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Famiglia & Minori

Alex: al Bambino Gesù lo cureremo così

Alessandro Maria Montresor è arrivato a Roma, al Bambino Gesù. Qui manipoleranno con un tecnica innovativa le cellule donate da uno dei genitori

di Sara De Carli

Aggiornamento al 29 novembre ore 15.58
Nella tarda mattinata di oggi, 29 novembre, è arrivato all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, proveniente da Londra, il bambino di 18 mesi affetto da linfoistiocitosi emofagocitica (HLH). Le condizioni generali del piccolo sono buone. Il trattamento farmacologico in corso, avviato al Great Ormond Street Hospital dove il piccolo era in cura, sta contribuendo efficacemente al contenimento della malattia e verrà proseguito presso il nostro Centro fino all’avvio della procedura trapiantologica. A partire da oggi e nei prossimi giorni, il bambino verrà sottoposto a una serie di esami ematochimici (principalmente indagini microbiologiche) e strumentali, necessari prima di procedere con il trapianto. Parallelamente, i genitori del piccolo effettueranno esami di screening al fine di valutarne l’eleggibilità alla donazione di cellule staminali emopoietiche. Il trapianto di cellule staminali emopoietiche da genitore verrà effettuato verosimilmente intorno alla metà di dicembre 2018. La famiglia ringrazia tutte le persone che hanno voluto sostenere la campagna per la donazione di midollo osseo e invita, da oggi, a un periodo di tranquillità per poter affrontare questi giorni difficili con la maggiore serenità possibile e per consentire ai medici di svolgere il proprio lavoro.

Franco Locatelli, direttore del dipartimento di oncoematologia pediatrica dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, aveva aperto le porte subito, nelle settimane scorse: «Se i genitori vorranno, noi siamo pronti a curare Alessandro». Ieri i genitori lo hanno confermato: Alessandro Maria Montresor verrà a Roma, al Bambino Gesù. Grazie alla gara di solidarietà avviata da un appello su Facebook dei genitori, quasi 13mila nuovi donatori si sono iscritti al registro mondiale (per 9mila campioni, inviati negli Usa in laboratori specializzati si attende ancora l’esito rispetto alla copmpatibilità, ha dichiarato a La Repubblica Nicoletta Sacchi, direttrice del Registro italiano dei donatori. Un donatore compatibile con Alex (non italiano) è stato in effetti trovato, hanno confermato ieri i genitori in un post, ma disponibile solo da gennaio: il trapianto per Alex invece è necessario al più presto. Ecco quindi la decisione per il Bambino Gesù, dove Alex verrà sottoposto a una tecnica di trapianto di cellule staminali di uno dei genitori, la cui compatibilità è per definizione del 50%.

Al Bambino Gesù da quasi un anno e mezzo è stata messa a punto una tecnica innovativa per la manipolazione delle cellule staminali da trapiantare, trattate in modo da eliminare selettivamente le cellulte che potrebbero determinare un rigetto. In questo modo si ottiene una compatibilità ottimale. Il professor Locatelli nei giorni scorsi, in un’intervista ad Avvenire, ha spiegato che al Bambino Gesù hanno già trapiantato con questo approccio innovativo una cinquantina di bambini con immunodeficienze primitive simili a quelle del piccolo Alex, con una guarigione nell’85% dei casi.

La metodologia è rivoluzionaria ed è potenzialmente applicabile a centinaia di bambini in Italia e nel mondo, dal momento che circa il 30-40% dei pazienti non trova un donatore idoneo o ha necessità di un trapianto in tempi incompatibili con quelli della ricerca nel Registro mondiale. La tecnica di manipolazione messa a punto dal prof Locatelli permette di eliminare le cellule pericolose (linfociti T alfa/beta+) responsabili dello sviluppo di gravi complicanze legate all’aggressione da parte di cellule del donatore sui tessuti dei riceventi, lasciando però elevate quantità di cellule buone (linfociti T gamma/delta +, cellule natural killer) capaci di proteggere il bambino da infezioni severe e dalla ricaduta di malattia. Prima di questa tecnica infatti il trapianto di cellule staminali da genitore, solo purificate, era associato a un forte rischio infettivo, anche fatale. Ora invece, grazie a questa tecnica di manipolazione, i pazienti possono beneficiare subito dell’effetto positivo dei linfociti T gamma/delta + e delle cellule natural killer del donatore. In risultati portati su Blood dal Bambino Gesù parlavano, a luglio 2017, di una probabilità di cura definitiva superiore al 70%, addirittura superiore rispetto al valore ottenuto sempre al Bambino Gesù nello stesso periodo per i pazienti leucemici trapiantati da un donatore perfettamente compatibile. Una prospettiva che è ulteriormente migliorata nei nuovi dati citati dal prof Locatelli. Un comunicato del Bambino Gesù (vedi scheda allegata) riferisce che «all’Ospedale Pediatrico della Santa Sede la procedura è ormai consolidata. E’ stata utilizzata per il trattamento di più di 200 pazienti con risultati sovrapponibili a quelli ottenuti con i trapianti da donatore, familiare o non consanguineo, perfettamente compatibile. Più di 50 di questi pazienti erano affetti da immunodeficienza primitiva, 8 dei quali da HLH – linfoistiocitosi emofagocitica. La percentuale di guarigione definitiva nei bambini con immunodeficienza primitiva è dell’85-90% circa».

Ancora una volta, l'appello da ricordare è quello che i genitori di Alessandro hanno ripetuto nel loro post: «Vi esortiamo a continuare ad iscrivervi nel registro italiano dei donatori di midollo osseo, di regalare con un piccolo gesto d’amore una nuova speranza di vita ai tanti Alessandro Maria che aspettano e lottano nell’attesa». Lo stesso che Admo tiene come post fisso sulla sua bacheca: «Al grande impegno di molti per aiutare il piccolo Alessandro Maria ci motiva ancora di più nel nostro lavoro di ogni giorno. Ci sono tante persone in attesa di un donatore. Queste nuove iscrizioni al registro potranno aiutare tutti quelli che, come Alessandro, aspettano il tipo giusto per ricominciare a vivere».

Foto tratte dalla pagina Facebook Alessandro Maria, aperta dai genitori di Alex.


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