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Cooperazione & Relazioni internazionali

L’escalation nel Mar Nero? Uno scenario annunciato

Dopo lo scontro tra la flotta russa e quella ucraina che ha portato alla cattura da parte delle forze di Mosca di due cannoniere e un rimorchiatore ucraino nel Mar d’Azov sono partiti i primi disordini e sui confini sono cominciate le manovre militari. Le prossime ore diranno se si riuscirà ad evitare lo scontro o se l’accaduto sancirà il ritorno alle ostilità belliche

di Redazione

L’escalation della tensione nel Mar d’Azov, cominciata all’inizio di quest’anno è sfociata in una vera e propria provocazione militare. Una tragedia annunciata quando la guerra appare l’unica opzione e ogni sforzo è indirizzato al suo conseguimento.

Ieri 25 novembre per la prima volta nella storia c’è stato uno scontro tra navi della flotta russa e della flotta ucraina, non distante dallo stretto di Kerch. Lo stesso giorno, Kiev ha chiesto alle Nazioni Unite di convocare una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza. Su istruzioni del presidente ucraino Petro Poroshenko, parallelamente, il Ministero degli Esteri ucraino ha avviato consultazioni di emergenza con la NATO e l’UE sugli eventi in corso.

La situazione attuale è il risultato di una tensione già in corso dall’inizio dell’anno, cominciata nel mese di marzo sullo sfondo del sequestro, nel Mar d’Azov, da parte delle autorità ucraine del peschereccio russo “Nord”, con a bordo dieci russi. Pochi mesi dopo, ad agosto, la petroliera russa “Mekhanic Pogodin” è stata bloccata nel porto di Kherson.

Il Ministero degli Esteri russo ha messo in guardia l’Ucraina dalle sue “avventure” nel Mar d’Azov.

Mosca considera le azioni delle autorità di Kiev come “terrorismo marittimo” e, in risposta, rafforza i controlli nella sua parte del Mar d’Azov.

Kiev, da parte sua, accusa Mosca di “una severa politica di fermo e controllo delle navi”. Tuttavia, il servizio di frontiera russo ha sottolineato che i controlli sono sempre stati pienamente conformi al diritto marittimo internazionale. Come, allo stesso tempo, il Ministero degli Esteri dell’Ucraina ha riconosciuto che le guardie di frontiera russe non trasgrediscono i protocolli durante l’ispezione.

Con queste premesse, prima o poi la scintilla d’innesco per un conflitto sarebbe arrivata. Nella mattinata di domenica 25 novembre, come riferito dalle autorità russe, tre navi della marina ucraina “Berdyansk”, “Nikopol” e “Yana Kapu”, in violazione degli articoli 19 e 21 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto nautico, hanno attraversato il confine di stato della Russia. Le navi entrando nelle acque territoriali russe, temporaneamente chiuse, hanno effettuato per diverse ore pericolose manovre. Non rispondendo alle richieste russe di fermarsi, si è deciso di usare la forza. Tutte e tre le navi sono state fermate a circa 20 chilometri dalla costa russa e 50 chilometri a sud-ovest dal passaggio lungo lo stretto di Kerch, sotto il ponte di Crimea.

«Al fine di fermare le navi da guerra ucraine si è dovuto ricorrere alla forza. Come risultato: nelle acque territoriali russe del Mar Nero, tutte e tre le navi della Marina ucraina son state fermate. Ai tre militari ucraini feriti sono state prestate cure mediche. Non c’è alcun rischio per la loro vita…», si legge nel rapporto del FSB russo.

La Russia ha inoltre aperto un procedimento penale per violazione del confine di stato e, a sua volta, ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione nel Mar d’Azov.

Come reazione l’esercito ucraino è stato messo in allerta, riferisce il servizio stampa del Ministero della Difesa ucraino.

Le forze armate ucraine sono state poste completamente “pronte” al combattimento: «Le misure di controspionaggio sono state rafforzate per prevenire altre provocazioni dei servizi speciali russi sul territorio dell’Ucraina per destabilizzare la situazione all’interno del paese», ha affermato il dicastero ucraino.

Inoltre su disposizione del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa dell’Ucraina è stato proposta l’introduzione della legge marziale.

Nella città di Lvov, nell’Ucraina occidentale, manifestanti hanno dato fuoco ai copertoni davanti al consolato russo. Un’azione simile nella giornata di domenica si è svolta davanti all’ambasciata russa a Kiev, dove i manifestanti, oltre al tentativo di bruciare copertoni, hanno anche lanciato petardi, fumogeni..

Nella mattinata odierna analoghi disordini sono divampati anche davanti al consolato russo della città di Kharkov.

Secondo Igor Korotchenko direttore del Centro per l’analisi del commercio internazionale di armi, redattore capo di “Difesa nazionale”, l’Ucraina sta cercando di provocare un conflitto navale su vasta scala con la Russia per far appello ai paesi della NATO accusando la Federazione Russa di aggressione.

Ma a chi giova questa escalation e la possibilità di entrare in guerra con la Russia? Di certo non al popolo ucraino già provato dalla crisi e dall’instabilità di questi ultimi anni. Guerra da sempre significa lutti, distruzione, sofferenze.. su vasta scala.

Tuttavia secondo Aleksej Martynov, direttore dell’Istituto internazionale dei nuovi Stati, gioverebbe al presidente ucraino Poroshenko per compiacere agli Stati Uniti e mostrare il suo valore come leader.

A Marzo in Ucraina ci saranno le elezioni presidenziali, e, secondo Martynov, Washington non ha ancora deciso chi dovrà diventare presidente. Poroshenko, quindi, con le sue azioni spera di dimostrare il suo valore agli occhi di Washington.

«L’unica cosa che gli venne richiesta (a Poroshenko), quando gli americani lo nominarono alla presidenza, fu quella di trascinare la Russia in una guerra nel centro dell’Europa. Per varie ragioni, non ne è stato capace, o non l’ha potuto fare, o non l’ha capito. A quanto pare ora non lo lascia intentato, pensando di poter ancora dimostrare il suo valore, cosicché gli americani lo sosterranno nuovamente. Gli Stati Uniti stanno considerando (come candidati) anche Yulia Tymoshenko. Poroshenko, quindi, non rinuncia alla speranza di essere ancora il nominato di Washington», ha spiegato l’esperto.

Allo stesso tempo, non si può escludere un altro scenario, ovvero, che le prossime elezioni possano venir annullate attraverso l’introduzione in Ucraina della legge marziale e dello stato di emergenza, scenario non disdegnato dallo stesso Poroshenko.

Anche Igor Lutsenko, deputato alla Verkhovna Rada dell’Ucraina, ne è convinto, secondo lui, infatti, la spiegazione più semplice è che «Peter Aleksejevich (Poroshenko) stia considerando la possibilità della legge marziale e l’abolizione delle elezioni».

Un regime giuridico speciale conferirà al presidente Poroshenko un potere quasi illimitato: sarà in grado di vietare i partiti politici, autorizzare il prelievo di proprietà ai cittadini e sostituire le autorità civili con l’amministrazione militare.

Il Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa dell’Ucraina è d’accordo con la proposta di Poroshenko d’introdurre la legge marziale. La decisione finale spetterà alla Verkhovna Rada. Il regime legale speciale è fissato per 60 giorni. Il segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa dell’Ucraina Aleksandr Turchinov ha affermato che la legge marziale è necessaria «al fine di creare le condizioni per respingere l’aggressione armata e garantire la sicurezza nazionale». Le forze armate dell’Ucraina e le unità della SBU sono in allerta.

Per ora l’Occidente, consapevole della pericolosità della questione si limita ad osservare senza sbilanciarsi. In un commento sull’incidente, la portavoce della NATO Oana Lungesku ha sottolineato che l’Alleanza Atlantica sta seguendo gli sviluppi nello stretto di Kerch ed è in contatto con Kiev. Ha anche fatto appello alle parti in conflitto chiedendo «moderazione e distensione».

Un analogo sentimento di distensione arriva anche dall’Unione Europea. La dichiarazione di Bruxelles sul conflitto in corso evidenzia un approccio dai toni neutri: «Le tensioni nel Mare d’Azov e sullo Stretto di Kerch sono aumentate in modo pericoloso, oggi dopo un incidente avvenuto nella mattinata tra navi russe e ucraine».

La situazione è pienamente in sviluppo, si vedranno quali saranno, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, le mosse di Russia e Ucraina. L’Ucraina certamente dovrà anche rispondere a quegli interessi sovranazionali atlantici che fino ad ora non le hanno fatto mancare il sostegno. Si auspica che il sopravvento del buon senso possa evitare un conflitto militare in grado di portare a conseguenze tragiche e dall’esito incalcolabile.


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