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Mantero (M5S): «Caro Luigi non siamo un esercito, ma un movimento»

C'è chi parla di "fronda", chi di "strappo all'interno del M5S". Chi li critica dicendo che il M5S è una testuggine e il dialogo ne rallenta il passo. Come stanno davvero le cose sul tema degli emendamenti presentati al Decreto sicurezza? Ne parliamo, in questa lunga intervista che ci ha concesso, con uno dei firmatari di quegli emendamenti il senatore Matteo Mantero che ci spiega come stanno davvero le cose

di Marco Dotti

Li hanno chiamati "malpancisti", termine di poca fantasia e nessuno stile. Ma la sostanza è che il Parlamento, seppur a fatica, si muove. «Non siamo una fronda, né insofferenti. Crediamo al dibattito e con gli emendamenti al Decreto Sicurezza abbiamo fatto ciò che un parlamentare deve fare». Matteo Mantero, già deputato nella scorsa legislatura e, oggi, senatore del Movimento 5 Stelle, finito al centro delle cronache per gli emendamenti presentati al Decreto Sicurezza, lo spiega così. Lo abbiamo incontrato. In questi giorni sta lavorando sul tema dell'eutanasia e della cannabis terapeutica, argomenti su cui torneremo. Ma oggi il tema è un altro.

Che cosa sta accadendo in Senato sul Decreto Sicurezza?
Quello che accade in un Parlamento, in una democrazia: si discute.

Sui giornali si legge di "fronda" o di una sorta di "atto di lesa maestà"…
Chiariamo bene il punto, a scanso di equivoci. Non c'è una frangia di dissidenti o qualcosa di simile. Semplicemente quando abbiamo visto un provvedimento che, oltre a portare più danni che benefici alla comunità, valutiamo illegittimo rispetto alle norme europee e alla nostra Costituzione. Poiché palesemente incostituzionale io e altri abbiamo ritenuto fosse nostro dovere intervenire emendandolo. Tutto qua.

Che danni provoca e a chi questo il Decreto sicurezza fortemente voluto da Matteo Salvini?
Possiamo discutere se funzionerà bene o se funzionerà male, ma quel che è certo è che produrrà danni agli immigrati e di conseguenza anche agli italiani.

Perché?
Perché su un tema delicatissimo come l'integrazione se si crea una sacca di disagio – e questo accadrebbe col Decreto sicurezza – il disagio si ripercuote su tutti, non rimane confinato in un angolo.

Un provvedimento miope, dunque?
Un provvedimento sbagliato che provoca degli effetti nocivi su tutti. Italiani compresi, se vogliamo usare questo gergo, "noi" di qua e "loro" di là. Semplicemente o si fa integrazione o si crea un problema più grande del problema di partenza. Per evitarlo, abbiamo presentato degli emendamenti, visto che non c'è stata la possibilità di discuterne, perché il decreto arrivava dall'alto. Lo dico senza recriminare: visto che non c'è stato il modo di discuterne a monte, abbiamo aperto il tema a valle intervenendo come potevamo.

Ottenendo anche qualche piccolo miglioramento, come per l'emendamento approvato sulla cura attraverso il sistema sanitario per gli immigrati…
Il diritto alla salute è garantito a tutti dalla Costituzione. Ma anche la ragione lo impone: è chiaro che se non ci si occupa della salute dei singoli, poi si generano problemi su problemi, in questo caso per la salute pubblica. Gli emendamenti avevano questo scopo.

A questo proposito, Luigi Di Maio in un suo post ha paragonato il M5S a una testuggine romana, compatta e unita verso lo scopo. Chi si ferma o chiede di discutere, par di capire, arresta la marcia… Una risposta abbastanza dura, se non interpreto male…
È davvero un peccato che il nostro spunto a un dialogo abbia avuto questa risposta. che è come dire "chi non la pensa come si è deciso al Governo lo sta abbandonando", sta mettendo a rischio gli altri o lo Stato.

Sta abbandonando il Governo?
No di certo, sto facendo il parlamentare. Tra l'altro, su temi come lo sforamento del deficit, il reddito di cittadinanza o il decidere le proprie politiche senza farcele dettare dall'Europa io sono assolutamente d'accordo con l'azione, davvero ottima, del Governo… Anche sulla cannabis terapeutica, tema che mi sta a cuore, il ministro Grillo sta facendo un grande lavoro per avviare una produzione italiana. Una produzione che potrebbe essere la migliore al mondo, rispetto agli standard della cannabis terapeutica prodotta altrove, per esempio in Canada…

Quanto al M5S?
Non siamo un esercito, siamo un movimento. A differenza di un esercito, dove è necessario obbedire agli ordini in un movimento politico si discute e si cresce con il dibattito, lo scambio di idee e lo scambio di opinioni. Ma al di là di questo, ci terrei a ricordare a Luigi e a chi è intervenuto facendo polemica che in realtà l'Impero romano non è caduto per colpa di qualcuno che si è tolto dalla testuggine. L'Impero romano è caduto perché sono stati sostituiti i soldati con i mercenari. Per continuare ad avere dei militanti che combattano per il loro Stato e non dei mercenari bisogna aumentare la condivisione e la consapevolezza di quello che succede. Bisogna aumentare il dialogo, non azzerarlo.

Ci terrei a ricordare a Luigi e a chi è intervenuto facendo polemica che in realtà l'Impero romano non è caduto per colpa di qualcuno che si è tolto dalla testuggine. L'Impero romano è caduto perché sono stati sostituiti i soldati con i mercenari

La nostra posizione poteva essere, tra l'altro, usata in sede di contrattazione con l'altra parte di governo, invece è ci è stato rinfacciata una pretesa coerenza con delle pretese posizioni iniziali. Questo mi ha non dico stupito, ma lasciato perplesso.

C'è un problema tra esecutivo e legislativo, al di là dell'attuale governo…
L'attività parlamentare, già nelle scorse legislatura, si è via via ridotta ai minimi termini e l'unica attività di un certo peso è stata la legge sul testamento biologico. Da anni, poi, si va avanti e si governa a colpi di decreti legge. Mi aspettavo e speravo che noi volessimo ridare un po' di centralità al Parlamento come avevamo sempre detto, invece questa cosa al momento manca. Capisco che l'azione del Governo riesce a essere più coordinata e più mirata così, capisco il realismo politico, ma noi abbiamo anche ideali e non possiamo trascurare i contrappesi: una cosa è il Governo e un'altra è il Parlamento, che deve, necessariamente deve essere un contrappeso all'attività del Governo.

Sulle pagine di Vita, a marzo, Luigi Di Maio parlava di impegni precisi. Per esempio sul contrasto all'azzardo. Che cosa sta accadendo?
Il primo atto, il divieto di pubblicità, è stato fatto. Resta da renderlo effettivo: e non è poco. Ma come gruppo parlamentare abbiamo presentato al Governo una serie di proposte e iniziative che vanno nella direzione indicata da tempo dai movimenti e dalle associazioni che, seriamente e non per secondi fini, contrastano l'azzardo.

Ci accenna a due di queste proposte?
Prima proposta: spegnere da remoto tutte le macchinette fuori dall'orario consentito. Oggi, molti comuni si sono dati regolamenti, ma è difficile farli rispettare. Si arriva al paradosso che certi impresari dell'azzardo preferiscono tenere accese le macchine, rischiarla e nel caso pagare una sanzione. Tanto i profitti sono altissimi e sanno benissimo che i controlli sono rari, anche solo per carenza di personale. Massimo Baroni, che siede alla Camera, ha studiato il tema e ha capito che si può fare direttamente da Roma, dalla centrale Sogei.
Seconda proposta: una limitazione nazionale minima su distanze e orari, consentendo ai comuni di legiferare sul loro territorio.

L'Impero romano è caduto perché sono stati sostituiti i soldati con i mercenari. Per continuare ad avere dei militanti che combattano per il loro Stato e non dei mercenari bisogna aumentare la condivisione e la consapevolezza di quello che succede. Bisogna aumentare il dialogo, non azzerarlo.

Che cosa accadrà, adesso?
Non ne ho idea. Smentisco assolutamente, però, che vi sia una fronda interna o corrente. Ci sono delle sensibilità individuali: io ho la mia e non necessariamente è la stessa di De Falco, della Fattori o della Nugnes.
Ritengo sia però doverosa un'azione politica sulla tematica dell'immigrazione e anche sul tema dell'azzardo che ristabilisca un po' gli equilibri di governo. Ritengo – è la mia opinione, lo rimarco – che spesso siamo troppo trascinati dalla paura che la Lega faccia cadere l'esecutivo. Sarebbe opportuno che, invece, che il movimento cominci a dettare l'agenda. Questo serve anche per marcare una distanza rispetto ai temi della Lega. Noi non siamo la Lega, siamo altro.


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