Economia & Impresa sociale 

Se fossero i dipendenti a decidere lo stipendio dei manager? La “folle” idea della sinistra inglese

Secondo un piano presentato dal Labour Party, dipendenti e clienti delle 7.000 più grandi aziende britanniche potrebbero votare sulla retribuzione dei mega dirigenti. Il divario salariale, afferma John McDonnell, è oramai «oltre i limiti di ogni decenza». Serve, affermano dal Labour Party, «un cambiamento nel diritto societario, per dare potere a tutti gli stakeholder contro lo strapotere dei manager»

di Marco Dotti

Chi è la donna più pagata del Regno Unito? Si chiama Denise Coates e dirige – guarda che combinazione – una società di scommesse ben nota anche da noi, Bet365. La povertà cresce, ma le scommesse salgono. E l'extraprofitto della sua società ha fruttato alla manager uno stipendio di 265 milioni di sterline.

Brexit o non Brexit, questa è la realtà. Anche perché uno studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro pubblicato proprio in queste ore mostra che, negli ultimi dieci anni, la crescita salariale in Gran Bretagna è stata la più debole se confrontata ai prime nove Paesi industrialmente avanzati paesi avanzati.

Ma per i manager del settore executive (la fascia più alta), le cose vanno a gonfie vele. Lo spiega uno studio commissionato da Rebecca Long-Bailey e John McDonnell, rispettivamente segretario – che su twitter si dichiara "madre e socialista orgogliosa" – e cancelliere del "governo ombra" inglese. Lo studio, coordinato da Prem Sikka, professore dell'Università di Sheffield, è alla base di una serie di proposte avanzate da Labour Party di Jeremy Corbyn per contrastare un'ondata di tagli salariali a senso unico e sempre verso il basso.

Per i laburisti, i dipendenti e i consumatori dovrebbero avere pieno accesso a un sistema di voto annuale sui cosiddetti executive packages , che sono una parte molto molto cospicua della cosiddetta executive compensation: ciò che i mega manager intascano, in denaro, azioni o bonus. Le opzioni su azioni dovrebbero essere eliminate e, secondo la sinistra made in UK, i dirigenti dovebbero essere pagati unicamente in denaro per evitare forme di compensi "alternativi" e fiscalmente deducibili. Non solo, in tutte le aziende inglesi con più di 250 dipendenti il Labour Party chiede che vengano resi pubblici i nomi di coloro che prendono più di 150mila sterline l'anno.

C'è chi parla già di una piattaforma per un programma in vista di un prossimo crollo di Teresa May. Le proposte dei laburistia sono sostanzialmente cinque: 1) che i contratti di remunerazione dei dirigenti delle grandi imprese siano resi pubblici; 2 che la remunerazione dei dirigenti sia in contanti; 3) che siano pubblicati i differenziali retributivi tra dirigenti e dipendenti analizzati per sesso ed etnia; 4) il diritto societario deve essere modificato per dare a tutti gli stakeholder il diritto di proporre un tetto massimo alla retribuzione dei dirigenti e al pacchetto bonus; 5) la remunerazione di ciascun dirigente di una grande impresa è soggetta al voto vincolante annuale di una serie di parti interessate; 6) parti interessate comprendono gli azionisti, i clienti a lungo termine e i dipendenti.

Le riforme si applicherebbero alle oltre 7.000 imprese del Regno Unito che hanno 250 o più dipendenti e rappresentano oltre 10 milioni di lavoratori.


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