesso a cibo sano, acqua potabile e cure sanitarie, è qualcosa che semplicemente non possiamo e non vogliamo accettare. Gli importanti passi avanti fatti nel corso degli anni, che dal 2000 a oggi hanno portato a ridurre da 198 a 151 milioni i bambini malnutriti cronici nel mondo, dimostrano che la malnutrizione può e deve essere sconfitta. Ma c’è ancora moltissimo da fare e occorre rimboccarsi le maniche per raggiungere l’obiettivo che il mondo si è dato di eliminare tutte le forme di malnutrizione entro il 2030», ha proseguito Neri.

Anche l’attore Cesare Bocci (nella foto), Ambasciatore di Save the Children, per il quarto anno consecutivo ha voluto recarsi sul campo a visitare e documentare gli interventi andando qualche settimana fa in Uganda, nel distretto di Kasese. Tante le testimonianze raccolte nei villaggi più remoti che gli operatori di Save the Children raggiungono ogni giorno per supportare i bambini che lottano quotidianamente contro la mancanza di cibo che ha effetti devastanti sul loro sviluppo.

Dal nuovo rapporto di Save the Children “Lontani dagli occhi, lontani dai cuori. Fuori dalle luci dei riflettori milioni di bambini continuano a morire di malnutrizione. A casa loro” – diffuso oggi in concomitanza con il lancio della campagna "Fino all’ultimo bambino" – emerge che oggi, nel mondo, oltre 50 milioni di bambini sotto i cinque anni stanno soffrendo le gravissime ripercussioni della malnutrizione acuta, che provoca nel bambino una rapidissima e pericolosa perdita di peso dovuta a una improvvisa carenza di cibo e nutrienti. Un minore su 4, vale a dire 151 milioni di bambini, è invece malnutrito cronico e rischia di subire fortissimi ritardi nella crescita, sia dal punto di vista fisico che cognitivo, che possono compromettere irrimediabilmente il suo stesso futuro.

Il numero di persone che oggi soffrono la malnutrizione e l’insicurezza alimentare, inoltre, è ancora aumentato, passando dagli 804 milioni nel 2016 a 821 milioni nel 2017, circa 1 persona su 9 al mondo. Conflitti, disastri naturali provocati dai cambiamenti climatici e povertà, evidenzia il rapporto di Save the Children (in allegato), sono i tre principali fattori che determinano il dilagare della malnutrizione infantile.
Nelle zone di conflitto, tra cui Yemen, Siria e Repubblica Democratica del Congo, più di mezzo milione di bambini sotto i 5 anni, potrebbero morire entro la fine dell’anno per malnutrizione se non riceveranno urgente assistenza umanitaria. Allo stesso modo, gli effetti devastanti di una prolungata siccità hanno lasciato 700mila bambini gravemente malnutriti nel Corno d’Africa, mentre nei contesti particolarmente segnati dalla povertà i minori hanno maggiori probabilità di morire prima di aver compiuto i 5 anni, con 9 bambini su 10 colpiti da malnutrizione acuta che vivono in paesi a medio o basso reddito.

«Solo nel 2017, grazie ai nostri programmi di salute e nutrizione, siamo riusciti a raggiungere 33 milioni di bambini in tutto il mondo, fornendo loro semplici soluzioni salva-vita e trattamenti contro la malnutrizione, seguendo le loro mamme prima, durante e dopo la gravidanza e lavorando insieme alle comunità locali per creare le condizioni affinché ogni bambino possa crescere in salute. Continueremo ogni giorno a fare di tutto per salvare i bambini più a rischio, quelli costretti a crescere in luoghi segnati dai conflitti, dove dilaga la povertà o dove gli effetti dei cambiamenti climatici provocano siccità e carestie dannosissime, perché nessuno di loro venga più lasciato indietro e possano tornare a vivere finalmente l’infanzia che meritano», ha affermato ancora Valerio Neri.

Fame come arma di guerra

Nel nuovo rapporto si sottolinea che guerre e conflitti continuano a rappresentare il principale fattore di morte e malnutrizione per i bambini. Oggi, nel mondo, 350 milioni di minori vivono in zone fragili o afflitte dai conflitti e ogni giorno devono fare i conti con gravissimi ostacoli circa l’accesso a cibo, acqua pulita e cure mediche, in moltissimi casi sono tagliati fuori dall’educazione e non possono essere raggiunti dagli aiuti umanitari.

Due bambini su 3 che soffrono di malnutrizione cronica si trovano in Paesi dove c’è la guerra, mentre nelle 10 aree maggiormente devastate dai conflitti (RD Congo, Sudan, Afghanistan, Yemen, Somalia, Sud Sudan, Siria, Nigeria, Repubblica Centrafricana e Iraq) più di 4,5 milioni di bambini sotto i cinque anni (in aumento del 20% rispetto al 2016) sono colpiti da malnutrizione acuta grave, la forma più estrema e pericolosa di malnutrizione, con sintomi che includono costole esposte e rilassamento cutaneo, forte perdita di massa corporea, rigonfiamenti dell’addome, delle caviglie e dei piedi, cedimento dei vasi sottocutanei e grave depressione del sistema immunitario. In questi paesi, più di 590.000 bambini, in media 1.600 al giorno o uno al minuto, rischiano di morire entro la fine dell’anno se non riceveranno trattamenti urgenti e adeguati contro la malnutrizione, di cui oltre 327.000 solo nella Repubblica Democratica del Congo, più di 105.000 in Sudan e circa 72.000 in Afghanistan.


«Nei Paesi in guerra, dove i diritti più elementari dei bambini continuano ad essere disprezzati e calpestati, assistiamo ripetutamente alla deprivazione come arma di guerra. Questo avviene, per esempio, quando la distribuzione degli aiuti alimentari viene ostacolata dalle parti in conflitto, come continua ad accadere in Yemen, Siria o Sud Sudan. Dobbiamo fermare questa china pericolosa. Tutte le parti in conflitto devono rispettare gli obblighi del diritto internazionale nel consentire l’accesso degli aiuti umanitari e dare la possibilità ai bambini e alle altre persone più vulnerabili di ricevere il cibo di cui hanno urgente bisogno. Allo stesso tempo è fondamentale che la comunità internazionale rafforzi il proprio impegno per far fronte a tali emergenze e salvare quanti più bambini possibile», ha affermato Valerio Neri.

Molti minori che vivono in tali contesti potrebbero infatti essere salvati, se si interviene in maniera efficace e puntuale, come ad esempio è avvenuto nei 3 stati nordorientali della Nigeria colpiti duramente dagli scontri armati, Borno, Adamawa e Yobe. Secondo le stime, dopo due anni di intervento continuo, i casi di malnutrizione acuta grave non trattati si sono ridotti a 12mila, anche se 2mila di questi sono a rischio per la vita se non riceveranno le cure necessarie, ma questo rappresenta un risultato positivo rispetto ai più di 300mila casi stimati di mancato trattamento e 60mila bambini morti nel 2016 nei tre Stati.

Le sfide del cambiamento climatico

Oggi fino a 500 milioni di persone che vivono nei Paesi in via di sviluppo e che producono fino all’80% del cibo totale in Asia e Africa subsahariana sono esposti agli effetti dei cambiamenti climatici, spesso costrette ad abbandonare le proprie terre in cerca di condizioni di vita migliori. Le conseguenze sono particolarmente gravi sugli individui più vulnerabili, tra cui soprattutto i bambini che in molti casi, oltre ad essere privati del cibo necessario per il loro sano sviluppo, sono esposti a meccanismi di sopravvivenza che ne compromettono irrimediabilmente il futuro, come i matrimoni precoci, il lavoro minorile o la prostituzione. Disastri naturali come siccità e inondazioni, inoltre, provocano l’interruzione scolastica per i minori, privandoli così di uno spazio sicuro dove molto spesso viene fornito a loro e alle loro famiglie cibo adeguato, acqua pulita e servizi sanitari. Nel Corno d’Africa, dove una prolungata siccità ha colpito più di 17 milioni di persone, si stima che oltre 6 milioni di bambini rischiano di abbandonare la scuola.

Il fardello della povertà

La povertà continua a rappresentare un freno significativo nella lotta alla malnutrizione. Nei Paesi più poveri, infatti, oggi circa 385 milioni di bambini vivono in condizioni di povertà estrema, spesso privati di cibo adeguato, acqua, servizi sanitari e della possibilità di andare a scuola. Emblematico, da questo punto di vista, è il dato in base al quale il 90% dei bambini colpiti da malnutrizione acuta vive in Paesi a medio o basso reddito.
In India, dove la povertà è il principale fattore scatenante della malnutrizione infantile, vive quasi un terzo dei bambini sotto i 5 anni che soffrono di malnutrizione cronica in tutto il mondo (48 milioni) e il tasso di mortalità infantile (39 bambini morti ogni 1.000 nati) è quasi 10 volte più alto rispetto ai paesi dell’Europa occidentale.
Solo in Africa subsahariana, inoltre, il 40% della popolazione non ha accesso ad acqua sicura, con punte del 60% nelle zone rurali dell’Africa orientale, e 7 persone su 10 non possono usufruire di servizi sanitari essenziali, con altissimi rischi per i più piccoli di morire per malattie facilmente curabili e prevenibili. In diversi Paesi, infine, condizioni di povertà estrema contribuiscono ad esacerbare forme di discriminazione nei confronti di bambine e ragazze, costrette a sposarsi quando ancora troppo giovani per la loro età e a fare i conti con i rischi gravissimi delle gravidanze precoci che a loro volta possono comportare pericolosi deficit nutrizionali. In Bangladesh, Niger e Repubblica Centrafricana più della metà delle adolescenti è già sposata, mentre nei paesi in via di sviluppo si contano circa 16 milioni di bambine e ragazze che rischiano la vita a causa di complicazioni durante la gravidanza o il parto.

L’intervento di Save the Children

Da numerosi anni l’Organizzazione è impegnata su scala mondiale per lottare contro la malnutrizione e salvare le vite dei bambini e delle loro mamme, in aree colpite da conflitti o disastri e dove i sistemi sanitari scarseggiano, attraverso un approccio integrato e multisettoriale alla nutrizione e allo sviluppo. Solo nel 2017, grazie alla campagna Fino all’ultimo bambino, Save the Children ha raggiunto 33 milioni di bambini con i suoi programmi di salute e nutrizione. I progetti dell’Organizzazione, oltre a prevedere azioni specifiche per trattare i casi di malnutrizione, si estendono anche ai settori dell’istruzione, dell’igiene, della salute e della resilienza ai disastri climatici con l’obiettivo di contribuire anche in maniera indiretta ad aumentare il livello di nutrizione di madri e bambini.

In apertura immagine di Akash Panos Pictures per Save The Children