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Il parco giochi per tutti? Faccia l’upgrade da accessibile a inclusivo

Il nuovo parco giochi di Anffas Milano in via Bazzi sarà inaugurato domani, dopo i lavori di ammodernamento. Nel 1997 fu il primo parco giochi inclusivo della città. L'architetto: «L’inclusività deve essere più ambientale che legata al singolo gioco, per cui all’interno dello stesso luogo si trovano giochi per bambini con abilità diverse, che ne fruiscono insieme»

di Sara De Carli

Oggi se ne parla moltissimo e Regione Lombardia ad esempio ha appena approvato 42 progetti per l’installazione di parchi giochi inclusivi o l'abbattimento delle barriere architettoniche in quelli esistenti, stanziando 1 milione di euro. Ma vent’anni fa quello di via Bazzi – angolo via da Cermenate fu il primo parco giochi inclusivo di Milano: un progetto pionieristico, voluto da Anffas Milano, che proprio lì accanto aveva e ancora ha la propria sede. Non a caso il sindaco Giuseppe Sala ha fatto qui la promessa di realizzare un parco giochi inclusivo in ciascun municipio di Milano. Il parco giochi “Le Strade e le Piazze dei Venti” è stato ora riammodernato, diventando un nuovissimo parco giochi per tutti: verrà inaugurato mercoledì 17 ottobre alle 11. Un parco giochi nuovo per continuare a rispondere all’intuizione cher Anfas ebbe già vent’anni fa: garantire a tutti i bambini il diritto al gioco scritto dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, nella consapevolezza di quanto il gioco – con le infinite opportunità di stimolo, relazioni e autonomia che porta con sé – sia importante per la crescita di tutti i bambini, senza distinzione alcuna. Dopo l’inaugurazione (ore 11.00 – 11.45), la giornata proseguirà con giochi e animazione (ore 14-18): le attività saranno condotte dai terapisti del Servizio di Riabilitazione del Consorzio SiR, che proprio lì accanto segue 350 bambini con fragilità, di cui circa un quarto con autismo (il programma è allegato in fondo all'articolo).

«Per Anffas Milano, che della difesa dei diritti e della migliore qualità di vita possibile per le persone con disabilità ha fatto da sempre la sua ragione d’esistere e il suo principale asset, si tratta di un progetto di primaria importanza in quanto risponde all’obiettivo di promuovere e garantire il diritto al gioco di tutti i bambini, diritto inalienabile come sancito dalla convenzione ONU. Dal 1997 a Milano il diritto al gioco è realtà per tutte le bambine e i bambini e dopo vent’anni di attività il parco giochi inclusivo in via Bazzi si rinnova per superare ogni barriera e offrire nuove occasioni di crescita», afferma Rossella Collina, presidente di Anffas Milano. «È uno spazio per tutti, in cui tutti i bambini – fragili e non – possono giocare insieme. L’inclusività è innanzitutto questa convivenza di tutti, fianco a fianco nello stesso spazio. L'obiettivo è farne un luogo di incontro, per i bambini e per le loro famiglie».

È uno spazio per tutti, in cui tutti i bambini – fragili e non – possono giocare insieme. L’inclusività è innanzitutto questa convivenza di tutti nello stesso spazio. L'obiettivo è farne un luogo di incontro, per i bambini e per le loro famiglie

Rossella Collina, presidente Anffas Milano

Nel 1997 il parco giochi nacque per volere di Anffas Milano e dell’allora AEM S.p.A., proprietaria del terreno, in collaborazione con il Comune di Milano e il sostegno di Fondazione Cariplo e di altre realtà, con giochi inclusivi e materiali riciclabili innovativi. Oggi, grazie al rinnovato comodato per altri ven’anni da parte di UNARETI S.p.A. (ex AEM) e al contributo di Fondazione Cariplo, nello stesso spazio è stato fatto un lavoro di riammodernamento, curato dall’architetto Daniele Brandolino: «Il rischio, in questi progetti, è quello di rovesciare la piramide e diventare paradossalemente esclusivi per la troppa inclusività», afferma l’architetto.

Il punto di forza del nuovo parco di via Bazzi non sarà avere tutti o solo giochi accessibili ai bambini con disabilità (vedasi le altalene per le sole carrozzine, che tante polemiche in realtà spesso suscitano), ma offrire «una commistione di attività possibili per le diverse abilità, che siano quelle di un bambino con disabilità – nelle sue tante declinazioni, non solo motoria – o quelle di un bambino senza disabilità», spiega l’architetto Brandolino. Nel parco quindi «c’è un tavolo per le biglie, a cui si gioca da seduti, anche in carrozzina, però ci sono anche i percorsi per le biglie a terra, incisi nel cemento. Il teatrino esistente, che abbiamo migliorato, ha un palco su cui si sale con una rampa per le carrozzine e uno schermo con tre buchi per le facce a tre altezze diverse, sia chi sta in piedi sia per chi sta seduto, mentre le panchine per gli spettatori sono state disposte in forma semicircolare in modo che quasi casualmente tra le panche possono essere infilate le carrozzine. Siamo giunti a pensare che l’inclusività debba essere più spaziale e ambientale che legata al singolo gioco, per cui all’interno dello stesso luogo si trovano giochi per bambini con abilità diverse, che ne fruiscono insieme». L’innovazione rispetto al progetto del 1997 per l'architetto Brandolino è essenzialmente questa: «il parco di prima aveva molto forte l’idea di voler essere accessibile per i bambini con disabilità, aveva forse meno idea che l’accessibilità dovesse essere inclusiva, facendo stare bene tutti nello stesso luogo».

Siamo giunti a pensare che l’inclusività debba essere più spaziale e ambientale che legata al singolo gioco, per cui all’interno dello stesso luogo si trovano giochi per bambini con abilità diverse, che ne fruiscono insieme.

Daniele Brandolino, architetto

A gestire il parco giochi (apertura e chiusura dei cancelli, come pure il piccolo bar interno) sarà Arca Service, una cooperativa impegnata nell’inserimento nel mondo del lavoro di persone appartenenti alle fasce deboli. Nel parco giochi, infine, è stato installato il “muro delle fragilità” (nella foto di copertina) realizzato nel maggio 2017 nel corso della prima giornata cittadina della fragilità: milanesi e turisti davanti al Castello Sforzesco avevano scritto su blocchi di polistirolo bianchi le proprie fragilità, paure, idiosincrasie, sogni impossibili… e poi, tutti insieme, avevano abbattuto quel muro. Un modo per dire che tutti siamo fragili ma che, guardando in faccia le proprie fragilità, si può trarre da esse una forza nuova.


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