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Francia, crollo di donazioni al non profit

Molte le cause della crisi: dall'abolizione dell’imposta di solidarietà sul patrimonio (Isf), a misure economiche che hanno effetto sui pensionati, all’aumento dell’imposta che finanzia la protezione sociale. Quest’anno mancano all’appello 200 milioni di euro sui 2,9 miliardi di euro abitualmente raccolti grazie al contributo dei privati

di Cristina Barbetta

Mentre in Italia nel 2018 le donazioni individuali al non profit sono cresciute del 9,5% (è il tema del numero di gennaio 2019 di Vita non profit) per le associazioni e le fondazioni francesi “il 2018 è stato un anno nero e il 2019 si annuncia non meno buio”, come spiega Le Monde. Secondo il sindacato France générosités, che riunisce 91 organizzazioni non profit, sui 2,9 miliardi di euro abitualmente raccolti grazie alla generosità dei privati, mancano quest’anno 200 milioni di euro.

Le ragioni della diminuzione della generosità dei francesi sono legate all’adozione di nuove misure economiche e fiscali da parte di Macron: è stata abolita l’imposta di solidarietà sul patrimonio (Isf), che si applicava ai patrimoni netti che superavano 1,3 milioni di euro ed era un’imposta progressiva dovuta dalle persone fisiche. Al suo posto è stata introdotta l'imposta sul patrimonio immobiliare (Ifi), che prevede, a differenza dell’Isf, di tassare esclusivamente il patrimonio immobiliare, escludendo la ricchezza mobiliare e quella derivante da investimenti finanziari e dai risparmi. L’Ifi favorisce i ceti più abbienti e riduce del 49% gli introiti derivanti dalla vecchia imposta. Con la creazione della nuova imposta, il numero di contribuenti è diminuito da 350.000 a 150.000 famiglie. Una perdita di donatori potenziali che avrebbe potuto, fino al 2017, ridurre le loro imposte del 75% dell'ammontare delle loro donazioni, nel limite di 50.000 euro, ma non hanno più visto l'interesse a farlo.

Tra le altre ragioni del calo delle donazioni l’aumento della Cgs (contribution sociale généralisée), un’imposta che finanzia la protezione sociale, e l’applicazione del prelievo alla fonte dell’imposta sul reddito. Inoltre, sottolinea il quotidiano francese, più grave ancora è l’impatto sulle donazioni delle misure prese che coinvolgono i pensionati, che rappresentano il gruppo più folto dei donatori.

Tutte le organizzazioni del non profit francese sono state toccate dal calo delle donazioni dei privati. Tra di essi la Fondation du protestantisme , che ha visto volatilizzarsi 38% delle sue entrate attraverso le donazioni, passate da 4 a 2,5 milioni di euro.

Le somme raccolte dalla Fondation de France, che riunisce 850 organizzazioni e festeggerà quest’anno i suoi 50 anni, sono diminuite e ammontano a 100 milioni di euro, nel 2018, dopo i 140 milioni di euro del 2017. «La filantropia pubblica e quella privata si completano e permettono ai privati di dare visibilità a delle cause, come le malattie psichiatriche o l’autismo, che lo Stato finora ha trascurato e di cui si occuperà», spiega Axelle Davezac, direttrice generale della Fondation de France.
Con la nuova normativa che ha introdotto l’Ifi, la Fondation Abbé Pierre perde due terzi delle sue donazioni, cioè 600.000 euro.

Le organizzazioni più toccate sono quelle che operano nel campo della ricerca medica. Partendo dalla constatazione della diminuzione senza precedenti delle donazioni (-16%, cioè 8 milioni di euro in meno), la Ligue contre le cancer ha lanciato, il 28 dicembre 2018, un appello urgente ai francesi. L’Institut Pasteur ha registrato, ad agosto 2018, osserva sempre Le Monde, una diminuzione del 60% delle donazioni legate al ISF e conclude l’esercizio 2018 con una flessione dal 12 al 15%, cioè di circa 3 milioni di euro in meno.

Tutti i contribuenti possono detrarre dalla loro imposta sul reddito il 66% delle loro donazioni, nel limite del 20% dei loro redditi, a degli organismi dichiarati di interesse generale. Queste donazioni ordinarie provengono dai ménage del ceto medio, il cui salario oscilla tra i 19.000 e i 60.000 euro all'anno, e alimentano, secondo France générosités, il 55% della raccolta da parte del 73% dei donatori. I quali sono, all'inzio di questo nuovo anno, disturbati dall'istituzione del prelievo alla fonte dell'imposta sul reddito.

Come specificato, la categoria più toccata dalle misure economiche e fiscali è quella dei pensionati: 60% di essi hanno più di 60 anni. Fino a ora Les Restos du coeur potevano contare sulla fedeltà di circa 350.000 donatori attivi, piuttosto anziani, che versavano ciascuno in media 200 euro. La Fondation Abbé Pierre riceve centinaia di messaggi da parte di pensionati, che lamentano l’aumento della Cgs (contribution sociale généralisée), delle spese e dell’affitto, dei premi assicurativi, o ancora la diminuzione del reddito imposta dal governo.

Il Secours Catholique ha scelto di rinnovare i suoi metodi. «Incitiamo le nostre delegazioni regionali ad andare in strada a incontrare nuovi donatori, più giovani e sensibili alle azioni locali», specifica Véronique Fayet, presidente dell'associazione. «E anche se c'è molta concorrenza, funziona: riusciamo a contenere l'erosione delle donazioni al 3% su un totale di 65 milioni di euro».

Foto di apertura: Emmanuel Macron. ©Remo Casilli/Sintesi
Foto nel corpo dell'articolo: Cristina Gottardi/Unsplash


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