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Refugees Welcome festeggia tre anni di accoglienza famigliare con quota 100

«Sono 1.196 le famiglie iscritte e con l’intenzione di ospitare; 3.448 le persone rifugiate che ci chiedono di poter essere ospitate; 1.076 gli attivisti o aspiranti attivisti; 119 le convivenze realizzare in questi tre anni della quali 31 sono attualmente attive e fra le quali 8 sono diventate a tempo indeterminato», sottolinea la presidente e cofondatrice, Fabiana Musicco durante la celebrazione dell'anniversario

di Paolo Biondi

«Ora ho una famiglia»: Sahal Omar, giovane somalo, racconta la sua esperienza. Laura Pinzani, che con il figlio Riccardo, ospita da otto mesi a Roma Omar, sorride e commenta: «Abbiamo ricevuto tanto e riceviamo tanto da lui da lui, per noi è un arricchimento. L’immigrazione non è una emergenza a cui far fronte, è un fenomeno».

Nella sala della Stampa estera a Roma c’è un momento di commozione quando dall’elencazione di cifre e programmi si passa al racconto di alcune delle esperienze per presentare il lavoro di Refugees Welcome Italia Onlus, l’associazione che dal dicembre 2015 promuove un modello di accoglienza in famiglia, per rifugiati e titolari di altre forme di protezione, basato sul coinvolgimento diretto dei cittadini.

«Abbiamo voluto festeggiare con tutta Italia questo nostro terzo compleanno e presentare le Linee guida del nostro lavoro, che rappresentano la metodologia di quello che facciamo, un metodo messo a punto in questi tre anni e che rendiamo pubblico per avere integrazioni e consigli, per poterlo affinare e crescere», spiega Matteo Bassoli, presidente e fondatore dell’associazione. E l’altro presidente e cofondatore, Fabiana Musicco, aggiunge: «Al terzo settore chiediamo di essere i nostri partner e i nostri critici più attenti» e inizia a snocciolare i numeri di Refugees Welcome: «In questi tre anni abbiamo cercato di avere un cambiamento culturale riguardo al movimento migratorio e abbiamo ritenuto che promuovere l’accoglienza fosse già un metodo. Da qui sono nate le nostre linee guida, sono nate dalle 1.196 famiglie iscritte e con l’intenzione di ospitare; dalle 3.448 persone rifugiate che ci chiedono di poter essere ospitate; dai 1.076 attivisti o aspiranti attivisti; dalle 119 convivenze realizzare in questi tre anni della quali 31 sono attualmente attive e fra le quali 8 sono diventate a tempo indeterminato».

La durata media di queste convivenze di rifugiati in famiglia è di sette mesi ma in 7 casi, dopo una prima convivenza, la persona accolta è stata inserita in una seconda famiglia; 37 delle convivenze si sono concluse con la totale autonomia del rifugiato. Roma è la città che ha realizzato più convivenze (30), seguita da Torino con 16 e Bologna con 14, poi Milano e Palermo con 9 ciascuna e Como, Varese e Macerata con 6. Sono finora 18 le città in Italia nelle quali Refugges Welcome Italia Onlus ha realizzato convivenze, in 11 regioni, soprattutto al centro-nord, «questo perché noi fondatori operiamo soprattutto al nord, non per altri motivi», tiene a precisare Fabiana Musicco. Gli ospitati sono per l’86% uomini e il 14% donne.

«Le linee guida nascono dalla nostra mente, fin da quando siamo nati: le abbiamo stese per creare un metodo di lavoro comune a tutti. Ci riteniamo dei creatori di fiducia, creiamo poi gli abbinamenti fra ospitato e ospitanti, monitorando le convivenze, le seguiamo e non lasciamo soli famiglie e ospitati», racconta ancora Fabiana Musicco.

Felipe Camargo, responsabile per il Sud Europa dell’Unhcr, intervenuto alla affollata presentazione, commenta: «Diamo un grande benvenuto a queste iniziative, ma queste esperienze positive non devono lasciare fuori la responsabilità degli Stati verso il problema, responsabilità che resta intatta. La funzione della famiglia ci porta alla base del metodo di affronto del problema, perché i rifugiati vogliono sentirsi a casa».

Nelle linee guida, disponibili sul sito dell’associazione, si spiega come si selezionano le famiglie, i rifugiati e gli attivisti; come si individua l’abbinamento fra rifugiati e famiglie; come si seguono e monitorano le convivenze. La Onlus precisa che «aspetto innovativo delle linee guida è la possibilità di applicarle anche al di fuori dell’accoglienza dei rifugiati: il metodo di lavoro descritto, pur essendo focalizzato sul target prioritario dell’associazione, è replicabile in altri contesti come convivenze sociali e co-housing fra presone con bisogni complementari».


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