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Il servizio civile oggi si fa a rete

Si chiama “La Memoria come strumento di educazione alla pace” ed è il progetto lanciato da Arci che ha coinvolto, fra settembre 2017 e settembre 2018, 16 volontari in 9 città in 8 Regioni. Un modo per raggiungere un risultato complessivo svolgendo le medesime attività in luoghi diversi del Paese

di Redazione

ArciServizioCivile ha promosso “La Memoria come strumento di educazione alla pace”, progetto di servizio civile a rete nel quale hanno operato più ragazzi in città differenti in ciascuna delle quali sono state svolte le medesime attività per giungere ad un risultato complessivo.

Questo progetto, ammesso nel bando 2017 e realizzato fra Settembre 2017 e Settembre 2018, è stato portato avanti in completa autogestione ed ha visto il coinvolgimento di 16 volontari in 9 città – Milano, Genova, Torino, Vicenza, Bologna, Piombino, Jesi, Viterbo e Roma – di 8 Regioni italiane: Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lazio.

I risultati, presentati a Roma nel corso di una conferenza stampa, sono stati pubblicati in un volume che a breve sarà convertito in e-book scaricabile gratuitamente dal sito dell'associazione.

Le linee d'azione della progettualità sono state due. In primo luogo la ricerca, lo studio e l'analisi della trattazione nei giornali locali di 9 città italiane del 25 Aprile, Festa nazionale della Liberazione, e del 27 Gennaio, Giornata della Memoria. Per fare ciò sono stati esaminati circa 3.500 articoli conservati negli archivi delle testate o nelle biblioteche. Si sono delineate alcune costanti: della Resistenza si scrive solo in prossimità delle ricorrenze annuali o nei decennali. Negli ultimi anni se ne parla in maniera più sfumata e presentando l’articolazione di motivazioni come “contraddizioni” oppure sottolineando gli aspetti critici; della Shoah invece si scrive con un giudizio sempre unanime e, messe in secondo piano le motivazioni generali della persecuzione, vengono spesso raccontate le esperienze dei singoli. Infine, solo più recentemente si è iniziato a scrivere anche delle deportazioni di altre persone diverse o capri espiatori quali omosessuali, rom o dissidenti politici.

La seconda azione è consistita nelle interviste a circa 1.000 ragazzi e ragazze d’età compresa fra i 18 e i 30 anni – realizzate mediante somministrazione di questionari – sul grado di conoscenza delle due date storiche oggetto della ricerca, le opinioni personali su questi passaggi importanti della Storia d’Italia durante la Resistenza e sulle celebrazioni, la conoscenza di luoghi significativi presenti nei loro territori.

A presentare il progetto ed i suoi risultati in conferenza stampa sono stati tre dei volontari in servizio civile partecipanti, Pietro Maffio, Mattia Rossi e Gian Luca Nicoletta. Quest'ultimo, parlando a nome di tutti ha spiegato che «il Servizio Civile è stato un’esperienza unica, entusiasmante e divertente. Ho avuto la possibilità di girare l’Italia per ampliare la mia conoscenza sulla Festa della Liberazione e sul Giorno della Memoria, confrontandomi con molti formatori, esperti, volontari e con me stesso. Il Servizio Civile è un’esperienza che consiglio a tutti, perché può rappresentare un passaggio molto importante nella formazione della propria persona, a livello culturale e soprattutto civico».

Tra i dati più eclatanti la ricerca ha evidenziato come il 97% degli intervistati condanna il regime fascista; il 58% ritiene che le leggi razziali siano state imposte da Hitler; il 73% ritiene che non si siano ancora fatti i conti con il passato; il 95% riconosce il valore della memoria come essenziale antidoto per non ripetere gli errori del passato; e infine il 48% non conosce i luoghi della memoria nella propria zona.

«Sono molto orgoglioso di questo progetto che, nel rappresentare una eccellenza, evidenzia una volta di più che si può realizzare la finalità che la legge affida al SCU: educazione alla pace, alla solidarietà, alla partecipazione», ha sottolineato il presidente di ArciServizioCivile Licio Palazzini, «senza tralasciare l'acquisizione di competenze e di abilità concrete da parte dei giovani volontari che, nel caso specifico, hanno anche imparato a collaborare anche a distanza, oltre che a districarsi fra archivi e burocrazie. Non è un caso quindi che, per la prima volta, ArciServizioCivile abbia scelto di lasciar condurre proprio a loro la conferenza stampa».


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