Politica & Istituzioni

I conti non tornano. O forse sì

Nel Decreto Sicurezza due importanti riduzioni sono state sancite per legge. La prima: niente più servizi di integrazione per i richiedenti asilo; la seconda: per i servizi di vitto ed alloggio le cifre scendono dalla base d’asta di 35 euro ad una base d’asta che oscilla tra i 19 ed i 26 euro. Dunque una riduzione che oscilla tra il 30 ed il 45% rispetto al passato. Eppure a fronte di queste riduzioni, così drastiche ed incontrovertibili, la manovra prevede una riduzione di fondi sul tema dell’accoglienza di meno del 10%. I conti evidentemente non tornano: se le persone da accogliere sono l’80% in meno perché la spesa si riduce solo del 10%?

di Angelo Moretti

La tanto attesa manovra finanziaria approvata in extremis dal Parlamento ha avuto certamente il merito di aver messo al centro dell’attenzione dei pranzi di Natale i temi della politica e della finanza.

Oltre al consueto dibattito sul luogo dove consumare gli aperitivi, sull’organizzazione degli ospiti, sulla scelta del film, oltre ad un po’ di dialettica calcistica , gli italiani hanno parlato di politica questo Natale.

Ed è un bene. Mai come questa volta agli italiani era chiaro che solo guardando come si spendono i soldi si può capire una vera intenzione politica.

Antoni Gaudì, il grande architetto artista che rivoluzionò la città di Barcellona con i suoi palazzi e le sue chiese, grazie ai fondi dell'amico mecenate Eusebi Guell, disse una volta : conosci davvero bene una persona solo quando spendi i suoi soldi.

Il rapporto tra l’Italia ed il governo carioca sembrava in questi giorni un rapporto tra due conoscenti che devono ancora intendersi e che sanno che si intenderanno davvero solo quando chi deve distribuire le risorse avrà finito la sua proposta di distribuzione, e di tagli.

Ebbene c’è un dato che oggi tutti possono facilmente vedere.

Sul capitolo di spesa del cavallo di battaglia del (vice?) premier Salvini i conti non tornano.

Il suo messaggio di fine anno di ieri sera, successivo a quello del Presidente della Repubblica, era ancora una volta un messaggio di odio e di sospetto, lanciato a social unificati, contro i migranti e le loro storie di vita, e nel messaggio il ministro attaccava gli affaristi dell’accoglienza, ribadendo di aver abbattuto il numero di sbarchi.

Perfetto. Ma i conti non tornano per nulla.

Perché prima della manovra vi fu il Decreto Sicurezza e prima del Decreto Sicurezza vi furono gli accordi con la Libia tra il ministro Minnniti ed il generale Haftar, accordi portati avanti con diligenza anche dall’attuale governo.

Tutti sappiamo che da ottobre 2017 gli sbarchi sono scesi drasticamente, siamo passati da punte di 180 mila persone l’anno (2016) a meno di 25 mila (2018). Da allora la gente, in termini assoluti ma non proporzionalmente agli sbarchi, muore di meno nel mar Mediterraneo ma a nessuno è dato sapere quanti ne muoiono in Libia e quante torture vengono inflitte a chi è rimasto imprigionato lì. Resta il dato che una riduzione c’è stata: oltre l’80% di sbarchi in meno.

Nel Decreto Sicurezza due importanti riduzioni sono state sancite per legge. La prima: niente più servizi di integrazione per i richiedenti asilo; la seconda: per i servizi di vitto ed alloggio le cifre scendono dalla base d’asta di 35 euro ad una base d’asta che oscilla tra i 19 ed i 26 euro. Dunque una riduzione che oscilla tra il 30 ed il 45% rispetto al passato.

Eppure a fronte di queste riduzioni, così drastiche ed incontrovertibili, la manovra prevede una riduzione di fondi sul tema dell’accoglienza di meno del 10%.

Sul fondo totale di 5 miliardi del capitolo di spesa, alla voce “tagli” troviamo una riduzione di 400 milioni l’anno, a partire dal 2019.

I conti evidentemente non tornano: se le persone da accogliere sono l’80% in meno perché la spesa si riduce solo del 10%?

Semplicemente perchè le persone non scompaiono.

Quelle che abbiamo già accolto negli anni passati sono ancora tra di noi. Abitano le nostre città, i nostri paesi, le nostre campagne , le nostre case, si aggirano nei nostri supermercati e nelle nostre strade affollate o disabitate.

Ora, atteso che la famosa sforbiciata con cui il ministro voleva colpire il mondo del malaffare dell’accoglienza è, alla prova dei fatti, poco più di una ritoccata della messa in piega attuale (con un favor particolare per quei grossi centri che speculano esattamente sui sistemi di vitto ed alloggio) proponiamo una soluzione semplice semplice.

Per tutte le persone che abbiamo accolto si continui a far funzionare il sistema degli Sprar, come sistema centrale e non residuale.

In Italia nel 2019 abbiamo 130 mila persone nei centri di accoglienza straordinaria e 38 mila negli Sprar. I primi erogano solo prestazioni di vitto ed alloggio, i secondi offrono progetti personalizzati di inclusione sociale e lavorativa. Prima del decreto Sicurezza in entrambi entravano i richiedenti asilo. Dopo il Decreto negli Sprar ( oggi Siproimi) entrano solo i titolari di protezione ed i minori stranieri non accompagnati, cioè circa il 18-20% delle persone accolte.

Atteso che il disequilibrio mondiale tra ricchi e poveri è una mina vagante dei prossimi decenni, che i cambiamenti climatici colpiranno le popolazioni più povere del mondo, tanto per cui potremo trovarci anche nell’obbligo di accogliere 252 milioni di potenziali migranti climatici, considerati "casi speciali" del Decreto Sicurezza, considerato che l’Italia potrebbe essere una nazione leader del Mediterraneo e non solo il sud povero dell’Europa, invece di buttare 4 miliardi e 600 milioni di euro dalla finestra, in sevizi inutili di vitto ed alloggio che nulla danno al tema della sicurezza,anzi ne minano le fondamenta, non potremmo investire su queste nuove popolazioni che sono già tra noi ?

Non sarebbe più intelligente insegnare lingua italiana, avviare i migranti a lavoro, aiutare loro e gli italiani a cercare nuove forme abitative nei cinquemila comuni italiani colpiti da spopolamento, invece di tenerli all’ingrasso e senza alcuno scopo esistenziale se non i documenti?

Ancorpiù che il decreto flussi ( unica forma di ingresso regolare per i cosiddetti "migranti economici") è fermo nei numeri a prima che la Libia esplodesse.

Vista la manovra, successiva al decreto, non si può aggiungere una piccola norma transitoria al decreto Sicurezza che preveda che tutte le persone già accolte debbano uscire dai CAS, Cara e similari, dove meglio alloggia il malaffare, ed essere accolti negli Sprar? Invece di sostenere i costi dell’accoglienza per i prossimi tre anni con una riduzione ridicola di 1 miliardo e duecento milioni non sarebbe meglio investire quei fondi in nuova coesione sociale ?

O stiamo pagando una propaganda da 4 miliardi e rotti di euro?


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