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Cooperazione & Relazioni internazionali

La carovana dei migranti, in marcia per il Messico

In 6mila sono arrivati a Città del Messico, arrivano da Nicaragua, Salvador, Guatemala e Honduras. A Puebla e a Guadalajara Sant’Egidio in Messico, ha preparato un’accoglienza umana a persone che scappano da situazioni inumane. Il cammino continua verso nord, verso il confine con gli Stati Uniti dove Trump ha schierato altri 5.200 uomini di rinforzo

di Nicola Nicoletti

Nella sola capitale, Città del Messico, sono arrivati 6mila migranti. Da Nicaragua, Salvador, Guatemala e soprattutto Honduras. Altri sono in marcia per il Messico, in questa folle corse per la vita di pezzi di popolo che cercano la speranza fuori dalla loro patria. Sono giovani in maggioranza, ragazzi che non hanno nulla da perdere. In Honduras le maras, le bande violente, reclutavano i giovani. «Era un suicidio rimanere. Ho scelto di andare via con mio fratello». Juan ha 15 anni e il fratello Hugo 16.

Di fronte al bivio tra rischio e avventura non hanno avuto dubbi, anche perché il più grande, zaino nero e cappello da baseball in testa, aspetta un figlio dalla compagna. «Non posso far nascere il mio bambino in un posto così pericoloso». Hanno viaggiato per un mese i primi arrivati dal Centramerica, e alcuni sono già alle porte del confine nord con gli Stati Uniti. Hanno attraversato il caldo umido del Chiapas e di Oaxaca, poi il clima temperato di Città del Messico per giungere nel freddo nord. In queste ore una coltre di gelo, con la temperatura che di notte scende sotto lo zero, è arrivata tra Coahuila, Nuevo Leon e Sonora ai confini con il Texas.

Le famiglie hanno pochi indumenti, quasi tutti caldi, e se non fosse per il lavoro dei volontari rischierebbero di morire di freddo.

A Puebla e a Guadalajara Cesar Cardenas, segretario della comunità di Sant’Egidio in Messico, ha preparato un’accoglienza umana a persone che scappano da situazioni inumane.

La Comunità di Sant’Egidio a Guadalajara appoggia la casa del migrante “El Refugio” non solo con beni materiali, ma con amicizia e preghiera. «La fraternità è una porta aperta per la speranza degli emarginati e per dire che possono contare con noi». Ismael, migrante del Salvador, ha scoperto parole di speranza pregando con loro per la pace, tesoro così raro a casa sua. «Nella chiesa dell’Assunzione a Puebla (nella foto qui e in apertura) abbiamo accolto una parte della Carovana proveniente da Honduras e Guatemala. Per loro ci sono vestiti e cibo. Non sono mancati i momenti di allegria per i tanti bambini arrivati con i loro genitori. Costruiamo una bella amicizia e una rete di solidarietà». Cesar, che è stato presente all’incontro di Bologna della Comunità riunita per i 50 anni, spera che altri seguano il loro esempio. A Puebla, una delle città più artistiche del Messico, questo spezzone della carovana ha tirato il fiato. Poche ore di riposo prima di riprendere la marcia. «I migranti sono una benedizione, costruiscono un mondo migliore. Non è vero che non c’è spazio per loro». Cesar ne è convinto e cerca di comunicare le sue sicurezze agli altri volontari.

Se non fosse per loro in tanti si sarebbero fermati lungo il cammino, avrebbero fatto dietrofront o si sarebbero ammalati. Le parrocchie hanno cercato di offrire un pasto, magari un piatto di frijoles charros, (fagioli con carne), e tortillas di mais. Una bottiglia d’acqua e del latte per i più piccoli. I problemi non mancano nemmeno in Messico, anche se il nuovo presidente Lopez Obrador prevede visti di accoglienza e stimola gli Usa a un intervento economico per il Centramerica. Intanto loro avanzano, sui camion, autobus per donne e bambini ed a piedi. La strada per i confine nord, dove troveranno schierati i 5.200 uomini di rinforzo fatti arrivare dal presidente Trump, è lunga.


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