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Cooperazione & Relazioni internazionali

Donne migranti, a Marrakech presentato un manifesto

Presentato questa mattina un manifesto per richiamare l’attenzione sulla violazione dei diritti umani delle donne migranti. Secondo le stime delle Nazioni Unite, sono 260 milioni le donne migranti nel mondo che rappresentano il 44% dei migranti lavoratori (66 milioni)

di Roberto Sensi

da Marrakech – Alla vigilia della conferenza di Marrakech per l’adozione del Patto sulle migrazioni sicure, ordinate e regolari, la rete delle donne migranti – un’organizzazione statunitense che lavora per la difesa dei diritti delle donne migranti – ha lanciato un manifesto per richiamare l’attenzione sulla violazione dei diritti umani delle donne migranti e chiedere un maggiore impegno degli stati all’interno delle loro politiche migratorie. Il manifesto, aperto alla firma di singole organizzazioni e individui a questo link è stato presentato questa mattina durante una conferenza stampa nell’ambito della conferenza intergovernativa.

il Global compact, ha sottolineato Catherine Tactaquin della Rete Donne Migranti, è un punto di partenza e non di arrivo per la piena realizzazione dei diritti dei migranti. A tal fine – prosegue Tactaquin – il nostro manifesto offre un framework importante affinché l’implementazione del patto garantisca la piena tutela e realizzazione dei diritti delle donne e delle ragazze migranti”. Secondo le stime delle Nazioni Unite, sono 260 milioni le donne migranti nel mondo che rappresentano il 44% dei migranti lavoratori (66 milioni). Degli 11,5 milioni di lavoratori domestici nel mondo, il 73% sono donne che affrontano quotidianamente abusi sessuali e psicologici. Il tasso di denuncia, in particolare per quelle non regolari, è molto basso per il timore di essere detenute e espulse. Rispetto a quest’ultimo aspetto, “i movimenti di base di donne migranti hanno ottenuto un importante risultato nel Regno Unito”, ha dichiarato Caterina Gottardo dell’Asia Pacific Refugees Rights Network. Infatti una nuova legge sulla violenza domestica (https://www.parliament.uk/business/committees/committees-a-z/commons-select/home-affairs-committee/news-parliament-2017/domestic-abuse-report-publication-17-19/ ) prevede la possibilità di protezione e di regolarizzazione per le donne migranti che denunciano le violenze subite.

Il Manifesto, organizzato su sette punti, chiede la piena partecipazione delle donne e delle ragazze migranti nelle politiche che riguardano la loro vita a livello locale, nazionale e internazionale; afferma il diritto a non essere discriminate per il loro status di migranti, razza, etnia, casta, nazionalità, orientamento sessuale, stato civile; chiede la fine della violenza sessuale e di genere e la previsione di canali di ingresso sicuri, non temporanei e che rispettino l’unità familiare. Il manifesto chiede, inoltre, il rispetto dei diritti dei lavoratori per le donne, la libertà di associazione, affermando la necessità di andare oltre la considerazione delle donne solo come vittime che necessitano di aiuto umanitario e sostegno nei progetti di sviluppo e finalmente considerarle agenti del cambiamento e prmuovendo un approccio incluso nei processi di sviluppo.

La dimensione di genere è caratteristica intrinseca dei fenomeni migratori. La violenze e oppressione che le donne e le ragazze subiscono lungo tutto il percorso migratorio rappresentano rischi che vengono intrapresi spesse volte consapevolmente di fronte all’urgenza di garantire la vita dei propri figli e fuggire dalla violenza domestica, nei luoghi lavori e sociale in generale. La migrazione, quindi, come strategia di resistenza e adattamento che necessita del riconoscimento delle donne come attori di cambiamento e, senza sottovalutare le molteplici vulnerabilità alle quali sono soggette, propone una lente diversa e abilitante del loro ruolo nel nesso tra le migrazioni, i diritti e lo sviluppo.

Questa differente prospettiva viene sottolineata in un interessante e recente rapporto pubblicato dalla Ong spagnola alianza por la Solidaridad: un’indagine sull’esperienza di 101 donne migranti provenientei dall’Africa SubSaharina e arrivate in Marocco. In una delle molte interviste riportate nel lavoro realizzato dalla ricercatrice e attivista Helena Maleno Garzón si legge: “come donne migranti suscitiamo sentimenti che vanno dalla compassione al rifiuto. È vero che siamo vittime di violenza e violazioni dei diritti, è vero che siamo nere e subiamo il razzismo. Però chiediamo di essere trattate come persone, di essere appoggiate per la nostra forza, siamo forti e abbiamo molto da offrire”.



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