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Con il Reddito di cittadinanza si rischia il caos

È la denuncia di Alleanza contro la povertà che sottolinea: «Il fatto che si voglia partire con una ulteriore misura attraverso i Centri per l’impiego può creare confusione», ha sottolineato il portavoce Roberto Rossini. Una preoccupazione che nasce anche dal fatto «di non essere stati ancora consultati da nessuno»

di Paolo Biondi

Con l’introduzione del Reddito di cittadinanza, così pensato e voluto dal governo in «totale discontinuità rispetto al Reddito d’inclusione ora vigente», potremmo trovarci davanti a un «rischio caos», creando confusione nella lotta contro la povertà. L’Alleanza contro la povertà in Italia ha convocato una conferenza stampa a Roma per denunciare questa situazione, lamentando – fra l’altro – di non essere stata ancora consultata in materia dal governo.

«Il fatto che si voglia partire con una ulteriore misura attraverso i Centri per l’impiego può creare confusione», ha detto Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza. Rossini ha ricordato che i Centri per l’impiego sono oggi in Italia 500 ed hanno una efficienza in materia di occupazione pari al 25%, mentre il Reddito d’inclusione che è già operativo da oltre un anno utilizza tutti gli oltre 8.000 comuni italiani, con una comprovata efficienza.

Se il governo procedesse con le cose annunciate «si assegnerebbero ai Centri per l’impiego compiti per i quali oggi non sono in grado di farsi carico. In altre parole, nel 2019 non si riuscirebbe a introdurre il modello di intervento previsto dal Reddito di cittadinanza ma, esclusivamente, si vanificherebbero gli sforzi compiuti finora, creando confusione nei territori», ha aggiunto Rossini.

È scritto nel documento che potete scaricare a fondo pagina: “Esiste la possibilità che il RdC sia introdotto il 1 aprile e disegnato in totale discontinuità rispetto al Rei (Reddito d’Inclusione) adesso vigente. Una scelta che, a livello locale, porterebbe al caos: non solo si azzererebbe il lavoro faticosamente svolto sinora – con la sperimentazione del Sia dapprima e con l’introduzione del Rei dopo – ma si assegnerebbero ai Centri per l’Impiego compiti di cui oggi non sono in grado di farsi”.

L’Alleanza ricorda che «il Reddito di inclusione è stato frutto di dialogo e confronto fra la parte politica e la società civile ed il dialogo ha reso possibile che si riuscisse ad operare sul territorio, utilizzando l’esperienza e la capillarità dei comuni» per un intervento che affronti globalmente la lotta contro la povertà assoluta, della quale il problema dell’occupazione e del lavoro rappresenta solo un aspetto. «Ora invece non siamo mai stati ascoltati dal governo».

Il documento presentato oggi dall’Alleanza contro la povertà sconsiglia il governo dall’operare subito, dal 2019, un incremento degli stanziamenti portandoli a regime, ma suggerisce di attuare un incremento graduale: «Si creerebbe così un contesto istituzionale stabile, condizione imprescindibile per mettere chi lavora nel welfare locale nelle condizioni di dedicarsi alla complessa opera di costruzione delle migliori risposte per i poveri». «La nostra previsione è che la copertura dello stanziamento avvenga a regime, cosa che permetterebbe di cadenzare in maniera diversa i finanziamenti: faremmo risparmiare e saremmo più efficaci», dice Rossini. In ogni caso la cosa importante è che il finanziamento del Reddito di cittadinanza non avvenga svuotando il fondo per la povertà che aveva iniziato a funzionare già dai mesi scorsi, rileva l’Alleanza.

«Di fronte a questi dubbi su come si sta configurando il Reddito di cittadinanza, l’Alleanza contro la povertà esprime l’auspicio che, nella definizione del Reddito di cittadinanza, il governo avvii quanto prima con essa un percorso di confronto sui contenuti, valorizzando le sue competenze e il suo radicamento territoriale. Un percorso animato da un unico obbiettivo comune: dare ai poveri di questo Paese le risposte delle quali hanno bisogno».


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