Padre Giuseppe Bettoni sul DDL Pillon: “Una legge per i figli?”

Il provvedimento che, prendendo il nome dal Senatore della Lega che lo ha presentato, vorrebbe ridisegnare il percorso di separazione dei coniugi e dell’affidamento dei minori, ambisce a essere una legge per i figli?

di Giuseppe Bettoni e Presidente di Arché Onlus

Lavorando ogni giorno nel cercare di costruire una rete di supporto e di aiuto a quelle mamme e ai loro bambini che provengono da situazioni complesse, dolorose e traumatiche, non posso fare a meno di confrontarmi, alla luce dell’esperienza e dei valori che orientano il nostro impegno ogni giorno, con il cosiddetto disegno di legge Pillon. E mi sono chiesto: e questa è una legge per i figli?

Il provvedimento che, prendendo il nome dal Senatore della Lega che lo ha presentato, vorrebbe ridisegnare il percorso di separazione dei coniugi e dell’affidamento dei minori, ambisce a essere una legge per i figli? Dal mio punto di vista ciò che ottiene è, piuttosto, l’instaurazione di un iter predeterminato, rigido ed economicamente proibitivo e che, soprattutto, non tutela i soggetti più deboli nel percorso di separazione: le donne e i minori.

Mi sono trovato a pensare, infatti, a che effetto avrebbe sulle tante mamme in fuga dalla violenza che ci troviamo ad accogliere nelle due comunità di Arché di Milano. Mogli che, se obbligate dallo strumento voluto questo provvedimento, sarebbero tenute a un percorso di mediazione con il marito violento; donne che sarebbero chiamate a comprovare i maltrattamenti subiti, per non incorrere nella “sospensione della potestà genitoriale”; madri che dovrebbero pensarci due volte prima di denunciare e allontanarsi con il figlio dalla violenza, perché sarebbe consentito al padre l’intervento per riportare il figlio a casa.

Il disegno di legge Pillon introduce poi la sistematicità della violenza, un disconoscimento pericolosissimo. Se c’è una cosa che, infatti, la nostra esperienza nell’accompagnamento delle donne vittime di maltrattamenti ci ha insegnato è che la violenza non è mai lineare: penso alle tante storie che in Arché abbiamo ascoltato, alle lacrime asciugate e alle ferite tamponate davanti ad anni di abusi e pentimenti, di botte e momenti di calma apparente. Quante mamme non avrebbero ottenuto la giusta tutela se ci fossero state queste condizioni! Per non parlare poi degli aspetti economici: cancellando sia l’assegnazione della casa che l’assegno di mantenimento e rendendo la mediazione a pagamento, la vittima di violenza sarà spinta a non denunciare né a intraprendere il percorso di separazione per non affrontare spese insormontabili.

Un’ultima cosa mi ha particolarmente colpito: il ruolo destinato al minore. Da soggetto al centro della tutela, il figlio diventa oggetto dei diritti dei genitori. I diversi casi non vengono considerati, le opinioni e i desideri tralasciati, le emozioni accantonate. Attraverso la doppia residenza e la suddivisione a metà del tempo, il figlio è affidato a entrambi i genitori, diviso con un automatismo forzato in parti uguali e la sua vita registrata, controllata, schematizzata da “un piano genitoriale”. E questa sarebbe una legge per i figli?

La nostra storia ventennale di accompagnamento e supporto c’insegna il contrario: garantire alla donna vittima di violenza la possibilità di un percorso di allontanamento sicuro, gratuito e protetto; riaffermare la centralità del minore e il suo superiore interesse.

SU FONDAZIONE ARCHÉ ONLUS
Fondata nel 1991 da padre Giuseppe Bettoni, Arché Onlus si prende cura di bambini e mamme che vivono una situazione di disagio sociale e fragilità personale, con l’obiettivo di accompagnarli verso l’autonomia. Lo fa a Milano attraverso la Casa di Accoglienza di Porta Venezia e CasArché a Quarto Oggiaro, dove ospita mamme e bambini con problematiche legate a maltrattamenti, immigrazione, disagio sociale e fragilità personale, e attraverso i suoi appartamenti che offrono alloggio temporaneo a nuclei familiari in difficoltà. Arché porta avanti anche numerosi progetti di sostegno ai minori in ospedale e ai minori immigrati a Milano, Roma e San Benedetto del Tronto e può contare su una vivace rete di volontari.


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