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Con Ahmad Joudeh la solidarietà a passo di danza

Il ballerino siriano, cresciuto in un campo profughi vicino a Damasco, e conosciuto dal grande pubblico italiano grazie a Roberto Bolle, debutta a Milano e sarà il protagonista di "Dance4Life" al Teatro Carcano, mercoledì 28 novembre in uno serata di raccolta fondi a sostegno dei progetti dell’organizzazione in Siria a favore dei bambini rimasti soli

di Antonietta Nembri

Danzare è una passione, ma allo stesso tempo un modo di comunicare emozioni e sentimenti. La danza per qualcuno è la sua stessa vita. È questo il caso di Ahmad Joudeh, ballerino siriano di 28 anni cresciuto nel campo profughi Yamouk, vicino a Damasco e che ha un motto: “Danza o muori”. A tal punto suo che se lo è tatuato sulla nuca. Ballare per lui non è mai stato facile: il padre per impedirglielo lo bastonava sulle gambe, poi la guerra che ha distrutto la sua casa, il suo quartiere e ucciso cinque familiari, i terroristi lo hanno minacciato di morte perché era un ballerino che insegnava la danza ai bambini. Prima di lasciare la Siria ha danzato nel teatro romano di Palmira, il sito archeologico distrutto dall’Isis e sede di molte esecuzioni capitali. Oggi vive ad Amsterdam dove studia e danza al Dutch National Ballet mentre si esibisce come artista in tutta Europa. E sarà proprio Ahmed Il protagonista di “Dance4life” l’evento in programma al Teatro Carcano di Milano mercoledì 28 novembre promosso da Sos Villaggi dei Bambini e che raccoglierà fondi a favore dei progetti dell’organizzazione in Siria.

Alla presentazione dell’evento, oggi a Milano, l’assessore comunale alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, il direttore generale di Sos Villaggi dei Bambini Italia, Roberta Capella e lo stesso Ahmad Joudeh (nella foto in apertura), da sempre vicino a Sos Children’s Village a livello internazionale. Ha anche svolto diversi corsi di danza al Villaggio Sos di Damasco e in Italia ai primi di novembre ha tenuto dei workshop di dieci giorni per i bambini dei Villaggi Sos a Vicenza e Ostuni.

«Ci uniamo a questo racconto per creare un coro di buone pratiche di cui sia Sos Villaggi dei Bambini sia il comune di Milano sono portatori», ha detto Majorino ricordando le migliaia di profughi siriani transitati nel capoluogo lombardo negli scorsi anni. «Siamo felici di ospitarlo a Milano, così come siamo felici di ospitare oltre 600 ragazzi non accompagnati che fuggono dalle guerre» ha aggiunto l’assessore. «Pensiamo che per loro, e per tutti i bambini in generale, Ahmad possa essere un esempio di determinazione e passione. Grazie a lui e a Sos Villaggi dei Bambini molti ragazzi potranno avere una opportunità per cambiare la loro vita».

«Ahmed è molto conosciuto perché ha ballato con Roberto Bolle in televisione», ha detto Capella ricordando la trasmissione di Rai1 “Danza con me”. «Noi di Sos Villaggi dei Bambini siamo orgogliosi di questo suo debutto milanese in un evento che sosterrà i bambini siriani. In Siria per la guerra sono morte 500mila persone, 2 milioni di minori sono fuggiti e 5 milioni hanno bisogno di aiuto». L’organizzazione è presente nel martoriato Paese dal 1981 con tre Villaggi Sos, anche se quello di Aleppo è stato evacuato e ora i piccoli ospitati sono suddivisi nei due Villaggi Sos di Damasco. Grazie all’evento Dance4life saranno realizzati tre centri Sos di emergenza temporanea, dotati di spazi a misura di bambino «vogliamo anche garantire interventi chirurgici e assistenza sanitaria e psicologica», ha aggiunto il Dg di Sos Villaggi dei Bambini Italia ricordando che al momento in Siria vengono assistiti circa 250 minori e che con i tre centri di emergenza si punta ad aiutare altri 150/200 minori soli: «Dobbiamo riempire il teatro».


In alto il video promozionale dell'evento , in basso Ahmad Joudeh a Palmira – Foto da sositalia.it

Prima di dare la parola allo stesso Ahmad Joudeh, Majorino ha voluto citare un brano della prefazione di Roberto Bolle al libro “Danza o muori” dello stesso Joudeh e appena pubblicato: “Credo che Ahmad possa rappresentare un esempio per moltissimi giovani che, troppo spesso, non sono disposti a lottare per le proprie passioni o stentano a rendersi conto di quanti sacrifici, dedizione, impegno e determinazione siano necessari per realizzare i propri sogni. Individuare la propria passione, coltivarla, valorizzarla, essere pronti ad affrontare gli ostacoli per portarla avanti: anche questa è una lezione che ciascuno di noi può portare con sé leggendo la storia di Ahmad”.

«La mia storia è simile a quella di milioni di altri artisti che devono lottare per i propri sogni, quello che mi rende diverso è che sono nato in un campo profughi e che non ho passaporto né nazionalità. La mia identità è essere un ballerino», ha raccontato Ahmed ricordando che aveva 16 anni quando su Youtube vedere Roberto Bolle danzare gli dava la speranza potercela fare un giorno. «La mia esperienza nei Villaggi Sos è stata importante, era un luogo in cui potevo aiutare i bambini in Siria. A Damasco ho incontrato bambini traumatizzati e il mio pensiero era “come posso aiutarli”. Ho pensato che la danza potesse dare loro speranza e forza. Nei due anni in cui ho lavorato con Sos Villaggi dei Bambini in Siria ho visto un reale cambiamento nei bambini», ha continuato ricordando un piccolo che non parlava più e che «dopo due anni di lavoro faceva le interviste per il documentario che hanno girato su di me. Voglio prendermi cura dei bambini di tutti i bambini, di tutti i Paesi: sono il nostro occhio sul futuro. Anche ora che vivo in Europa non voglio fare semplicemente il ballerino professionista, ma ambisco a diventare la voce dei rifugiati siriani e il megafono di tutti coloro che vivono nel mio Paese in condizioni drammatiche».

All’evento di mercoledì 28 novembre che segna il debutto assoluto di Ahmed Joudeh a Milano, il ballerino presenta due coreografie, una di un coreografo messicano e un'altra sua sulle parole della cantante tunisina My word is free «una canzone in arabo che parla di libertà». Ci sarà poi l’esibizione con i bambini dei Villaggi Sos di Ostuni e Vicenza. La serata, presentata da Veronica Maya sarà introdotto da una splendida poesia del poeta Mahmoud Darwish, mentre le performance del ballerino di Damasco saranno alternate con quelle del giovane cantautore Mirkoeilcane, secondo al Festival di Sanremo 2018 nella categoria "Nuove proposte" e vincitore del Premio della Critica “Mia Martini”, con la canzone “Stiamo tutti bene”, racconto del viaggio di un bambino migrante.