Attivismo civico & Terzo settore

Acqua pubblica: il referendum silenzioso e il silenzio del legislatore

Nel 2011, 27 milioni di italiani avevano scelto una gestione dell’acqua totalmente pubblica. Una scelta disattesa, perché nessuna legge a tutela della volontà popolare è stata emanata da allora. A Brescia, però, mentre la multiutility dei servizi idrici punta a una progressiva privatizzazione i cittadini hanno ottenuto di poter decidere con un referendum provinciale. Si vota il 18 novembre e sarà una scelta che si potrà riverberare su tutto il Paese. Ecco perché dobbiamo seguirla con attenzione

di Daniele Bassini

Il 18 novembre i cittadini bresciani sono chiamati a votare al Referendum sull'Acqua Pubblica. Un referendum silenzioso, in quanto in pochi sanno dell'imminente chiamata. Colpevole l'assordante silenzio dei media impegnati più che altro a sminuire l’importanza della consultazione, se non che a dare risalto a chi ingiustamente la scredita in quanto costosa.

A rompere il silenzio in questi ultimi giorni i Comitati del Sì (Comitato Brescia Acqua Bene Comune) e cittadini attivi, che nei modi più disparati e ingegnosi stanno facendo più rumore possibile per portare a conoscenza dei bresciani che il 18 Novembre potranno decidere se l’acqua, o meglio il sistema idrico integrato, dovrà essere gestito da un gestore misto pubblico privato (con il privato al max al 49%) o totalmente dal pubblico.

E quindi cosa decidere ? Il privato o il pubblico ? Ovviamente per il pubblico.

Rompere il silenzio, capire meglio

E cerchiamo di capire il perchè insieme. La scelta dei Comitati per il Sì (visto che di comitati per il No ad oggi non se ne sono costituiti) è un rumore forte, fragoroso, rimbombante, per ribadire vigorosamente ciò che già nel 2011, 500 mila bresciani, insieme ai 27 milioni di italiani avevano scelto, e cioè una gestione dell’acqua totalmente pubblica. Da allora il legislatore nazionale non mai scritto nessuna norma che andasse verso la pubblicizzazione dell’acqua, così come deciso nel Referendum scorso, anzi ha in più occasioni tentato di sovvertire in modo smaccato l’esito referendario.
A questo punto è successo succede che sono intervenute le norme sovranazionali e quindi europee che si richiamano allo Sblocca Italia il quale prevedeva 3 scelte:

1) Affidamento diretto ad un gestore totalmente pubblico

2) Affidamento ad un gestore misto pubblico/privato

3) Bando di gara per un gestore totalmente privato

Era sufficiente optare per il primo punto e democrazia, rispetto per il voto e le tasche dei cittadini bresciani sarebbero stati onorati.

La scelta dei sindaci

La scelta dei Sindaci bresciani prima e del Consiglio provinciale poi passa per il punto 2 dello Sblocca Italia con un’entrata del privato in quota massima del 49%.
Esattamente l’opposto della decisione dei 500 mila bresciani nel 2011.

Con quali scuse la maggior parte dei nostri Sindaci hanno deciso per questa punto, senza peraltro coinvolgere la cittadinanza, malgrado i solleciti a farlo ?

Le scuse accampate dopo il tradimento degli elettori sono state:

● Rischio commissariamento

● Rischio economico per mancanza denaro da parte del pubblico per gli investimenti

● Rischio infrazioni comunitarie

Analizziamoli insieme nel dettaglio.

  • Rischio commissariamento: seppur vero, ciò che ci chiediamo è come mai sono arrivati impreparati a correre questo rischio? Non potevano pensarci prima.
  • Rischio economico: Affermano che solo il privato ha la forza di portare soldi per gli investimenti necessari.

In realtà, a chi parteciperà alla gara per accaparrarsi la fetta più grossa di "Acque Bresciane S.r.l." sarà chiesto con molta probabilità di erogare solo pochi milioni di euro, forse qualche decina.

Invece, secondo i dati riportati nel Piano d'Ambito elaborato dagli stessi tecnici dell'A.A.T.O., per affrontare gli investimenti ed i costi previsti nel settore idrico provinciale di qui ai prossimi trent'anni, occorrerà più di un miliardo di euro.

Di cui € 610.674.000 per il servizio acquedottistico ed € 818.500.000 per il servizio di fognatura e depurazione.
Perciò, le somme necessarie dovranno essere reperite – pur diluendole nel tempo – presso finanziatori terzi (banche, Cassa depositi e prestiti, Banca Europea degli Investimenti, delibere CIPE, ecc.).

Allora, per quale ragione una Società che rimanesse completamente pubblica dovrebbe essere più sfavorita nel reperimento di tali risorse rispetto ad una Società il cui socio di maggioranza fosse un privato?

Considerando, per altro, che qualsiasi costo inerente la gestione del servizio idrico, compresi quindi i costi finanziari (rimborso del capitale e interessi), saranno in ogni caso caricati sulle bollette degli utenti, secondo il principio del full cost recovery Pertanto le spese per investimento e, ancor prima, le spese per il reperimento delle risorse possono considerarsi quali meri anticipi di importi che saranno successivamente rimborsati tramite la tariffa dagli utenti.

Rischio infrazioni: diversi comuni e si parla di circa 95 che sono gestiti da A2A e ASVT in clausola di salvaguardia. Vuol dire che fino alla scadenze dei contratti e indicativamente per circa altri 10 anni non confluiranno in Acque Bresciane srl.

Alle procedure di infrazione a carico di Acque Bresciane srl saranno esclusi tutti quei comuni di cui sopra.
Quindi che urgenza c'era riguardo alle procure d'infrazione se ancora così tanti comuni resteranno in carico ad A2A ? Oltre al fatto che se quella quota di infrazioni, stimato in €1.300.000 era così urgente, perché al 2015 la gara è stata fissata al 31/12/2018?

Il passo finale dopo la costituzione di Acque Bresciane Srl è indire entro fine 2018 un bando di gara per assegnare ad un socio privato quella quota prevista tra il 40 e il 49 %.

Lo scopo del Referendum proposto dal Comitato è proprio quello di evitare che il privato entri nella gestione con qualsiasi percentuale.

Perché tutto pubblico

Innanzitutto nessuno deve fare profitto con l'acqua ! È ovvio che un privato, che non è il buon samaritano, non entrerebbe mai se non ci vedesse un profitto e l'eventuale profitto, se non tutto, almeno in buona parte, anziché essere rivestito nel sistema idrico lo dovrà dividere fra i suoi azionisti.
Capite che con l'acqua siamo in regime di monopolio, noi non possiamo scegliere da chi comprare l'acqua, quella che scende dal rubinetto è venduta da un unico gestore.

Quindi per un privato è un mercato molto appetibile per fare guadagni…non ha concorrenti. Chiarito questo dubbio qualcuno fa notare che il 51% resta pubblico e quindi il pubblico sarà sempre in maggioranza. Vero, ma solo sulla carta. È evidente che 206 comuni + la provincia non riusciranno mai a mettersi d'accordo tutti insieme, quindi il privato sarà sempre in maggioranza, e come sa perfettamente di essere in regime di monopolio, sa anche che questa condizione sarà la norma.
Inoltre, se a vincere la gara dovesse essere A2A, sarebbe facile per il Comune capoluogo, forte dei suoi 190.000 e passa abitanti, fare blocco a sostegno del socio privato.

Sicuramente il milione di euro che si spenderà per il Referendum si sarebbe potuto evitare se il legislatore nazionale o in seconda ipotesi i nostri sindaci bresciani avessero rispettato ciò che il 95% degli elettori aveva scelto nel 2011 e cioè una gestione del Servizio Idrico Integrato totalmente pubblica.

Oltre che a tornare al voto per ribadire con forza la nostra scelta e il rispetto di quest’ultima, dovremmo tornare anche per non rischiare una torbida sorpresa con le future bollette.

Il sistema idrico bresciano essendo un colabrodo avrà sicuramente necessità di investimenti che, sia in gestione pubblica che in gestione privata, farà lievitare i costi delle nostre bollette.

La differenza fondamentale, secondo uno studio del Comitato, è che con il privato le bollette aumenteranno di circa il 30% in più rispetto che con il pubblico.

L’eventuale affidamento al privato verrà fatto per i prossimi 30 anni !!!!

Secondo L'Onu l'acqua è un diritto umano universale e fondamentale….non lasciartelo portare via. Per questo, a novembre, i Comitati invitano a votare sì


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