Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

Aumento delle pensioni di invalidità: non fatto

La Fish parla di «delusione e sconcerto» fra le persone con disabilità e le famiglie, «a fronte delle aspettative verosimilmente deluse» sull'aumento delle pensioni alle persone con disabilità da 280 euro a 780, aspettative alimentate «da reiterate dichiarazioni del ministro Di Maio» ma che non hanno alcun riscontro né nella Legge di Bilancio né nella bozza di decreto sul reddito di cittadinanza

di Redazione

Titola così la Fish il suo comunicato rispetto alle ultime novità giunte dalla bozza di decreto su reddito e pensione di cittadinanza rispetto alla disabilità. La Fish parla di «delusione e sconcerto» fra le persone con disabilità e le famiglie,«a fronte delle aspettative verosimilmente deluse»: aspettative alimentate «da reiterate dichiarazioni, in particolare dal Capo politico della forza di maggioranza relativa nonché Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, che davano per fatto l’aumento delle pensioni alle persone con disabilità. Da 280 euro a 780».

Fatto, aveva scritto Di Maio in un post. «In realtà, oltre a non trovare traccia alcuna di questo aumento nella legge di bilancio appena approvata, l’affermazione non ha nessun riscontro nelle bozze del decreto che sta per approdare in Consiglio dei Ministri. La pensione di cittadinanza spetterà solo agli ultrasessantacinquenni che vivano da soli o con un coetaneo e a condizione che rientrino in limiti reddituali e patrimoniali assai stringenti. Quanto alle previsioni per il reddito di cittadinanza, non contemplano alcun aumento dei trattamenti assistenziali per le persone con disabilità: i loro nuclei familiari saranno trattati alla stessa stregua degli altri senza considerare, quindi, che la disabilità sia un fattore di impoverimento, di maggiore spesa, di ulteriore esclusione».

Ma vi è anche un altro risvolto, che la Fish definisce «soncertante»: «nel computo del reddito da considerare quale limite di accesso al reddito di cittadinanza e per il calcolo del suo ammontare, vengono conteggiate anche le pensioni di invalidità, cecità, sordità, oltre alle pensioni sociali. Inoltre nessun coefficiente aggiuntivo viene previsto nel caso nel nucleo vi sia una persona non autosufficiente o con grave disabilità». C’è solo una maggiorazione di 5mila euro per ogni componente disabile nel calcolo del patrimonio mobiliare compatibile con il reddito di cittadinanza.

Ultima ma non ultima questione: dai previsti Patti di Inclusione e per il Lavoro sono escluse le persone con disabilità e chi li assiste. Forse si preferisce comunque farle permanere in un ambito assistenziale anziché sfruttare questa occasione per favorire ciò che Fish chiede da sempre: la reale inclusione e le pari opportunità. «Oltre ad esprimere disappunto per le dannose modalità propagandistiche di comunicazione che impattano su persone spesso in stato di disagio o disperazione, Fish tenterà in tutti i modi di modificare il corso e i contenuti di questo provvedimento, pur essendo cosciente che i margini per ottenere il giusto miglioramento sono assai risicati».

Ecco quindi le correzioni chieste dalla Fish per il nuovo Reddito di Cittadinanza.

  1. la pensione di cittadinanza, con i limiti corretti di seguito, sia estesa anche alle persone con disabilità a prescindere dall’età;
  2. il limite ISEE previsto per la concessione di reddito e pensione di cittadinanza sia elevato a 15.000 nel caso in cui nel nucleo sia presente una persona con disabilità grave o non autosufficiente (come definite dal DPCM 159/2013, quello che ha disciplinato l’ISEE);
  3. la soglia reddituale fissata a 6.000 euro ai fini della concessione del reddito di cittadinanza sia elevata a 12.000 euro nel caso in cui nel nucleo sia presente una persona con disabilità grave o non autosufficiente; nelle medesime situazioni la soglia ai fini della pensione sia elevata da 7.560 euro a 16.560 euro e con riferimento al solo reddito personale dell’interessato;
  4. sia eliminato dal decreto la parte che prevede il computo, nel reddito di cui al punto precedente, delle provvidenze assistenziali (e quindi: “ed inclusivo del valore annuo dei trattamenti assistenziali in corso di godimento da parte dei componenti il nucleo familiare, fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla prova dei mezzi.”);
  5. il limite di patrimonio mobiliare consenta un incremento maggiore di quello previsto, nel caso in cui sia presente nel nucleo una persona con disabilità: 10.000 euro nel caso di disabilità media; 30.000 euro nel caso di disabilità grave o non autosufficiente al fine di riconoscere il potenziale investimento del nucleo rispetto al “dopo di noi”;
  6. nella scala di equivalenza adottata per il calcolo del limite di reddito e dell’importo del reddito di cittadinanza sia aggiunto un coefficiente ulteriore ed aggiuntivo di 0,5 per ogni persona con disabilità grave o non autosufficiente presente nel nucleo e dello 0,2 nel caso sia presente una persona con disabilità media (come da definizioni del DPCM 159/2013);
  7. adottare ai fini del calcolo dell’ISEE quanto previsto dall’articolo 6 del DPCM 159/2013 (cioè il cosiddetto ISEE ridotto) quando il valore sia di maggior favore per il richiedente nel caso sia persona con disabilità;
  8. consentire alle persone con disabilità e a chi le assiste di accedere, su loro richiesta, ai servizi relativi ai progetti personali connessi al Patto per il Lavoro e al Patto per l’Inclusione Sociale.

«Rinviare sine die gli interventi a favore della non autosufficienza e della disabilità, invocando interventi futuri e codici complessivi, non favorisce certo la credibilità e l’autorevolezza dei decisori politici».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA