Attivismo civico & Terzo settore

Droga, blackout Italia

In pochi anni il mercato delle sostanze ha vissuto una vera e propria rivoluzione. Nuovi prodotti, nuovi canali e polidipendenze. Uno scenario di fronte al quale i vecchi modelli di contrasto sono spesso inefficaci. Sul numero di VITA dello scorso dicembre avevamo analizzato il fenomeno affrontando l'offerta, la domanda e le risposte a questa emergenza. Un'inchiesta da rileggere dopo i fatti di Roma

di Redazione

In pochi anni il mercato della droga in Italia ha vissuto una vera e propria rivoluzione, di fronte alla quale i vecchi modelli di contrasto sono spesso inefficaci. Sul numero di VITA di dicembre, che propone una copertina realizzata da Studio Fluud volutamente molto psichedelica e d'impatto, abbiamo affrontanto questa emergenza suddividendola in tre capitoli.

1. L'OFFERTA

Il mercato adesso si fonda su un principio di marketing chiaro: alimentare la dipendenza in sé stessa, al di là della tipologia di droga. Un sistema complesso in cui convivono online e canali distributivi tipici degli anni del boom dell'eroina. Protagoniste le sostanze psicoattive che compaiono sul mercato intorno al 2005. Sono sostanze legali, perché non rientrano ancora nelle tabelle ministeriali e quindi non sono regolamentate. Oggi ne conosciamo circa 800, ma non sappiamo quante in realtà ce ne siano in circolazione.

2. LA DOMANDA
I ragazzi sono tornati a drogarsi. La questione capitale è capire il perché, cosa è scattato nella testa dei nostri figli. Per rispondere abbiamo fatto un viaggio nella mente dei nativi digitali. La parola più ricorrente è il vuoto. Quello che i giovani dichiarano di avere dentro. Per il fondatore e direttore del Centro Psicopedagogico per l'educaizone e la gestione dei conflitti, Daniele Novara, «il padre oggi esiste, è presente, non ci sono le situazioni tragiche degli anni '70. Quello che manca però è la presenza del padre sulla scena educativa». Secondo Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva «il compito di noi educatori è dare l'esempio. Essere buoni costruttori di relazioni, facilitatori di incontro e dialogo, dare buone spinte verso l'esterno, avere una vita orientata alla ricerca di una felicità che venga dalle relazioni».

3. LE RISPOSTE

Il non profit e i Sert pubblici stanno cambiando pelle. Per affrontare i nuovi bisogni servono allenza larghe con la scuola e il territorio. Lo slogan potrebbe essere: “meno sanità e più sociale”. Abbiamo raccontato otto buone pratiche: Casa del Giovane, Smi, Sert Trieste, Prima Pagina, Exodus Assisi, Ama Aquilone, Liberamente e Isitituto Massa.


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