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Cresce l’economia della cultura, un antidoto contro la povertà

«Le sfide della contemporaneità, dell’innovazione tecnologica e digitale e della competizione internazionale richiedono un Paese più reattivo anche in ambito culturale», dice il Presidente di Federculture Andrea Cancellato

di Redazione

Un’Italia in cui cultura e sviluppo viaggiano a braccetto appare possibile. Così il quattordicesimo Rapporto Federculture 2018 “Impresa Cultura”, la più importante fonte di aggiornamento e analisi sulle politiche culturali, le dinamiche di domanda e offerta e i processi di innovazione, ritrae un Paese in crescita e fa il punto su quanto affrontato negli anni appena passati.

Aumenta l’esborso per visitare mostre e musei, salgono i consumi di arte e spettacolo, il settore cultura cresce del 2,6 per cento, e aumenta (dello 0,5%) il numero di chi legge almeno un libro all’anno. Il 2017 è stato un anno favorevole anche per il turismo in Italia: con quasi 60 milioni di arrivi da paesi stranieri, e 212 milioni di presenze il turismo internazionale ha fatto registrare un +8% rispetto al 2016. L’andamento del settore è positivo anche nei primi mesi del 2018, in particolare per il turismo internazionale che, tra gennaio e maggio, è cresciuto del 5% in termini di arrivi e dell’8% per quanto riguarda le presenze.

I problemi irrisolti però, antichi e nuovi, della gestione della cultura in Italia, le criticità e le debolezze del sistema dell’offerta e della produzione culturale, sono ancora lontani dall’essere del tutto superati.

Grazie alla cultura possiamo contrastare marginalità, povertà, analfabetismi e rendere migliore il nostro Paese

Andrea Cancellato, Presidente di Federculture

A livello territoriale si registrano ancora delle forti differenze tra Nord e Sud del Paese: nelle regioni settentrionali la spesa media mensile in cultura supera i 150 euro mensili, e rappresenta il 6% del budget familiare, mentre nel Meridione lo stesso dato è inferiore ai 95 euro. Confrontando i dati dell’Italia con quelli dell’Eurozona, emerge come la spesa in cultura e ricreazione delle famiglie italiane sia al di sotto della media europea e ben lontano dai Paesi più virtuosi (6,6% sul totale dei consumi finali contro l’8,5% europeo e l’11% della Svezia).

I dati sulla lettura sono poi una spia della permanenza nel Paese di un problema di scarsa partecipazione complessiva alle attività culturali. Sono, infatti, totalmente inattivi il 38,8 per cento degli adulti (oltre 25 anni di età). E nei singoli ambiti l’assenza di pratica culturale raggiunge anche l’80%, come nell’esempio del teatro, o del 90% per i concerti classici…


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