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Manovra al rush finale con un aumento dei fondi al servizio civile (ancora insufficiente), ma senza reddito di cittadinanza e quota 100

Lo stanziamento sale a 198,1 milioni di euro. Nel 2019 quindi potranno essere avviati solo 35mila giovani a fronte dei 53mila dell'anno in corso. Oggi intanto il testo approderà alla Camera con l'obiettivo di essere approvata in via definitiva già sabato. Ma reddito di cittadinanza e quota 100 restano fuori in attesa di due decreti ad hoc

di Redazione

Il comma 250-quinquies del maxi-emendamento del Governo, approvato con la fiducia dal Senato nella seduta del 22 dicembre e giunto ora al voto della Camera aumenta di 50 milioni di euro il finanziamento per il 2019 del Fondo nazionale del servizio civile. Così il testo dell'emendamento: “Si prevede un incremento di 50 milioni per il 2019 del Fondo nazionale per il servizio civile al fine di garantire il sostegno e lo sviluppo del servizio civile universale e stabilizzare il contingente complessivo di operatori volontari da avviare al servizio civile”. Questo invece quello che prevedeva la relazione tecnica della legge di Bilancio: “Nel ddl di bilancio 2019 il capitolo 2185 nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze ("Fondo occorrente per gli interventi del servizio civile nazionale") reca finanziamenti pari a circa 148,1 milioni di euro per il 2019, 142,7 milioni per il 2020 e 101,8 milioni per il 2020. Alla copertura dei relativi oneri si provvede mediante corrispondente riduzione per il 2019 a valere sul Fondo per l’attuazione del Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”. In questo modo quindi i fondi a disposizione arriverebbero a poco meno di 200 milioni di euro, un terzo in meno di quanto necessario per confermare l'avvio dei 53mila volontari del 2018. Si stima infatti che, con le risorse a disposizione sarebbero finanziati circa 35mila posti, a fronte di una richiesta (stimata sulla base dell'ultimo bando) di circa 110mila posti: ovvero sarebbe soddisfatta la domanda del il 31,8% dei giovabi desiderosi di fare questa esperienza.

Nel frattempo la manovra 2019 è pronta per il via libera finale. Questa la tempistica indicata dall'agenzia Dire: oggi il testo approderà alla Camera con l'obiettivo di essere approvata in via definitiva già sabato. Generalmente il Parlamento riesce a chiudere la sessione di bilancio prima di Natale, ma quest'anno, complice l'estenuante trattativa con Bruxelles sul deficit, è stato diverso. Non solo per i tempi più lunghi, ma anche per le modalità. Le commissioni bilancio di Camera e Senato, infatti, non hanno potuto esaminare il testo articolo per articolo e il maxiemendamento contenente tutta la manovra è arrivato direttamente nell'Aula del Senato e sul testo è stata messa la fiducia. Il voto di fiducia sembra scontato anche alla Camera e non c'è alcun margine di modifica sul testo approvato da palazzo Madama.

La vera novità, però, è che le due riforme cardine di questa manovra, reddito di cittadinanza e quota 100, restano fuori. Entrambe, infatti, partiranno con due decreti separati ma paralleli che potrebbero essere pronti già per il 10/15 gennaio. Sul fronte quota 100 si sa già quasi tutto: le pensioni così ottenute saranno più basse del 20% di quelle cui si avrebbe diritto rispettando i tempi di pensionamento previsti dalla legge Fornero ed esisteranno alcune finestre d'uscita che rallenteranno l'accesso degli aventi diritto al pensionamento. E' sul reddito di cittadinanza che le incognite sono ancora moltissime. Non è chiaro, infatti, se questo strumento sarà utile a combattere la povertà o la disoccupazione. Nel primo caso, dovrebbero essere i Comuni a gestire lo strumento, mentre nel secondo i centri per l'impiego che sono gestiti dalle Regioni e che quasi ovunque sono inefficienti. Il problema sul reddito di cittadinanza voluto fortemente da Luigi Di Maio è anche politico. Tra Di Maio e Matteo Salvini non c'è sintonia. La Lega insiste affinchè una parte dei fondi vengano assegnati alle imprese che assumeranno disoccupati. Nella versione del M5S, invece, i soldi dovrebbero andare per lo più alle famiglie in difficoltà. Vien da sè che non sarà facile scrivere le norme e gestire questi soldi che soprattutto nel Mezzogiorno potrebbero andare ad alimentare chi vive di lavoro nero e non chi ne ha davvero bisogno. Superati questi scogli la manovra non avrà comunque vita facile. Seppure l'Ue non ha avviato la procedura d'infrazione per debito eccessivo nei confronti dell'Italia, Bruxelles non ha rinunciato a monitorare i conti italiani e già a gennaio ci sarà la prima verifica. A questo si aggiunge anche la preoccupazione del Colle per le modalità con le quali si è arrivati all'approvazione della legge di bilancio al Senato. L'Aula di palazzo Madama, in effetti, ha approvato un testo che nessuno aveva letto. E la gravità dell'accaduto al Quirinale non sfugge. Va trovata una soluzione almeno nel passaggio alla Camera. Secondo certi economisti non sarebbe un dramma se pur di consentire l'esame della manovra, il dibattito alla Camera andasse oltre fine anno. Anzi, i conti potrebbero anche migliorare. La decisione di rallentare i tempi spetta però ai due presidenti di Camera e Senato.


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