Economia & Impresa sociale 

Società benefit, nasce l’associazione di rappresentanza

Presentata oggi Assobenefit. La presiederà il deputato Mauro Del Barba, che in questa intervista indicata gli obiettivi del nuovo ente: «La nostra sfida è dimostrare che l'impatto sociale è un valore concorrenziale, non chiediamo benefici fiscali»

di Redazione

È nata ufficialmente presso la sede di Banca Prossima a Milano oggi l’associazione di rappresentanza delle società benefit italiane. Si chiama Assobenefit e la presiede l’onorevole Mauro Del Barba, il padre della legge sulle società benefit entrata in vigore il primo gennaio del 2016. Insieme a Del Barba si contano altri 22 soci fondatori (tutte persone fisiche, fra cui il vicepresidente Aldo Gebbia). Sedici i nomi che invece compongono il comitato scientifico. Fra questi i professori Stefano Zamagni, Mario Calderini e Mauro Magatti)

Onorevole Del Barba, quante sono oggi le benefit corporation in Italia?
Dall’approvazione della legge ad oggi circa 150 aziende all’anno hanno modificato il loro statuto per assumere la forma benefit. Non sono ancora tantissime, ma il numero incomincia ad essere significativo. Ovvio però che uno degli obiettivi dell’associazione che abbiamo costituito nasce proprio per incrementare questo numero. Il traguardo ideale è che tutte le aziende italiane diventino benefit.

Cosa vuol dire essere una società benefit?
Sostanzialmente significa avere nella propria mission statutaria la felicità della comunità dentro cui opera l’azienda. Oltre al profitto economico l’impresa deve essere votata all’impatto sociale e pronta a farsi misurare sotto questo punto di vista. Una concezione che sviluppa e supera quella della “vecchia” csr.

Assobenefit si propone di concorrere alla affermazione di un nuovo modello economico sostenibile sul territorio italiano basato sui principi costitutivi delle società benefit, mirando al rafforzamento delle imprese che abbracciano tali principi

Mauro Del Barba

Perché serviva un’associazione di rappresentanza?
Assobenefit si propone di concorrere alla affermazione di un nuovo modello economico sostenibile sul territorio italiano basato sui principi costitutivi delle società benefit, mirando al rafforzamento delle imprese che abbracciano tali principi e che già costituiscono un “ecosistema Benefit” e al consolidamento del made in B-Italy come fattore competitivo riconoscibile a livello internazionale.

Lei, come deputato della Repubblica, svolge una funzione legislativa. Farete pressioni affinché la legge introduca agevolazioni fiscali per le benefit?
No, non credo sia questa la strada giusta. Penso che vadano percorse altre vie. Provo a indicarne qualcuna: la creazione di filiere benefit in settori come quello delle farmacie o delle società a capitale pubblico che forniscono servizi di pubblica utilità; l’incentivazione di filiere o distretti benefit; l’introduzione criteri favorevoli nell’ambito del procurement pubblico e infine la deducibilità dei costi sostenuti per raggiungere gli obiettivi sociali. Tutto questo però parte da una convinzione: diventare società benefit significa acquisire un vantaggio competitivo. Quindi il nostro habitat naturale, dove dobbiamo fare la differenza, è sostanzialmente e principalmente quello del mercato.

Per entrare nell’associazione occorre avere la qualifica di benefit?
​Non necessariamente. Noi dobbiamo fare sistema, quindi le porte vanno tenute aperte. Lo statuto dell’associazione prevede che possano farne parte società benefit, società che si stanno costituendo come società benefit anche se all’inizio del processo, società di consulenza che in qualche modo di promuovano questa qualifica e soci benefattori, in questo caso anche persone fisiche.


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