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Papa Francesco: «Sappiano come cominciano i populismi: seminando odio»

Francesco dialoga con giovani e anziani alla presentazione del libro “La saggezza del tempo” (Marsilio) e ricorda come nacque il nazismo chiedendo di non dimenticare oggi la lezione del passato. Tra gli anziani intervenuti anche il regista Martin Scorsese

di Andrea Tornielli

«Sappiano come cominciano i populismi: seminando odio». Francesco dialoga con giovani e anziani alla presentazione del libro “La saggezza del tempo”(Marsilio) e ricorda come nacque il nazismo chiedendo di non dimenticare oggi la lezione del passato. Il volume, curato da padre Antonio Spadaro, con la raccolta di 250 interviste ad anziani in più di 30 Paesi, grazie all’aiuto di organizzazioni no-profit come Unbound e Jesuit Refugee Service, è stato presentato il pomeriggio del 23 ottobre 2018 presso l’Istituto Patristico Augustinianum. L’ultima domanda di questo dialogo intergenerazionale è stata posta a Francesco da un anziano speciale, il regista americano Martin Scorsese. Ecco quello che si sono detti.

Fiorella Bacherini (Italia, 83 anni)

Papa Francesco, sono preoccupata. Ho tre figli. Uno è gesuita come lei. Hanno scelto la loro vita e vanno avanti per la loro strada. Ma guardo anche attorno a me, guardo al mio Paese, al mondo. Vedo crescere le divisioni e la violenza. Ad esempio, sono rimasta molto colpita dalla durezza e dalla crudeltà di cui siamo stati testimoni nel trattamento dei rifugiati. Non voglio discutere di politica, parlo dell’umanità. Com’è facile far crescere l’odio tra la gente! E mi vengono in mente i momenti e i ricordi di guerra che ho vissuto da bambina. Con quali sentimenti lei sta affrontando questo momento difficile della storia del mondo?

Francesco: «Mi è piaciuto: non parlo di politica ma di umanità. Questo è saggio! I giovani non hanno l’esperienza delle due guerre. Io ho imparato da mio nonno che ha fatto la Prima Guerra mondiale sul Piave, e ho imparato tante cose dai suoi racconti. Anche le canzoni molto ironiche contro il re e la regina. I dolori della guerra. Poi cosa lascia la guerra: i milioni di morti della grande strage. Poi è venuta la Seconda Guerra mondiale, l’ho conosciuta a Buenos Aires con i tanti migranti che sono arrivati, tanti. Italiani, polacchi, tedeschi. Ascoltando loro capivamo che cos’è una guerra che da noi non si conosceva. È importante che i giovani conoscano il risultato delle due guerre del secolo scorso. È un tesoro negativo, ma un tesoro da trasmettere per creare delle coscienze. Un tesoro che ha fatto crescere l’arte italiana, il cinema del Dopoguerra è una scuola di umanesimo. Che i giovani conoscano questo perché non cadano nello stesso errore. Capire come cresce un populismo, ad esempio quello di Hitler nel 1922 e 1923. Che sappiano come cominciano i populismi: seminando odio. Non si può vivere seminando odio. Noi nell’esperienza religiosa – pensiamo alla Riforma – abbiamo seminato odio, da tutte e due le parti, protestanti e cattolici. Oggi stiamo cercando di seminare gesti di amicizia. Seminare odio è facile e non solo nella scena internazionale, ma anche nel quartiere: uno va sparla del vicino o della vicina e semina odio… Seminare odio con i commenti e con le chiacchiere – dalla guerra scendo alle chiacchiere, ma sono della stessa specie – è uccidere. Uccidere la fama altrui, la pace, la concordia in famiglia, nel quartiere, nel lavoro. Far crescere le gelosie. Che cosa faccio io quando vedo che il Mediterraneo è un cimitero? Dico la verità: soffro, prego e parlo. Non dobbiamo accettare questa sofferenza, non dobbiamo dire: si soffre dappertutto… Oggi c’è la terza guerra mondiale a pezzetti. Guardate i posti di conflitto: mancanza di umanità, aggressione, odio, fra culture, fra tribù… anche la religione deformata per poter odiare meglio. La terza guerra mondiale è in corso, credo di non esagerare in questo. Mi viene in mente questa profezia di Einstein: la quarta guerra mondiale sarà fatta con le pietre e i bastoni perché la terza distruggerà tutto. Seminare odio è un cammino di distruzione, di suicidio. Questo si può coprire con tanti motivi, quel ragazzo del secolo scorso nel 1922 (Hitler, ndr) lo copriva con la purezza della razza… Ora con i migranti: accogliere il migrante è un mandato biblico, perché tu Gesù sei stato migrante in Egitto. L’Europa è stata fatta dai migranti, tante correnti migratorie hanno fatto l’Europa di oggi. Poi l’Europa ha coscienza che nei momenti brutti, altri Paesi come l’America hanno ricevuto i propri migranti europei e sanno che cos significa questo. Prima di dare un giudizio sulle migrazioni, dobbiamo riprendere la nostra storia europea. Io sono figlio di migranti che sono andati in Argentina. In America tanti che hanno cognome italiano, migranti ricevuti col cuore e la porta aperta. La chiusura è l’inizio del suicidio. È vero che si devono accogliere e accompagnare i migranti, ma si devono soprattutto integrare. Se noi accogliamo così, senza integrazione, non facciamo un buon servizio. Serve l’integrazione. La Svezia è stato un esempio di questo. Quanti nostri argentini e uruguayani al tempo delle dittature erano rifugiati in Svezia e subito sono stati integrati con scuola, lavoro… In Svezia c’era a salutarmi una ministra figlia di una svedese e di un migrante dell’Africa. Invece la tragedia di Zaventem (gli attentati in Belgio, ndr), non è stata fatta da stranieri, ma da giovani belgi che erano ghettizzati in un quartiere, erano stati ricevuti ma non integrati. Un governo deve avere il cuore aperto per ricevere, le strutture buone per fare il cammino dell’integrazione e anche la prudenza di dire: fino a qui posso, di più non posso. Bisogna che tutta l’Europa si metta d’accordo, non che il peso sia portato tutto da tre-quattro Paesi… Il nuovo cimitero europeo, si chiama Mediterraneo, si chiama Egeo».

Martin Scorsese (Stati Uniti, 75 anni)

Santo Padre, oggi le persone fanno tanta fatica a cambiare, a credere nel futuro. Non si crede più nel bene. Ci guardiano attorno, leggiamo i giornali e sembra che ormai la vita del mondo sia segnata dal male, persino dal terrore e dall’umiliazione. Anche la Chiesa viene colpita da questi problemi. In che modo oggi un essere umano può vivere una vita buona e giusta in una società dove ciò che spinge ad agire sono avidità e vanità, dove il potere si esprime con violenza?

Francesco: «In che modo la fede di una giovane donna e un giovane uomo può sopravvivere? Come aiutare la Chiesa in questo sforzo? Oggi si vede più chiaramente come si agisce con la crudeltà, dappertutto, fredda nei calcoli per rovinare l’altro. E una delle forme di crudeltà che mi toccavano nel mondo dei diritti umani è la tortura, in questo mondo la tortura è il pane nostro di ogni giorno. E la tortura è la distruzione della dignità umana. Una volta consigliavo a giovani genitori come correggere i bambini: delle volte bisogna usare la filosofia pratica dello schiaffo – uno schiaffetto – ma mai in faccia, perché questo toglie la dignità! Voi sapete dove darlo… La tortura è giocare con la dignità delle persone, la violenza per sopravvivere, la violenza in certi quartieri che se non rubi, non mangi. Questa cultura non possiamo negarla. Come agire di fronte alla grande crudeltà? Come insegnare e trasmettere ai giovani che la crudeltà è una strada sbagliata che uccide la persona, l’umanità, la comunità? Qui c’è una parola che dobbiamo dire: con la saggezza del piangere, il dono del piangere. Davanti a queste crudeltà, il pianto è umano e cristiano, perché ammorbidisce il cuore ed è fonte di ispirazione. Gesù nei momenti più difficili della sua vita, ha pianto. Piangere, non abbiate paura di piangere su queste cose. Siamo umani. Poi bisogna condividere l’esperienza, e torno a parlare dell’empatia. Non condannare i giovani (come i giovani non devono condannare gli anziani). E questa è l’empatia della trasmissione dei valori. Poi la vicinanza, che fa dei miracoli. La non violenza ma la mitezza, la tenerezza, queste virtù umane che sembrano piccole ma sono capaci di superare i conflitti più brutti. Vicinanza con coloro che soffrono vicinanza con i problemi, vicinanza tra giovani e anziani. Sono poche cose e così si trasmette un’esperienza e si fa maturare: i giovani, noi stessi e tutta l’umanità».

Foto: Sala Stampa vaticana

tratto da Vatican Insider/La Stampa del 24 ottobre 2018 qui l'articolo integrale


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